Treni e persone con disabilità, ci risiamo…

La vicenda denunciata in questi giorni dal Presidente dell’UICI di Treviso (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) - letteralmente “abbandonato a se stesso” in una stazione del Veneto priva di assistenza - va ben oltre il singolo caso e riguarda tutte le persone con disabilità vittime di discriminazioni quando cercano di viaggiare serenamente in treno, specie se si esce dal “circuito” dei costosi convogli ad alta velocità
Massimo Vettoretti
Massimo Vettoretti, presidente dell’UICI di Treviso, persona non vedente, è stato letteralmente “abbandonato a se stesso” alla Stazione di Montebelluna (Treviso)

«Il pericolo è il nostro mestiere, per noi disabili che, nonostante tutto e nonostante tutti, ancora quotidianamente ci sforziamo di vivere in modo il più possibile autonomo e normale. Dobbiamo però continuamente combattere contro ostacoli creati da altri uomini e viaggiare sui treni, ad esempio, sembra sia diventato un atto di “sconsiderato eroismo”».
Scrive così, raccontando la sua più recente “avventura ferroviaria”, Massimo Vettoretti, presidente dell’UICI di Treviso (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), già noto ai nostri Lettori per essere stato in questi anni protagonista di una vicenda esemplare di discriminazione sul lavoro.
«Parto da Feltre (Belluno) – spiega – per arrivare a Treviso. Il treno delle 18.28 è in orario. Arrivo a Montebelluna (Treviso) e scopro che il treno per Treviso è stato cancellato per un guasto. Montebelluna fa parte di quel 90% di stazioni totalmente prive di assistenza per persone con disabilità e dove le barriere architettoniche e percettive non si contano. Ma se vuoi andare da Treviso a Feltre, grazie al nuovo cosiddetto “orario cadenzato”, sei obbligato a cambiare proprio là. La voce dell’altoparlante mi avverte che il treno è stato sostituito da un autobus che partirà dal piazzale davanti alla stazione. E come ci arrivo? Non ci sono percorsi a terra che mi ci guidino, non c’è assistenza alle persone con disabilità e la sola persona presente in stazione è il bigliettaio che, comunque, non può abbandonare il suo posto, senza dimenticare che, a un certo punto, la biglietteria chiude. Chiedere a qualcuno? Prima di tutto lo devi trovare e se poi si trattasse del “qualcuno” sbagliato? Non puoi vedere a chi ti rivolgi, finché magari non è troppo tardi. E le stazioni, soprattutto in orario serale, non sono certo frequentate dalla gente più affidabile del mondo».
A questo punto, quindi, l’unica soluzione praticabile per Vettoretti è chiamare la madre al telefono, perché venga a prenderlo, «madre – sottolinea – che ha abbandonato gli affari suoi e i suoi impegni, per precipitarsi a recuperare un figlio che, se vivessimo in un Paese minimamente civile, avrebbe voluto, dovuto e potuto arrivare a casa sano e salvo, da solo e in orario. E così, per coprire il percorso da Feltre a Treviso, mi ci sono volute due ore!».

Questa, dunque, la vicenda. «Come UICI – ricorda poi Vettoretti – abbiamo segnalato infinite volte sia all’Assessorato dei Trasporti che al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia le varie criticità del trasporto ferroviario che rendono a una persona con disabilità praticamente impossibile viaggiare con ragionevole serenità, ma non abbiamo mai avuto alcun riscontro concreto. Insieme alla vicepresidente dell’UICI Veneto Simona Zanella, siamo anche arrivati alla RAI, ottenendo però solo tante scuse da Trenitalia, ma nessun cambiamento, nonostante le chiamate rassicuranti di Giampiero De Luca, responsabile nazionale delle Sale Blu».
Un episodio, quello di Montebelluna, che il Presidente dell’UICI trevigiana ritiene costituisca la classica “goccia che fa traboccare il vaso”, ben al di là della denuncia di un singolo caso e da allargare alle discriminazioni subite in questo àmbito da tutte le persone con disabilità.
«Nel 2013 – sottolinea innanzitutto – Trenitalia ha dedicato all’abbattimento delle barriere architettoniche e percettive circa 260.000 euro, ovvero poco più di un terzo dello stipendio dell’Amministratore Delegato: una vera e propria indecenza. A questo punto le scuse non ci bastano più, non ci interessano più. Non siamo criminali, non meritiamo gli arresti domiciliari. Ora vogliamo i fatti e al di là del singolo caso che mi ha visto involontario protagonista, come Presidente della mia Sezione UICI, sono determinato a intraprendere ogni legittima iniziativa perché ai ciechi, ma anche a tutte le altre persone con disabilità, venga garantito un trasporto pubblico che sia davvero per tutti!».

Ferrovie e disabilità: siamo ancora all’“anno zero”? Molto probabilmente no, e tuttavia, specie quando non si parla di costosi convogli ad alta velocità… (S.B.)

Successivamente alla pubblicazione del presente articolo, abbiamo ricevuto la seguente nota dall’Ufficio Stampa di Ferrovie dello Stato: «Contrariamente a quanto sostiene il Presidente dell’UICI trevigiana nell’articolo intitolato Treni e persone con disabilità, ci risiamo…, i 260.000 euro di finanziamento per l’abbattimento delle barriere architettoniche, in realtà si riferiscono ai servizi di assistenza erogati in un solo anno. I finanziamenti stanziati per l’abbattimento delle barriere architettoniche sono, ovviamente, molto più importanti».
Ne prendiamo ben volentieri atto, pur sottolineando che, nonostante tali finanziamenti, continuano quotidianamente a pervenire alla nostra redazione segnalazioni di disagi e dissservizi, da parte di persone con disabilità, e precisando anche che nel caso specifico si parlava sia di barriere architettoniche che di quelle percettive.

Ringraziamo Massimiliano Bellini per la collaborazione.

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