Dialogare è bello, perché aiuta a chiarire le idee

di Salvatore Nocera*
Risponde, Salvatore Nocera, alle varie critiche del Comitato Nazionale Insegnanti Bis-Abili, nei confronti di un suo precedente intervento sulla Proposta di Legge voluta per migliorare l’inclusione scolastica e sostenuta dalle Federazioni FISH e FAND, della quale aveva scritto che «consentirà agli alunni con disabilità di avere risposte didattiche corrispondenti ai propri bisogni educativi personali, e ai docenti per il sostegno di lavorare effettivamente per ciò per cui hanno studiato»

Ragazzi di scuola media in classeSono lieto che il Comitato Nazionale Insegnanti Bis-Abili abbia voluto replicare su queste pagine alla mia precedente risposta alla professoressa Giulia Giani sulla Proposta di Legge C-2444 (Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali), sostenuta da FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), che, tra le numerose novità, propone anche la creazione di appositi ruoli per il sostegno.
Mi sembra per altro più utile, per i Lettori, rispondere punto per punto a ciascuna delle osservazioni del Comitato.

Il Comitato sostiene che la nostra Proposta di Legge non parla più di specializzazioni polivalenti, poiché il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che è uno dei firmatari della Proposta stessa, avrebbe sostenuto in questi ultimi tempi che occorrerebbero specializzazioni differenziate per diverse tipologie di disabilità, ciò che creerebbe una deriva medicalizzante.
Ebbene, se fosse vero ciò, l’accusa sarebbe fondata; però si dà il caso che in nessun comma della Proposta di Legge è detto ciò, poiché noi ci basiamo sulla vigente normativa delle specializzazioni polivalenti.
Per altro, alla luce del fatto che durante gli incontri con il citato sottosegretario Faraone, i rappresentanti delle nostre Federazioni hanno chiarito la necessità di dare risposte ai diversi problemi didattici conseguenti ai differenti bisogni educativi di alunni con diverse disabilità, probabilmente – per farsi comprendere da uditori non specialistici – il Sottosegretario, con linguaggio politico e non tecnico-giuridico, avrà detto proprio quanto noi stessi gli avevamo riferito, utilizzando il termine «diverse specializzazioni», ma intendendo riferirsi alle nostre proposte.
E in ogni caso, se il Comitato vuole, non ha che da chiedere a Faraone questo chiarimento. Per parte nostra il chiarimento lo abbiamo già dato più volte e infatti ci si guarda bene dall’attribuirci tale orientamento, anche perché nella nostra Proposta di Legge parliamo invece di corsi di aggiornamento obbligatori ricorrenti sulle diverse didattiche inclusive, a seconda degli alunni che di anno in anno i docenti specializzati si troveranno in classe. Ma non basta. Diciamo anche di più e cioè che questi corsi sono obbligatori anche per i docenti curricolari, proprio per facilitare la presa in carico del progetto inclusivo da parte di tutti i docenti della classe.

Il Comitato afferma poi che la discontinuità dei docenti per il sostegno, cui noi vorremmo rimediare con la creazione di appositi ruoli di sostegno, sia determinata dalla nomina di molti supplenti, talora anche non specializzati. Se si avesse cioè un sufficiente numero di docenti specializzati di ruolo in organico di diritto, questo fenomeno negativo non si realizzerebbe, perché attualmente i docenti di ruolo – se chiedono di svolgere attività di sostegno – hanno un vincolo quinquennale di permanenza su tale cattedra. Ma a mio parere il punto sta proprio qui: incardinando infatti i docenti specializzati ad appositi ruoli autonomi, non vi sarà il passaggio su cattedra curricolare al termine dei cinque anni e i supplenti per il sostegno dovranno permanere con gli alunni assegnati per almeno due anni, cosa che ad esempio per gli alunni con disabilità intellettiva è realmente fondamentale.

E ancora, il Comitato replica alle mie critiche rivolte alle ipotesi organizzative della cosiddetta cattedra “bis-abile”, cioè in parte svolta su disciplina curricolare e in parte su sostegno.
Io mi limito a fare osservare che se la cattedra ha da essere “bis-valente”, tutti gli alunni col rapporto di 1 a 1 dovranno necessariamente avere due docenti per il sostegno e probabilmente, almeno in una disciplina, due docenti curricolari, di cui uno il docente che ha mezza cattedra di sostegno. E ciò non creerebbe forse problemi organizzativi per l’Amministrazione e rischi di discontinuità per gli alunni? È vero che non tutti gli alunni hanno il rapporto di 1 a 1, ma in ogni caso molti avrebbero una cattedra curricolare divisa tra due docenti, i quali a loro volta avrebbero l’altra mezza cattedra sul sostegno con lo stesso o con altri compagni.

Altro passaggio: secondo il Comitato, avere una pluralità di docenti per il sostegno con lo stesso alunno non sarebbe un male, anzi sarebbe previsto ufficialmente dalla normativa vigente sulle aree disciplinari nelle scuole superiori, ai sensi dell’articolo 13, comma 5 della Legge 104/92.
Purtroppo credo che il Comitato non segua la normativa con l’assiduità con cui sono costretto a seguirla io; infatti, questa norma è stata abrogata dall’articolo 15, commi 3 bis e 3 ter del Decreto Legge 104/13, convertito (con modificazioni) nella Legge 128/13, proprio perché sembrava molto dispersivo assegnare a un alunno più docenti per il sostegno; inoltre, la vecchia norma perpetrava un errore fondamentale, quello cioè che i docenti per il sostegno dovessero anche essere competenti in singole discipline curricolari; questo, nelle scuole secondarie di secondo grado, ha favorito la delega totale dei docenti curricolari a quelli per il sostegno anche nelle discipline curricolari in cui gli stessi avevano l’assegnazione dell’area disciplinare. Con la nostra Proposta di Legge intendiamo superare definitivamente questa deformazione, già avviata con la norma abrogativa sopra citata.

E veniamo all’ultimo punto in cui noi delle due Federazioni – e probabilmente chi scrive in particolare – veniamo accusati di voler sostenere nella Proposta di Legge che i futuri docenti specializzati, compresi quelli attuali che entreranno negli appositi ruoli di sostegno, saranno costretti a doversi trovare coattivamente in essi.
Quanto a quelli futuri, non esiste alcuna costrizione, poiché quando si iscriveranno all’Università faranno una scelta definitiva se laurearsi su disciplina curricolare o di sostegno. Più delicato è invece il problema di quanti si troveranno su posto di sostegno all’entrata in vigore della nuova norma. In tal senso, ho già avuto modo di affermare più volte che la nostra Proposta di Legge è un testo in progress e infatti si era già pensato a una norma transitoria che consentisse a questi docenti la scelta tra la disciplina curricolare e quella di sostegno. Accusarci dunque di «evidente coartazione» mi sembra del tutto esagerato.
Spero quindi di avere chiarito definitivamente lo spirito e la lettera della nostra Proposta di Legge e accolto esplicitamente quanto già implicitamente pensato, circa il diritto di scelta per gli attuali docenti su posto di sostegno, all’atto dell’entrata in vigore della Proposta di Legge stessa. Anzi, la norma transitoria potrebbe prevedere – sempre che l’Amministrazione Scolastica lo ritenga percorribile a livello organizzativo – proprio la sperimentazione della “cattedra bis-valente”.
Per altro non penso – come invece scrive il Comitato – che la proposta governativa della Buona Scuola, laddove parla di «flessibilità organizzativa», voglia riferirsi alle “cattedre bis-valenti”. E se comunque così fosse, se ne parlerà al momento della discussione e dell’approvazione della Proposta di Legge in Parlamento, anche perché tale interpretazione sarebbe in perfetta rotta di collisione con tutto il testo della Proposta stessa, sottoscritto dal sottosegretario Faraone.

Presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale è stato vicepresidente nazionale.

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