«Il Decreto Ministeriale 39/15, di individuazione delle materie oggetto della seconda prova scritta negli Esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, è stato pubblicato in formato digitale inaccessibile attraverso tecnologie assistive». Lo denuncia in una nota Mario Barbuto, presidente dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), che a tal proposito ha inviato una lettera al Ministro, ai due Sottosegretari e al Capo Dipartimento del Dicastero di Istruzione, Università e Ricerca (rispettivamente Stefania Giannini, Davide Faraone, Gabriele Toccafondi e Sabrina Bono), oltreché al direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale Alessandra Poggiani, per protestare e chiedere «che l’Amministrazione Scolastica nel suo complesso si attenga al quadro normativo vigente, garantendo a tutte le persone con disabilità e, nella fattispecie, agli alunni, agli studenti, ai docenti, ai dipendenti addetti ai servizi ATA [Ausiliari, Tecnici e Amministrativi, N.d.R.], e ai dirigenti scolastici con disabilità visiva, l’accesso ai sistemi e alle tecnologie digitali di informazione e comunicazione, su base di uguaglianza».
«In particolare – scrive ancora Barbuto nella lettera – chiediamo che siano individuate e poste in essere misure e azioni idonee a rimuovere quelle che, per tutti coloro che rappresentiamo, costituiscono vere e proprie barriere tecnologiche, ovvero: la pubblicazione web di atti in solo formato immagine; la distribuzione, off e on line, di testi, materiali e contributi didattici solo parzialmente fruibili; l’adozione di applicativi e di sistemi per la tenuta dei registri scolastici, la cui usabilità, attraverso le strumentazioni dedicate, è bassa o nulla; la diffusione di strumenti, come le lavagne interattive multimediali, non gestibili attraverso screen reader [“lettore dello schermo”, N.d.R.]».
«Con note formali – continua il Presidente dell’UICI – con interventi ai tavoli dell’Osservatorio Permanente per l’Inclusione degli Alunni con Disabilità, in occasione di colloqui riservati, abbiamo più volte richiamato l’attenzione ministeriale sulla necessità che i materiali e i sistemi digitali, introdotti nella scuola allo scopo di innovare la didattica, semplificare le procedure amministrative, favorire le comunicazioni e formare il personale dipendente, siano accessibili a tutti gli utilizzatori finali, nessuno escluso. Siamo infatti convinti che le nuove tecnologie rappresentino un formidabile strumento di conoscenza e di partecipazione e, per questo, abbiamo fatto e facciamo il possibile, perché chiunque soffra di gravi disturbi visivi o sia affetto da cecità, acquisisca e sviluppi adeguate competenze digitali. Non possiamo però in alcun modo accettare che l’informatizzazione degli ambienti di apprendimento, e degli àmbiti ad essi connessi, invece che fattore di crescita e di inclusione, sia causa di disagio e di marginalizzazione».
«Come Istituzione dello Stato – sottolinea ancora Barbuto – che ha per altro il compito di favorire il superamento dei divari culturali, educativi e formativi da parte di tutti e, in special modo, di quanti si trovano in condizioni di svantaggio, e anche come datore di lavoro, l’Amministrazione Scolastica è obbligata, nella sua interezza, a organizzare, acquistare, commissionare e adottare materiali digitali e servizi telematici, il cui utilizzo sia consentito a tutti, nessuno escluso. Pertanto, in mancanza di interventi che assicurino l’accessibilità dei materiali digitali e delle reti telematiche in uso nelle scuole, ci vedremo costretti ad azioni di tutela. Infatti, oltre che comportare responsabilità dirigenziale e disciplinare, l’inosservanza delle disposizioni della Legge 4/04, che, com’è ben noto, tutela e garantisce il diritto di accesso delle persone con disabilità ai servizi informatici e telematici della Pubblica Amministrazione, e di altre norme successive (Decreto Legislativo 82/05, Codice dell’amministrazione digitale; Decreto Legge 112/08, convertito nella Legge 133/08; Decreto Legge 179/12, convertito nella Legge 221/12), per non dire della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che è la Legge dello Stato 18/09, è perseguibile ai sensi della Legge 67/06, recante misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni, nonché ai sensi del Decreto Legislativo 216/03, di attuazione della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro».
«Restiamo dunque in attesa – è la conclusione – con la speranza che il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca voglia porre rimedio quanto prima alla segnalazione e si possa arrivare a pubblicare on line atti e documenti accessibili a tutti, così come la legge – e il buon senso – richiede». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Chiara Giorgi (c.giorgi@i-mage.com).
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