Quel Centro chiama, ma le Istituzioni non rispondono

È sempre a rischio di chiusura, il Centro Riabilitativo Tangram di Roma - che per molte persone con disabilità è l’unica struttura operativa di riferimento - dal momento che né la Regione Lazio, né il Comune di Roma hanno ancora trovato il modo per risolvere una situazione fatta di problemi burocratici ai limiti del paradosso, nonostante che da alcuni mesi si ripetano gli appelli da parte delle famiglie

Ombra di persona con disabilitàRagioni economico-finanziarie, burocrazia e anche scarso coordinamento tra le Istituzioni: erano queste le ragioni che avevamo individuato nel novembre scorso, per spiegare la situazione di grave disagio vissuta da numerose persone con disabilità e dalle loro famiglie, utenti del Centro Riabilitativo Tangram di Roma, struttura diurna e ambulatoriale dal percorso ormai ventennale, e per loro l’unica di riferimento.

Ebbene, nei mesi scorsi il Centro Tangram – che ha in cura riabilitativa più di 124 persone, provenienti da diversi Municipi della Capitale, bambini, adolescenti e adulti (per lo più con disabilità intellettiva), di cui 38 in regime semiresidenziale – si era improvvisamente trovato a rischio di chiusura, dopo che la Direzione Regionale Salute e Integrazione della Regione Lazio aveva inviato una diffida a regolarizzare la non conformità ai requisiti per l’accreditamento definitivo relativa alla mancanza del certificato di agibilità della sede.
E tuttavia, come avevano evidenziato da Idea Prisma ’82 – la Cooperativa che gestisce la struttura, nella quale prestano servizio 50 lavoratori – quella stessa sede «è di proprietà del Comune di Roma, che l’ha affidata in regime concessorio (con regolare affitto) e tra i documenti richiesti ve ne sono alcuni che dovrebbero essere forniti dallo stesso Comune di Roma il quale, a quanto pare, non li possiede affatto».
Tramite dunque una lettera inviata in due momenti successivi ai principali rappresentanti di tutte le Istituzioni coinvolte, il Comitato Famiglie Utenti del Centro Tangram aveva chiesto di «garantire il superamento delle criticità e di salvaguardare i diritti riconosciuti alla persona con disabilità», individuando rapidamente una soluzione, chiedendo al tempo stesso «un incontro per illustrare adeguatamente e più ampiamente questa gravissima e paradossale situazione, fonte per noi tutti di un ulteriore gravissimo stato di pena e angoscia che stiamo vivendo».
Da allora, però, nessuna risposta è arrivata, mantenendo la situazione sostanzialmente invariata e costringendo il Comitato a inviare nei giorni scorsi un nuovo messaggio al Presidente della Regione Lazio, al Sindaco di Roma e al Commissario Straordinario dell’ASL RM A, sottolineando come, «nonostante sospensive provvisorie, rassicurazioni e promesse, la situazione non abbia avuto alcuna evoluzione» e segnalando di «non avere ricevuto la benché minima risposta alle precedenti lettere, né tanto meno un positivo riscontro alla richiesta di un incontro per cercare una soluzione definitiva di un problema non imputabile al Centro».

Che sia dunque finalmente giunto il momento, da parte delle Istituzioni laziali e romane, di dare qualche risposta, evitando di far crescere ancora il disagio che gli utenti con disabilità del Tangram e i loro familiari stanno vivendo quotidianamente? Se lo augura caldamente il presidente del Comitato Famiglie Bruno Regni e se lo augura anche il nostro giornale. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Bruno Regni (presidente del Comitato Famiglie Utenti del Centro Tangram), brunoregni@gmail.com; brunoregni@fastwebnet.it.

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