Trovare una soluzione, per salvare quel Centro di Roma

Il rischio di chiusura del Centro Riabilitativo Tangram di Roma - che proprio recentemente ha festeggiato vent’anni di attività e che per molte persone con disabilità è l’unica struttura operativa di riferimento - coincide con un’altra delle tristi vicende di quest’epoca, in cui le ragioni economico-finanziarie, la burocrazia o lo scarso coordinamento tra le Istituzioni stanno creando situazioni di gravi disagio a numerose persone con disabilità e alle loro famiglie

Ombra di uomo in carrozzina su sfondo arancioneSono cifre importanti, quelle esibite dal Centro Riabilitativo Tangram di Roma, struttura diurna e ambulatoriale per persone con grave disabilità, che proprio nell’ottobre scorso ha festeggiato i propri vent’anni di attività: essa, infatti, ha in cura riabilitativa più di 124 persone, provenienti da diversi Municipi della Capitale, bambini, adolescenti e adulti (per lo più con disabilità intellettiva), di cui 38 in regime semiresidenziale.
Tutti i servizi sono gestiti dalla Cooperativa Idea Prisma ’82, nella quale prestano servizio 50 lavoratori e la cui sede – che corrisponde a quella del Centro Tangram – è di proprietà del Comune di Roma, che l’ha affidata in regime concessorio (con regolare affitto).

Ebbene, nei giorni scorsi la Direzione Regionale Salute e Integrazione della Regione Lazio ha inviato al Centro una diffida a regolarizzare entro sessanta giorni la non conformità ai requisiti per l’accreditamento definitivo relativa alla mancanza del certificato di agibilità, pena la sospensione dell’autorizzazione e dell’accreditamento, a cui sarebbe conseguente la chiusura del Centro stesso.
E tuttavia – grave paradosso evidenziato in una lettera inviata dal Comitato Famiglie Utenti del Tangram alle Istituzioni regionali e locali – tra i documenti richiesti ve ne sono alcuni che dovrebbero essere forniti dallo stesso Comune di Roma il quale, a quanto pare, non li possiede affatto.

Nell’esprimere dunque «il più profondo sconcerto e preoccupazione per la scriteriata e irresponsabile “minaccia” di chiusura del Centro Riabilitativo – scrive il Comitato dei Familiari di Utenti del Tangram – che avrebbe irreparabili ricadute nel rendere ancora più drammatiche le realtà di vita di quelle persone con disabilità e disabilità grave e dei loro familiari, per le quali il Centro di Riabilitazione rappresenta l’unica struttura operativa in grado di alleviare l’enorme disagio che quotidianamente sono costretti a vivere», si chiede di «garantire il superamento delle criticità e di salvaguardare i diritti riconosciuti alla persona con disabilità», individuando rapidamente una soluzione e chiedendo al tempo stesso n«un incontro per illustrare adeguatamente e più ampiamente questa gravissima e paradossale situazione, fonte per noi tutti di un ulteriore gravissimo stato di pena e angoscia che stiamo vivendo».

Volutamente, come si è potuto leggere, non siamo entrati nel dettaglio tecnico-burocratico della documentazione richiesta dalla Regione Lazio e anche, a quanto pare, dal IX Dipartimento di Roma Capitale (chi lo vorrà fare, potrà prendere direttamente contatto con il Comitato Famiglie Utenti del Centro Tangram). Quel che più ci premeva, infatti, era segnalare un’altra delle tante tristi storie di quest’epoca – della quale seguiremo senz’altro gli sviluppi – che o per ragioni economico-finanziarie, o per motivi burocratici e di scarso coordinamento tra le varie Istituzioni, stanno creando in tutto il Paese situazioni di gravi disagio a numerose persone con disabilità e alle loro famiglie. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Bruno Regni (presidente del Comitato Famiglie Utenti del Centro Tangram), brunoregni@gmail.com; brunoregni@fastwebnet.it.

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