Ho molto apprezzato la prima metà dell’articolo della professoressa Michela Giangualano, dal titolo L’insegnante di sostegno: uno strano crocevia di aspettative, pubblicato da « Superando.it» il 14 febbraio scorso.
L’ho molto apprezzato, poiché vi è una descrizione realistica dell’attività professionale dei docenti per il sostegno, quando sono seriamente preparati e pienamente consapevoli del loro difficile compito inclusivo. Tale compito – come si dice in quell’articolo – non è quasi mai compreso e favorito dai docenti curricolari, specie delle scuole secondarie, che hanno una visione esclusivamente disciplinare e non inclusiva.
L’ho molto apprezzato, perché rilancia la necessità di un corpo di docenti curricolari preparati sulle didattiche inclusive.
Non comprendo però perché nella seconda parte di quel bel testo, Giangualano attacchi la Proposta di Legge C-2444 (Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali), sostenuta da FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), sostenendo che essa punterebbe esclusivamente su un ruolo estremamente specialistico dei docenti per il sostegno, ciò che li allontanerebbe ancor di più dai colleghi curricolari. E questo per aiutare alcuni casi di maggiore complessità, trascurando tutti gli altri casi meno gravi, per i quali non occorrerebbe una specifica specializzazione, ma addirittura basterebbero assistenti educativi.
Non lo capisco perché sin dal primo articolo di quella Proposta di Legge si parla del ruolo primario per l’inclusione svolto dai docenti curricolari; anzi la Proposta stessa, a differenza di tutte le altre presentate sino ad oggi, introduce l’obbligo della formazione iniziale e in servizio sulle didattiche inclusive, rivolta ai docenti curricolari.
Addirittura vi si propone – e anche questa è una novità – l’obbligo di alcune ore mensili di programmazione congiunta per i docenti delle scuole secondarie che, a differenza dei colleghi della scuola dell’infanzia e primaria, non hanno mai svolto tale attività, rimanendo così ciascuno una sorta di “monade”, chiusa nella propria disciplina, con conseguente delega ai soli docenti per il sostegno.
Quanto ai docenti per il sostegno, tema su cui, sin dal titolo stesso, si concentrano le critiche dell’articolo di Giangualano, la Proposta di Legge non intende assolutamente specializzarli per tipologie di disabilità – ciò che è stato già erroneamente attribuito ad essa da altri suoi detrattori, su queste stesse pagine -, ma insiste sulla necessità che ogni anno, a seconda degli alunni con disabilità presenti nelle singole classi, i docenti curricolari e per il sostegno svolgano un aggiornamento specifico sui problemi educativi conseguenti a determinate disabilità.
Si pensi a un alunno cieco, sordo, autistico, con sindrome di Down, ciascuno dei quali necessità di un modo particolare di comunicazione e quindi di apprendimento didattico. Per questi aspetti specifici, gli attuali corsi polivalenti non danno sufficienti informazioni agli specializzandi e quindi non di una “specializzazione estremizzata” si parla, che isolerebbe il docente specializzato dai colleghi, ma anzi di un aggiornamento ricorrente, comune a docenti curricolari e specializzati, per affrontare insieme il difficile compito inclusivo. Ciò vedrebbe positivamente la collaborazione con esperti consulenti anche esterni e itineranti, come le due Federazioni FISH e FAND hanno già fatto quest’anno, offrendo al Ministero la collaborazione gratuita di quasi duecento esponenti delle Associazioni aderenti, per realizzare i corsi di aggiornamento obbligatorio in servizio all’inizio dell’anno, voluti dall’articolo 16, comma 1, lettera b della Legge 128/13.
Inviterei quindi quanti vogliono dialogare con noi sulla Proposta di Legge che sosteniamo, ad avere la pazienza di leggersi bene la stessa, prima di tranciare giudizi demolitori. Solo dalla conoscenza, infatti, vengono le idee che si incarnano in parole appropriate.
Noi, ad esempio, abbiamo compreso da talune critiche che fosse indispensabile garantire ai docenti specializzati in servizio alla data di entrata in vigore della Proposta di Legge il diritto di scegliere se entrare negli appositi ruoli di sostegno o tornare su cattedra curricolare. Non sarebbe bene che un lavoro di autocritica venisse effettuato anche dai nostri critici?