«Con questo documentario abbiamo voluto raccontare l’altra faccia della disabilità, affidando il messaggio alla voce potente e vitale dello scultore non vedente Felice Tagliaferri, nostro ambasciatore da diversi anni, che ha saputo trasformare la propria disabilità in un’occasione di rinascita»: così Massimo Maggio, direttore di CBM Italia – ove CBM sta per Christian Blind Mission – la più grande organizzazione non governativa che combatte le disabilità visive nel mondo, parla del progetto che ha portato alla realizzazione del documentario Un albero indiano, con il quale il noto regista Silvio Soldini e il documentarista Giorgio Garini hanno continuato in India il loro percorso a contatto con la disabilità visiva, dopo avere raccontato la storia di alcune persone cieche nel docufilm Per altri occhi (se ne legga ampiamente nel nostro giornale).
Del documentario Un albero indiano – che verrà ora presentato giovedì 5 marzo a Padova (Sala Cinema Fronte del Porto, Via Santa Maria Assunta, ore 20.45), alla presenza di Soldini – aveva già scritto a lungo, nel nostro giornale, Claudio Arrigoni, e per spiegare al meglio la sostanza di questa bella iniziativa, riprendiamo qui di seguito alcune parti del suo testo: «C’è una scuola dove ci sono materie diverse. “Non insegnamo l’alfabeto, insegnamo le abilità”. È lontano, dall’altra parte del mondo. Ci è stata Takisha, 10 anni, che non vede da quando ne aveva 5 e ha la voce da usignolo. E Lumiang, 20 anni, nato sordo e cieco, con problemi di relazione. La Bethany School di Shillong, India remota non lontano dal Bangladesh, ha dato forma ai loro sogni. Anche in senso letterale. E lo ha fatto, grazie alla ONLUS CBM Italia, con l’aiuto di Felice Tagliaferri, straordinario scultore non vedente, che lì ha portato e insegnato la sua arte, facendo capire che “si può fare!”. In quei giorni in India c’erano anche il regista Silvio Soldini e il documentarista Giorgio Garini. È nato così Un albero indiano, bellissimo documentario dove la voce narrante è quella dello stesso Tagliaferri, ma i protagonisti sono i quindici bambini e gli insegnanti che alla Bethany School hanno imparato da lui l’arte della lavorazione della creta». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: laura.salerno@cbmitalia.org; paola.deluca@cbmitalia.org.
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