Negli ultimi dieci anni, tanto nei Paesi Occidentali quanto negli Stati più poveri del mondo, si sono susseguiti grandi disastri naturali come lo tsunami nell’Oceano Indiano, il sisma ad Haiti, l’uragano Katrina negli Stati Uniti, le alluvioni cicliche in Pakistan e Bangladesh.
«Durante emergenze del genere – sottolinea Massimo Maggio, direttore di CBM Italia, sezione nazionale dell’organizzazione impegnata a rimuovere gli ostacoli che mettono ai margini le persone con disabilità nelle società più svantaggiate – le più colpite sono proprio le persone con disabilità, che molto spesso non possono accedere agli aiuti umanitari. Una persona in carrozzina, ad esempio, non sempre riesce ad arrivare al campo in cui si distribuiscono i kit alimentari e i beni di prima necessità. Spesso, poi, le persone con disabilità non sono nemmeno formate sulle misure da seguire per mettersi al riparo durante un terremoto o un’alluvione».
Nei prossimi giorni in Giappone – all’interno della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, in programma a Sendai dal 14 al 18 marzo, con alcune sessioni dedicate specificamente alla disabilità – insieme a Giampiero Griffo, componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), vi saranno anche i rappresentanti di CBM (ove CBM, lo ricordiamo, sta per Christian Blind Mission), con l’obiettivo primario di assicurare che il tema della riduzione delle catastrofi naturali venga inserito nei nuovi Obiettivi di Sviluppo del Millennio-post 2015 (Development Millennium Goals), con particolare attenzione al tema della disabilità.
E del resto, di storie significative da raccontare su tali argomenti CBM ne ha davvero molte. Come ad esempio quella della giovane bengalese Kazol Rekha. Se infatti, come detto inizialmente, le catastrofi naturali accadono ovunque e in ogni momento, ci sono però una serie di territori che, per collocazione geografica, fattori socio-economici e cambiamenti climatici, sono regolarmente e più duramente colpiti.
Tra questi vi è ad esempio il Bangladesh, ciclicamente colpito da inondazioni, ove il Centre for Disability in Development (CDD), partner locale di CBM, lavora attivamente affinché le persone con disabilità siano anch’esse coinvolte nella gestione delle catastrofi. È appunto il caso di Kazol Rekha, che vive in una zona del Paese particolarmente soggetta alle inondazioni.
Nel 2003 un incidente alla colonna vertebrale la rese disabile e da allora la sua vita cambiò radicalmente: abbandonata infatti sia dalla famiglia d’origine che dal marito, Kazol era diventata un “peso per tutti”. Avere una carrozzina è stato per lei l’inizio del cambiamento: grazie ad essa, infatti, ha potuto muoversi in autonomia, rendere la sua casa accessibile e impegnarsi in attività di allevamento e artigianato che l’hanno resa autonoma. Non solo: Kazol, come detto, è entrata in un comitato che lavora per la prevenzione delle catastrofi, affinché le persone con disabilità come lei non vengano più lasciate indietro, in nessuna occasione. (S.B.)
Ringraziamo per la collaborazione anche Giampiero Griffo.