Abbiamo presentato nei giorni scorsi la Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, che si è tenuta a Sendai in Giappone, ricordando che in tale occasione molto si è parlato anche di disabilità.
All’evento ha partecipato anche Giampiero Griffo, componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), organizzazione che a livello italiano aderisce alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Griffo ci ha inviato alcuni resoconti per i nostri Lettori, come quello che pubblichiamo qui di seguito.
Sono circa 8.000 le persone arrivate qui a Sendai, per questa Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi (WCDRR, ovvero World Conference on Disaster Risk Reduction), provenienti da 130 Paesi del mondo, un numero superiore a qualsiasi previsione. E del resto, il tema dei disastri e delle catastrofi naturali tocca tutti quanti, se è vero che negli ultimi dieci anni questi eventi sono cresciuti, tanto da superare il numero dei disastri degli ultimi cent’anni.
Le misure di sicurezza sono molto rigide: non si entra negli spazi della conferenza senza un badge personalizzato. Però le persone addette alla sicurezza sono gentili e cortesi e non si avverte un clima “da assedio”. Anche questa è una qualità molto giapponese.
Tra i partecipanti vi sono anche una sessantina di rappresentanti di Associazioni di persone con disabilità, che hanno costituito un caucus (“assemblea”), riunitosi già il 13 marzo, alla vigilia dell’inaugurazione della Conferenza, per definire gli obiettivi da perseguire, allo scopo di includere le persone con disabilità tra i target dell’emergenza.
La rappresentanza era decisamente variopinta: dal Cile al Kenya, dall’Iraq agli Stati Uniti, dalle Barbados all’India; tutte persone con grande competenza nel settore, a causa dei disastri naturali e umani che hanno colpito quei Paesi e che hanno visto spesso proprio le Associazioni di persone con disabilità protagoniste dell’assistenza a queste ultime, spesso nell’assenza totale di attenzione verso le stesse.
La discussione, animata e competente, ha fatto emergere molti elementi: le carenze dei sistemi di prevenzione e primo intervento; l’assenza di strategie di prima allerta nelle situazioni di emergenza, che permettano a tutti di essere informati; la totale sottovalutazione delle problematiche delle persone con disabilità nel programmare le operazioni di evacuazione; l’inaccessibilità dei posti di prima accoglienza; la mancanza di formazione specifica del personale che si occupa di emergenza; la carenza totale di attenzione nei piani di intervento in emergenza verso le persone con disabilità.
Da questa prima discussione, sono emerse alcune indicazioni operative, come “compiti per casa”, a partire dal lavoro sull’articolo 11* (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che è un obbligo per i Paesi che l’hanno ratificata ad impegnare i Governi e le Agenzie competenti su iniziative concrete nei confronti delle persone con disabilità.
Si è stabilito poi di costituire una rete tra le realtà che si occupano di emergenza e persone con disabilità, per scambiarsi informazioni e buone pratiche e da ultimo, ma non certo ultimo, si è sottolineata la necessità che nei documenti finali della Conferenza di Sendai vi siano riferimenti precisi ai diritti delle persone con disabilità, in modo da usare quei testi per influenzare sia i Governi che le Agenzie competenti.
L’impressione generale è stata in ogni caso di grande entusiasmo e di voglia di costruire qualcosa di nuovo.
Una riflessione negativa è emersa invece proprio rispetto all’impegno delle Nazioni Unite nel garantire la piena accessibilità alla Conferenza di Sendai: purtroppo la sede scelta non ha tutte le dotazioni necessarie per essere completamente fruibile, i sistemi di trasporto urbano sono poco accessibili (solo alcuni autobus sono forniti di elevatori), anche se l’arredo urbano e l’accessibilità alla città per chi si muove a piedi, in sedia a rotelle o con un bastone bianco è decisamente buona.
Un po’ carente è anche il servizio informativo, ma per fortuna il tam tam tra i partecipanti con disabilità funziona, permettendo di sapere quali siano le linee accessibili, a quali costi e con quali orari.
Su tutto ciò verrà preparato un dossier da inviare alle Nazioni Unite, evidenziando ancora una volta che quando le persone con disabilità non vengono coinvolte nelle progettazioni, questi sono i risultati!
Da segnalare infine che nel settore attiguo al caucus è stato allestito uno spazio espositivo, con la possibilità di lasciare un video, una pubblicazione, un dépliant, che subito si è riempito di contenuti: un terremoto visto da una famiglia con un figlio con disabilità intellettiva; una serie di pratiche appropriate legate all’inclusione di persone con disabilità in vari interventi di emergenza; le esperienze giapponesi di tsunami e terremoti… C’è davvero tanto da imparare e da trasferire in altri contesti!
Anche l’Italia, dal canto suo, ha potuto presentare le proprie iniziative e segnatamente il Piano d’Azione sulla Disabilità della Cooperazione Italiana, redatto dai tecnici del Ministero degli Esteri, in collaborazione con la RIDS – la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, voluta nel 2011 dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), da EducAid e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) -, oltreché con rappresentanti di Istituzioni, Enti Locali, organizzazioni non governative, imprese, mondo accademico e centri di ricerca.
Tale importante documento, infatti, prevede uno specifico capitolo dedicato proprio all’emergenza e agli aiuti umanitari.
*Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, Articolo 11, Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie: «Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali».
Segnaliamo anche la possibilità di accedere a un video, con un’intervista a Giampiero Griffo, realizzata a Sendai, in Giappone.