Mentre da un lato è in fase avanzata il dibattito sulla Proposta di Legge C-2444, rivolta al miglioramento dell’inclusione scolastica delle persone con disabilità ed elaborata con la collaborazione di molte associazioni, tecnici, funzionari ministeriali ed esperti, dall’altro lato c’è una Legge di Stabilità che chiede agli insegnanti di rientrare in cattedra, senza tenere conto della funzione di quanti svolgono un ruolo di coordinamento provinciale per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali, ciò che ad esempio rischia di azzerare quanto svolto in questi anni nel Vicentino, in àmbito di disturbi dello spettro autistico [se ne legga già ampiamente anche su queste pagine, N.d.R.].
Peccato, però, che quel “modello vicentino” sia stato proposto dalla VII Commissione del Senato come esempio da replicare su tutto il territorio nazionale, per arrivare a un Progetto Nazionale di Sportello per l’Autismo, esaltandone dunque da una parte l’operatività, sacrificandolo invece dall’altra, senza tenere conto che quando si chiude un percorso virtuoso di inclusione può essere poi molto faticoso ricostruirlo(e non sempre ci si riesce)!
E in ogni caso, mentre assistiamo al lavoro corretto e professionale di tanti insegnanti e dirigenti impegnati eticamente e professionalmente nel processo di inclusione, ci giungono però notizie a dir poco inquietanti, come quella proveniente da Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, che parla di botte e sputi a un’allieva con disabilità, alla presenza, a quanto pare, anche dell’insegnante, colpevolmente non intervenuto, come ha sottolineato su queste stesse pagine Simonetta Morelli.
Sempre in tema di maltrattamenti, poi, domani, 19 marzo, sarà celebrato alla Corte d’Appello di Trieste il processo per il reintegro di un’insegnante che aveva angariato un bimbo con autismo, trascinandolo per il collo e lasciandolo al freddo, sporco e seminudo, esortando al disprezzo i compagni. Al riguardo è stata depositata anche una perizia del neuropsichiatra infantile Franco Nardocci.
L’insegnante in questione era stata licenziata dall’Ufficio Scolastico Regionale, ma siccome la procedura penale è stata archiviata, ha richiesto appunto il reintegro alla professione. Insomma, dopo tanti danni, ecco profilarsi la beffa:il ritorno in cattedra di un pessimo esempio di educatrice…
Ci si augura fortemente, dunque, che il Giudice, nel formulare la Sentenza, tenga conto sia della Legge Quadro 104/92, sia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, respingendo la richiesta di reintegro.
In tal senso, non è mai superfluo ricordare che l’insegnante di sostegno – ed eventualmente anche l’assistente – assegnati a un allievo con autismo, devono essere specificamente formati. Non è possibile, infatti, lavorare su una disabilità così impegnativa, se si è privi di ogni conoscenza in materia di autismo. E invece è proprio questo che spesso accade: a persone con autismo vengono assegnati insegnanti di sostegno digiuni di ogni nozione specifica e privi di esperienza, con conseguenze che possono essere disastrose, sia per il bimbo o il ragazzo, sia (anche) per chi lavora con lui, come dimostrano i casi di burnout [esito patologico di un “processo stressogeno”, N.d.R.] e quelli più gravi di trattamento inadeguato, maltrattamento e violenza, come sottolineato solo un paio di mesi fa dalle Associazioni Autismo Treviso e ANGSA Veneto (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), dopo un’altra triste vicenda verificatasi a Mogliano Veneto (Treviso).