Il progetto denominato La mia storia ti appartiene [seguito “passo dopo passo” dal nostro giornale. Se ne legga ad esempio cliccando qui, N.d.R.] è nato in occasione di un’iniziativa organizzata il 5 maggio dello scorso anno a Roma, presso il Palazzo della Regione Lazio, intitolata La vita indipendente delle persone con disabilità: le richieste all’Europa, promossa dall’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), dalla FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dall’ECAD (Ebraismo Culture Arti Drammatiche), per la Giornata Europea della Vita Indipendente, coincisa anche con il lancio della campagna Stop ai tagli sulle persone con disabilità, voluta per sensibilizzare la collettività sul superamento dell’assistenzialismo e soprattutto per fugare lo spettro del ritorno all’istituzionalizzazione, che la crisi economica e i conseguenti tagli alle risorse per i progetti di Vita Indipendente potrebbero riproporre, violando palesemente lo stesso articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
All’interno di quella manifestazione, proprio per rappresentare la realtà delle persone con disabilità, fra un intervento e l’altro dell’incontro, gli attori Olimpia Ferrara e Massimiliano Cutrera lessero una serie di testimonianze di vita, riguardanti persone che ogni giorno devono affrontare ostacoli e barriere, ciò che ne impedisce la reale inclusione nella società e le pari opportunità.
Quelle storie di vita lasciarono il segno, toccando tutti i partecipanti nel profondo, nei sentimenti, nella solidarietà e nell’indignazione. L’AVI di Roma e l’ECAD hanno quindi deciso di raccogliere tali testimonianze in un libro curato da chi scrive (presidente dell’AVI di Roma), insieme a Vittorio Pavoncello (presidente dell’ECAD), e dato alle stampe per i tipi di Edizioni Progetto Cultura (La mia storia ti appartiene. 50 persone con disabilità si raccontano), aggiungendo però molte altre storie, anche grazie all’invito a scriverne pubblicato su queste stesse pagine di «Superando.it».
L’obiettivo era sostanzialmente quello di far conoscere chi sono e come vivono le persone con disabilità, con la speranza di produrre cambiamenti evolutivi per tutti. Spesso, infatti, le umiliazioni e il mancato riconoscimento dei diritti derivano dalla presunzione di appartenere a un “diverso genere umano”, immune dalla malattia, dalla fragilità e dal disagio, che si considera privilegiato e tratta lo svantaggio della disabilità con indifferenza, sottolineando la distanza tra chi ha una disabilità e chi no.
Alla fine, quindi, sono state raccolte una cinquantina di testimonianze, sulle quali si diffonde così la quarta di copertina del libro: «Racconti forti, drammatici, umani ma anche gioiosi ed appassionati, spiegano le ragioni di quello che potrebbe essere definito un piccolo Stato europeo, se si sommassero tutte le persone con disabilità che vivono nel nostro paese. E così, come si sa dei diritti dei popoli, il popolo delle persone con disabilità parla di sé e così facendo parla di tutti i sistemi sociali, dei quali però le persone con disabilità sono escluse. Un popolo che condivide i valori che le società creano senza poterne, però, goderne i diritti. Sono solo 50 questi racconti ma sembrano tantissimi perché chi ha avuto il coraggio, la forza e la voglia di raccontare di sé lo ha fatto superando la difficile barriera “architettonica” della comunicazione, permettendo a tutti di poter leggere queste storie di un’umanità condivisa. Con cura e partecipazione, Silvia Cutrera (AVI) e Vittorio Pavoncello (ECAD) ne hanno fatto un libro il cui merito principale è, come per la vita, quello di esistere».
La mia storia ti appartiene, lo ricordiamo, è stato presentato la prima volta il 3 dicembre dello scorso anno, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della Giornata Internazionale ed Europea delle Persone con Disabilità, dove è stato affiancato anche dalla videomostra intitolata La mia immagine ti appartiene, curata da Vittorio Pavoncello e promossa da Spamlife, che attraverso l’arte permette di superare quelle barriere date dall’“invisibilità” in cui la disabilità è stata relegata. In tal senso, tramite le opere di ben trentaquattro artisti, si è resa estetica la disabilità stessa, strappandola al silenzio.
Nella medesima occasione, infine, vennero proclamati i vincitori del secondo Premio per la Drammaturgia Teatro e Disabilità, anch’esso promosso dall’AVI di Roma e dall’ECAD.
Durante un incontro in programma a Roma per mercoledì 25 marzo (Casa della Cultura, Villa de Sanctis, Via Casilina, 665, ore 16), moderato da Roberto Fantini, scrittore ed educatore sui diritti umani per Amnesty International, saranno protagoniste tutte le iniziative citate, a partire dal libro La mia storia ti appartiene, che verrà presentato insieme a chi scrive e a Vittorio Pavoncello, da Francesca Danese, assessore alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale e da Dino Barlaam, presidente della FISH Lazio, dopo i saluti istituzionali di Giammarco Palmieri ed Emiliano De Angelis, rispettivamente presidente e presidente della Commissione Politiche Sociali del V Municipio di Roma.
Spazio poi alla videomostra La mia immagine ti appartiene e, per chiudere, la consegna dei premi al primo e al secondo classificato di Teatro e Disabilità [se ne legga il box in calce, N.d.R]. (Silvia Cutrera)
La luce buia e Un punto in due vincitori del secondo Premio Teatro e Disabilità
Il Premio Teatro e Disabilità è stato ideato dall’AVI di Roma (Agenzia per la Vita indipendente) e dall’ECAD (Ebraismo Culture Arti Drammatiche), per dare una voce all’anima delle molteplici disabilità, rendendole visibili attraverso il teatro.
Il teatro è stato scelto tra le varie arti poiché più di altre comunica direttamente, attraverso la fisicità e la corporeità, emozioni e concetti vissuti anche dalle persone con disabilità.
La giuria della seconda edizione, presieduta dall’attrice Pamela Villoresi e composta da Dino Barlaam, direttore dell’AVI di Roma e presidente della FISH Lazio (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma, Laura De Luca, giornalista, Angela Guarino, docente universitaria di Psicologia all’Università La Sapienza di Roma, Claudio Imprudente, scrittore e giornalista, Donatella Orecchia, docente universitaria di Storia del Teatro all’Università Tor Vergata di Roma, Vittorio Pavoncello, regista e scrittore, presidente dell’ECAD e Matteo Schianchi, storico e saggista, ha proclamato vincitori Francesca Sangalli e Carlo Tolazzi con il testo La luce buia e Stefano Elia con Un punto in due.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: AVI di Roma (agvitaindipendente@libero.it); ECAD (ecad@live.it).