Quando nell’ottobre del 2013, in accordo con l’Istituto Alberghiero Casini della Spezia, che ha permesso ai nostri figli con autismo di frequentare i corsi serali di Cucina e di Sala, abbiamo iniziato un particolare percorso formativo [se ne legga già anche su queste pagine, N.d.R.], la fiducia nei nostri ragazzi era tale, da farci credere con convinzione assoluta che quel nostro esperimento dai contenuti legati principalmente all’integrazione e all’autonomia personale, ci avrebbe portato a un più ampio progetto integrato, funzionale e dai caratteri legati all’inclusione sociale.
Integrato perché riassumeva in sé molteplici aspetti e riferimenti che rappresentano un articolato modello di vita.
Funzionale perché rispondeva appieno a tutti i criteri che determinano una crescita personale e uno sviluppo di competenze e abilità da impiegare in particolari forme di inserimento occupazionale, oltre che nella vita di tutti i giorni.
Inclusione sociale perché permetteva ai nostri ragazzi di trovare sbocchi nell’àmbito sociale, rappresentati da piani di inserimento lavorativo a vari livelli e in vari settori. Non più, quindi, un isolamento forzato, ma una meritata integrazione che li avrebbe portati a interagire con più persone, rendendosi utili e non rappresentando più solo un “costo passivo” per la società.
Il nostro percorso formativo iniziato due anni fa ha coinvolto dunque un gruppo di ragazzi con autismo che, una volta finito il ciclo regolare di studi, si trovava a dover gestire il vuoto di giornate senza stimoli, senza ambizioni, senza possibilità di emergere e dimostrare le loro capacità. Il loro presente si mescolava a un incerto futuro, sottraendo opportunità e una reale prospettiva del domani.
Non potendo però permettere che tutto ciò accadesse e soprattutto che quanto i nostri figli avevano appreso nel corso degli anni scolastici si perdesse, noi genitori dell’ANGSA della Spezia (Associazione Nazionale genitori Soggetti Autistici), in accordo con la gentilissima preside Maria La Torre dell’Istituto Alberghiero Casini, abbiamo ancora una volta posto davanti a tutto il resto il futuro dei nostri figli e creato per loro un percorso formativo indipendente che, anche se sviluppato con modalità parallele, è sempre stato parte integrante dei normali corsi serali di Cucina e Sala.
Da quella intuizione, tutto ha avuto inizio. Giorno dopo giorno, infatti, le abilità dei nostri ragazzi, impegnati nei corsi serali, è andata sempre più crescendo e abbiamo visto maturare in loro l’entusiasmo e una speciale soddisfazione per quello che stavano facendo.
«Se cucinare, impastare, è quanto a loro piace – abbiamo pensato – bene, allora facciamo in modo che questo loro desiderio diventi una realtà sostenibile!», e ben presto questo pensiero è diventato una nostra priorità. Da quel momento nulla ci ha fermato e assieme alla Scuola, che ci ha offerto un eccellente supporto e sostegno e alla Provincia, che ha messo a nostra disposizione i locali all’interno dello stesso Istituto Casini, abbiamo partecipato a un bando della Fondazione Carispezia, risultandone vincitori. Il contributo così ottenuto ci ha permesso di procedere all’acquisto e alla messa in opera dei macchinari necessari, dando vita a un vero e proprio piccolo laboratorio per la produzione della pasta.
Oggi siamo solo agli inizi, ma la sinergia tra le parti e l’entusiasmo che ognuno di noi sta dimostrando saranno il carburante inesauribile che ci permetterà di percorrere tutte le strade che vedremo aprirsi di fronte a noi.
Chi non conosce l’autismo forse non comprenderà appieno cosa voglia dire vedere uno dei nostri figli trasformarsi, allorquando entra nella cucina del laboratorio. Le stereotipie, le ansie, certi comportamenti incontrollabili, il disordine sia mentale che motorio scompaiono, lasciando il posto alla concentrazione, alla determinazione, alla precisione, all’armonia, alla sincronia dei gesti e dei pensieri.
Avete mai guardato l’espressione di un ragazzo autistico mentre si appresta a svolgere una qualsiasi attività? C’è un misto di stupore, di titubanza nei suoi gesti… le sue mani si aprono e si chiudono in una lenta serie di movimenti. Ci vuole tempo prima che apprenda, che la sua mente elabori ogni piccola azione nella giusta sequenza… Non vi è alcun capriccio nel suo rifiuto di imparare, è solo un diverso modo di porsi nei confronti di tutto quello che risulta per lui nuovo. Ed è a questo punto che egli potrebbe “smarrirsi”, se non venisse costantemente sostenuto, sollecitato, tranquillizzato, invogliato, gratificato.
È solo una questione di tempo. Presto o tardi imparerà, diamogli fiducia, perché arriverà un momento in cui tutto apparirà naturale e si assisterà a un diverso approccio verso quanto proposto, grazie al quale il giovane con autismo diventerà più responsabile, più autonomo.
Il percorso che deve seguire una persona con autismo per arrivare a compiere e a far propria una determinata azione o attività, è assoggettato a diversi passaggi, ognuno dei quali ha una durata non quantificabile. Un autistico – anche se noi stessi il più delle volte non ce ne accorgiamo – prima vàluta, poi si sofferma o si rifiuta, quindi prende confidenza con cose e forme, finché, con meticolosità e precisione, inizia a fare ciò che deve, a svolgere il proprio compito, la propria mansione.
Così è accaduto ad ognuno dei nostri ragazzi. C’è voluto infatti del tempo prima che prendessero confidenza e la giusta manualità per essere autonomi nella maggior parte dei processi che riguardano la preparazione dell’impasto, la lavorazione, la scelta del formato della pasta, la manutenzione e la pulizia dei vari macchinari. Ma noi genitori, insieme ai docenti (in particolare il professor Stefano Ferrarini) e agli educatori, siamo stati pazienti perché pienamente consapevoli delle capacità dei nostri ragazzi che ancora una volta non ci hanno deluso.
Spaghetti, penne, fusilli, la produzione è ancora all’inizio, ma oramai il processo è incominciato e si arricchirà di sempre maggiori spunti, educativi, abilitativi e relazionali.
Nel nostro prossimo futuro abbiamo già in previsione, oltre a un aumento della produzione di pasta, anche l’avvio di una rete di distribuzione. Essa, forse, non riguarderà un vasto territorio, ma ci piace pensare che su alcune tavole i nostri prodotti vengano consumati e apprezzati e questo ci gratifica e rende merito ai nostri ragazzi. E comunque, mai dire mai…