In riferimento all’Opinione di Vincenzo Bozza, presidente dell’UTIM (Unione per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva), pubblicata da «Superando.it» con il titolo Basterebbe rispettare e applicare le leggi vigenti, che si apre citando un mio precedente intervento su queste stesse pagine (Il 2 Aprile dell’autismo: scrivo ai Presidenti e al Papa), vorrei innanzitutto premettere la grande stima professionale e umana che ho sia per l’UTIM che per il CSA (Coordinamento Sanità e Assistenza fra i Movimenti di Base), di cui l’UTIM stessa fa parte.
All’interno, per altro, di un dibattito che è, e deve rimanere, il più possibile plurale, vorrei dire che condivido larga parte del ragionamento del dottor Bozza e lo ringrazio dell’attenzione dedicata al mio articolo.
Mi permetto, tuttavia, di riportare testualmente ciò che ho scritto all’interno di un paragrafo di quel mio precedente intervento: «Bisogna garantire, a chi soffre di questa grave disabilità, il diritto a godere di una migliore qualità della vita, perché i bambini, gli adolescenti, gli adulti con autismo, potranno avere un presente, e di conseguenza un futuro, solo a condizione che i loro diritti siano – per davvero – riconosciuti, rispettati e soprattutto applicati, come sancito dall’articolo 26 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea».
Ebbene, non intendo qui dare particolare sottolineatura alla parola «applicati», perché non farei altro che ribadire il concetto con cui assai opportunamente il dottor Bozza conclude il suo interessante contributo. Aggiungo “solo” che è tutt’altro che infrequente che i diritti siano “inapplicati”, e questa mi pare una circostanza che non mi sento, come dire, di sottovalutare!
Diritti inapplicati: una storia costante
«È tutt’altro che infrequente che i diritti siano “inapplicati”, e questa mi pare una circostanza che non mi sento di sottovalutare!»: lo scrive Gianfranco Vitale, prendendo spunto da un intervento pubblicato su queste stesse pagine, centrato sull’esigibilità delle norme riguardanti i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sulla necessità di applicarle, senza dover ricorrere a nuove leggi