Caregiver inoccupato? E allora paga il ticket!

di Stefano Borgato
Sta succedendo nel Lazio e in altre Regioni: ai caregiver, quelle figure che si prendono cura in modo significativo e continuativo di un congiunto non autosufficiente a causa di una grave disabilità, viene eliminata l’esenzione dal ticket sanitario, in quanto persone “inoccupate” e non disoccupate”. «Aver cura dei caregiver familiari - aveva scritto a suo tempo Giorgio Genta - giova allo Stato e alla comunità dei Cittadini. Perché dunque non tutelarli come un bene prezioso?». Appunto!

Donna in atteggiamento di grande sconforto«Piove sul bagnato!»: come non condividere il commento di chi ci ha segnalato la notizia resa nota dall’Agenzia «Redattore Sociale», che in alcune Regioni è stata eliminata l’esenzione dal ticket sanitario ai caregiver – quelle figure, per lo più donne che, in àmbito domestico e a titolo gratuito, si prendono cura in modo significativo e continuativo di un congiunto non autosufficiente a causa di una grave disabilità -, in quanto persone “inoccupate” e non disoccupate”?
«Prima ancora che con l’assenza di una legge – aveva scritto proprio ieri Simona Lancioni su queste stesse pagine, esprimendo un concetto del tutto condivisibile – le sacrosante rivendicazioni dei caregiver devono fare i conti con un immaginario collettivo che nella maggior parte dei casi il lavoro di cura non lo vede proprio, e quando lo vede ne coglie un’immagine rigida e stereotipata». E tuttavia, nel caso specifico, diventa davvero difficile non condividere la provocatoria richiesta rivolta nei giorni scorsi al Presidente della Repubblica da Simona Bellini, presidente del Coordinamento Famiglie Disabili, «di poter accedere all’Istituto della Grazia, perché venga restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario»!

In sostanza, come ha raccontato al «Redattore Sociale» Cristina Sbordoni, caregiver di un figlio con gravissima disabilità, «mi sono recata, come tutti gli anni in questo periodo, alla ASL di Cerveteri (Roma), per chiedere il rinnovo dell’esenzione, ma quando ho presentato l’autocertificazione, in cui come sempre dichiaravo di essere inoccupata, mi sono sentita rispondere che l’esenzione non mi spettava, poiché era riservata ai disoccupati, a chi, cioè, un lavoro, magari solo per pochi giorni, magari trent’anni fa, comunque lo ha avuto. Ma io a 25 anni ho avuto mio figlio, con una gravissima disabilità a causa di un parto problematico. E da allora devo occuparmi solo di lui, sono l’unica affidataria e un lavoro fuori casa, per me, è sempre stato impensabile. Alla ASL, però, sono stati irremovibili: c’è una normativa regionale, un Decreto del Commissario ad acta per il Lazio (n. U00105 dell’11 marzo 2015), che parla molto chiaro: l’esonero è riservato alle persone senza lavoro e senza reddito, che però abbiano lavorato in passato». Una “stretta” quindi che, come accennavamo, pare sia stata attuata in altre Regioni e non solo nel Lazio.

«Qui non si tratta di estendere agli inoccupati l’esenzione dal ticket – afferma Chiara Bonanno, ideatrice del blog La Cura Invisibile, che promuove le iniziative per il riconoscimento giuridico dei caregiver familiari – perché è vero che tra questi ci sono tanti che non hanno diritto né bisogno. Qui si tratta di riconoscere finalmente il caregiver familiare in quanto lavoratore, come accade praticamente in tutta Europa. Chiediamo quindi che, di fronte a questa ennesima violazione, il Governo intervenga con urgenza: ci sono mamme, come Cristina Sbordoni, disperate perché hanno perso anche questa minima tutela e non possono permettersi le cure di cui hanno bisogno».

Da molti anni, su queste pagine, una “firma” autorevole come quella di Giorgio Genta – caregiver egli stesso – ha dedicato frequentemente le sue attenzioni a questi problemi, affiancando tra l’altro gli stessi caregiver a dei “muli da soma”, con un’immagine quanto mai efficace.
Ne ricordiamo una riflessione particolarmente incisiva, pubblicata nel 2012: «Aver cura dei caregiver familiari giova allo Stato e alla comunità dei Cittadini. Allo Stato perché attraverso l’azione diuturna dei caregiver – l’amorevole prestazione di cura familiare – si riducono enormemente gli esborsi per le prestazioni assistenziali. […] Giova poi alla comunità perché non espelle dal suo contesto chi ha maggior bisogno di esserci mantenuto per via della sua fragilità. E non si dica che i “lager da ricovero” fanno parte dell’umano consesso! Ultimo, ma non certo ultimo, giova ai diretti interessati, perché ricevono assistenza e cure motivate dall’amore, forza capace, come è noto, di muovere il sole e le altre stelle. Se dunque il lavoro assistenziale dei caregiver familiari giova a tutti tranne che ai caregiver stessi, perché non tutelarli come un bene prezioso? Perché non trattarli almeno a livello delle specie animali in via di estinzione, veri “muli da soma”, animali ormai abbandonati persino dagli Alpini, e non adottare almeno una parte dei provvedimenti che nel resto d’Europa ne consentono la sopravvivenza?».
Ebbene, la risposta ad appelli come questi è pertanto quella di togliere ai caregiver anche l’esenzione del ticket sanitario?
A questo punto, non resta che la disperazione, a meno che le parole pronunciate della senatrice Maria Cecilia Guerra non portino a qualche risultato concreto: «Nella loro autonomia – ha dichiarato infatti Guerra – le Regioni hanno emanato norme diversificate, senza considerare in alcun modo questa particolare categoria dei caregiver, inoccupati per forza e non per scelta. La mancata esenzione per queste persone è un’ulteriore indicazione della scarsa sensibilità su questo tema. Ora, nell’àmbito del Patto per la Salute, si rivedrà tutta la politica dell’esenzione: farò in modo che si abbia consapevolezza su questo tema».
Grazie, senatrice Guerra, per avere ripreso concetti che su queste pagine andiamo ripetendo da anni. In quanto ai fatti concreti, per il momento in alcune Regioni è stata eliminata l’esenzione dal ticket, poi si vedrà…

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