Temiamo purtroppo che saranno in molti a riconoscersi in questa dura, a tratti drammatica, testimonianza, di una donna con disabilità che per motivi di comprensibile riservatezza, indichiamo qui solo con le iniziali R.L.
Ho 53 anni e vivo nella periferia nord di Napoli. Sono disabile da oltre quindici anni, iscritta nell’elenco delle cosiddette “categorie protette” (Legge 68/99), disoccupata e alla ricerca di un lavoro. Sono una delle tante persone con disabilità “dimenticate” dalle Istituzioni, che dovrebbero tutelare i nostri diritti.
Donna, Disabilità e Disoccupazione: tre parole che iniziano con la lettera D, ma che messe insieme formano una condizione insostenibile. È per questo che molte volte mi è capitato di fare appelli attraverso i social network, per denunciare la condizione in cui io e tante altre persone ci troviamo.
Nel 2010 speravo che partecipando a un concorso pubblico bandito dall’ASL Napoli 1 per 74 assistenti amministrativi, riservato alle “categorie protette”, la mia vita potesse finalmente cambiare. E in effetti tutto sembrava andare per il meglio. Infatti, dopo avere sostenuto la prova preselettiva nel 2011, cui avevano partecipato oltre 900 candidati, ero risultata idonea. Ho cominciato quindi a immaginare un futuro dignitoso in campo lavorativo, anche perché le possibilità di vincere il concorso erano molto alte, dal momento che gli ammessi erano stati 170 per 74 posti.
Purtroppo la lentezza burocratica e la complicata e imperscrutabile attività amministrativa hanno congelato le procedure concorsuali. Solo nel 2014, infatti, è stata effettuata la prima prova scritta del concorso e a sei mesi di distanza gli elaborati non sono stati ancora corretti, cosicché il concorso risulta tuttora bloccato.
Ed è così che l’ASL, inconsapevole e indifferente, mi ruba la vita. Sono quattro anni che lancio continuamente un mio personalissimo hasgtag (#selaslsblocca!).
Dal quel 26 novembre 2011, non passa un solo giorno senza che io faccia qualcosa per questo concorso. Non a caso anche questa mia testimonianza la sto scrivendo il 6 aprile, giorno di Pasquetta. Invio lettere di sollecito, lettere di protesta, richieste di petizione, scarico materiale da internet per poi stamparlo, frequento seminari di legislazione sanitaria, di diritto amministrativo, partecipo ad eventi e a manifestazioni sul diritto al lavoro. La mia diventa una vera attività formativa in continua evoluzione, che purtroppo non serve ancora assolutamente a niente.
Durante questi anni ho avuto il privilegio di conoscere tante persone che come me, con coraggio e con umiltà, cercano testardamente di dare un senso alla loro esistenza, impegnandosi anima e corpo in tutto ciò che è a tutela dei diritti delle persone con disabilità. Ho avuto la possibilità di vivere esperienze sempre molto interessanti, sia umanamente che professionalmente.
Adesso non so dire ancora cosa succederà, non so quando l’ASL riattiverà il concorso (naturalmente spero prestissimo!) e se poi riuscirò a superarlo, non so se qualcuno penserà di investire su un’ultracinquantenne come me. Quel che è certo è che nessuno potrà restituirmi tutto il tempo dedicato a questa vicenda.
Insomma, più che un risarcimento danni, mi ci vorrebbe un risarcimento “d’anni”!