Lo si può dire finalmente a voce alta: siamo stati inclusi negli interventi di emergenza! I risultati infatti della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, svoltasi nel marzo scorso a Sendai, in Giappone, hanno – per la prima volta a livello mondiale – posto l’attenzione al target delle persone con disabilità (circa 1 miliardo di persone, di cui l’80% nei Paesi in Cerca di Sviluppo).
Questo risultato parte segnatamente dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata nel 2006, che nel giro di dieci anni ha portato le Nazioni Unite a occuparsi dei diritti delle persone con disabilità in contesti prima impensabili: inclusione negli interventi legati alla cooperazione allo sviluppo (articolo 32 della Convenzione); sradicamento delle condizioni di povertà (articolo 28); educazione inclusiva (articolo 24); tutela dei diritti dei minori (articolo 7); uguale riconoscimento dinanzi alla legge (articolo 12). Sono tutti settori in cui le persone con disabilità sono state incluse sulla base del rispetto dei diritti umani in varie iniziative internazionali. E la stessa Unione Europea, che ha ratificato la Convenzione all’inizio del 2011, ha rafforzato la tutela sia in àmbito legale che all’interno delle proprie politiche. Il tutto a sottolineare che la Convenzione ONU non è una generica carta, ma una legge internazionale che va rispettata dagli Stati che l’hanno ratificata (finora 154, pari al 78% degli Stati Membri dell’ONU [si veda il box in calce, N.d.R.]).
In questa direzione l’azione del caucus (“assemblea”) sulla disabilità, riunitosi a Sendai [se ne legga già su queste stesse pagine, N.d.R.], ha ottenuto un completo successo.
Nel documento finale, infatti (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030), si dichiara che «le pratiche di riduzione dei rischi in conseguenza di disastri devono essere basate sulla multisettorialità ed essere capaci di affrontare differenti tipologie di rischi. Devono inoltre essere accessibili e inclusive, proprio per essere efficaci ed efficienti. Per vedere riconosciuto il ruolo di guide, regolatori e coordinatori, i vari Governi dovrebbero impegnarsi con importanti stakeholder [“portatori d’interesse”, N.d.R.], includendo le donne, i minori e i giovani, le persone con disabilità, le popolazioni povere, i migranti, i popoli indigeni, i volontari, le comunità professionali e le persone anziane, nella progettazione e nell’implementazione di politiche, piani e standard».
Le azioni per ridurre i rischi in caso di disastri dovranno poi raccogliere e scambiarsi in maniera aperta e diffusa «dati disaggregati per sesso, età e disabilità, in modo da essere accessibili in maniera facile, comprensibili e basati su evidenze scientifiche, con informazioni non emotive sui rischi, come complemento alle informazioni tradizionali».
Per quanto poi riguarda il punto 4 del documento, relativo alle priorità in caso di disastri per una risposta efficace e per il miglior intervento nel campo del recupero, del risanamento e della ricostruzione, viene indicato l’obiettivo di «rafforzare donne e persone con disabilità a guidare pubblicamente e a promuovere una risposta basata sull’uguaglianza di genere e sull’accessibilità universale, avendo come chiavi di approccio il recupero, il risanamento e la ricostruzione. I disastri hanno dimostrato che le fasi di recupero, risanamento e ricostruzione, che bisogna preparare prima dei disastri stessi, sono opportunità essenziali per ricostruire meglio, includendo la riduzione dei rischi in conseguenza di catastrofi nelle misure di sviluppo e rendendo le nazioni e le comunità resilienti alle catastrofi».
Infine, viene riconosciuto che «le persone con disabilità e le loro organizzazioni sono essenziali nella valutazione dei rischi in caso di disastri e nella definizione e implementazione dei piani disegnati su specifiche esigenze, tenendo in considerazione, tra gli altri, i princìpi dell’Universal Design [“progettazione universale”, N.d.R.]».
Ora il compito delle Associazioni sarà quello di promuovere sia a livello dell’Unione Europea (la Commissione Europea ha recentemente elaborato sotto la Presidenza della Lettonia un documento ugualmente inclusivo dei diritti e dei bisogni delle persone con disabilità in caso di disastri), sia a livello nazionale, l’applicazione dei principi emersi a Sendai.
Ecco dunque che, restando all’Italia, si presenta una nuova sfida che coinvolgerà sia il Ministero degli Affari Esteri, competente per gli aiuti umanitari e dotato di uno specifico Piano d’Azione, comprendente le tematiche dell’emergenza inclusiva, sia la Protezione Civile, che si era impegnata a realizzare un documento specifico sul tema, ormai fermo, però, da più di un anno.
Sono questi i 154 Paesi (compresa l’Unione Europea), che ad oggi, 8 maggio 2015, appaiono nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU, come ratificatori della Convenzione. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran (23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Emirati Arabi Uniti (19 marzo 2010) – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Pakistan (5 luglio 2011) – Bahrein (22 settembre 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Capo Verde (10 ottobre 2011) – Indonesia (30 novembre 2011) – Myanmar (7 dicembre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Bulgaria (22 marzo 2012) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Nauru (27 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Liberia (26 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Polonia (25 settembre 2012) – Russia (25 settembre 2012) – Israele (28 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Cambogia (20 dicembre 2012) – Albania (11 febbraio 2013) – Barbados (27 febbraio 2013) – Iraq (20 marzo 2013) – Norvegia (3 giugno 2013) – Palau (11 giugno 2013) – Singapore (18 luglio 2013) – Kuwait (22 agosto 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Venezuela (24 settembre 2013) – Papua Nuova Guinea (26 settembre 2013) – Kiribati (27 settembre 2013) – Tuvalu (18 dicembre 2013) – Costa d’Avorio (10 gennaio 2014) – Giappone (20 gennaio 2014) – Andorra (11 marzo 2014) – Georgia (13 marzo 2014) – Stato di Palestina (2 aprile 2014) – Svizzera (15 aprile 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Grenada (27 agosto 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Guyana (10 settembre 2014) – Guinea Bissau (24 settembre 2014) – Vietnam (5 febbraio 2015) – Isole Marshall (17 marzo 2015) – Kazakistan (21 aprile 2015).
Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 86 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Uruguay (28 ottobre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Palau (11 giugno 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Andorra (11 marzo 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Gabon (26 giugno 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Danimarca (23 settembre 2014) – Turchia (26 marzo 2015).
Suggeriamo anche la consultazione di: www.un.org/disabilities.