Avevamo vivamente sperato che la vicenda delle scale mobili di Belluno vietate ai cani guida delle persone con disabilità visiva si risolvesse rispettando le leggi e all’insegna del buon senso, e invece… Invece la situazione si è ulteriormente cristallizzata, tra accese polemiche, minacce di denunce, accuse di strumentalizzazione politica e altro ancora. Proviamo quindi a fare un po’ di ordine e ad aggiornare i Lettori sugli sviluppi più recenti.
Come avevamo raccontato un paio di mesi fa, il Comune di Belluno aveva vietato alle persone con disabilità visiva di salire con il proprio cane guida sulle scale mobili che portano al centro storico della città, motivando tale decisione con «ragioni di sicurezza» e appellandosi anche al parere dell’USTIF, l’Ufficio Speciale Trasporti e Impianti Fissi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, secondo il cui regolamento quella stessa decisione sarebbe stata del tutto corretta. Il tutto in palese violazione delle Leggi nazionali vigenti (Legge 37/74, aggiornata dalla Legge 60/06), che obbligano, come abbiamo spesso ricordato su queste pagine, ad accogliere gli stessi cani guida in ogni luogo pubblico o aperto al pubblico. E una Legge, come avevamo pure precisato, ha certamente maggiore cogenza di un Regolamento, pur se emanato da un Ministero.
In tempi più recenti, poi, ai piedi di quelle scale mobili era arrivato anche un cartello, con tanto di immagine di un non vedente con il suo cane guida, corredato dalla scritta «Inclusi i cani guida».
Non possiamo a questo punto fare a meno di riprendere quanto aveva scritto Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI, al sindaco di Belluno Jacopo Massaro: «Noi apprezziamo la buona volontà e gli sforzi compiuti dall’Amministrazione per sormontare il problema e offrire alternative credibili e praticabili. Tali alternative, quando l’Amministrazione vorrà e potrà porle in essere, saranno per noi ben venute e ben accette. Esse, tuttavia, non potranno in alcun modo essere considerate definitivamente sostitutive di un diritto di accesso che, al di là di qualsiasi considerazione pratica, rimane una prerogativa inviolabile del cittadino, tanto in via di principio, quanto in via di fatto. Onde dunque evitare una sovraesposizione mediatica che ferisce prima di tutto noi ciechi e la nostra dignità di persone, la prego di voler rimuovere con effetto immediato quei divieti e quelle limitazioni che sono offensive dell’intelligenza di chi le pone e lesive del diritto umano di tutte le persone, riconosciuto e conclamato dalla nostra Costituzione, dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E voglia credermi, nell’accesso a una scala mobile, per quanto in condizioni di ripidità maggiore del previsto, non sussiste alcun particolare pericolo per i cani di quanto non vi sia un generale rischio di incolumità per tutte le persone che la praticano».
Come aveva risposto il sindaco Massaro? «Pur concordando con il fatto che le scale mobili di Belluno non possano essere considerate pericolose – aveva scritto -, il Ministero dei Trasporti-USTIF Ufficio di Venezia (Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia), e non Bellunum [la società che gestisce l’impianto, N.d.R.] o il Comune ha espressamente interdetto il passaggio di cani guida». «Questa Amministrazione – aveva aggiunto – ha proposto di affrontare la questione su un piano più ampio, sollevando il problema a livello parlamentare, ma la UICI di Belluno non ha concordato su tale scelta. In ogni caso questa Amministrazione, proprio al fine di agevolare tutti i portatori di handicap, da tempo consente la sosta non solo sui numerosi stalli riservati ed appositamente contrassegnati, ma anche su tutti gli stalli liberi e (gratuitamente) su tutte le aree di sosta a pagamento con parcometro (aree blu) e addirittura in qualsiasi altra sede stradale pubblica, ancorché non destinata alla sosta, purché il mezzo non sia d’intralcio alla circolazione».
Come vedremo in seguito, capiterà ancora di “parlare d’altro”, aggirando il problema reale, ma per il momento fermiamoci a quando il Sindaco aveva dichiarato di volere restare a disposizione, «per percorrere insieme tutte le strade che possono condurre a una soluzione ottimale del problema, coniugando la piena funzionalità delle scale mobili e la loro più ampia accessibilità nel rispetto delle leggi vigenti». Appunto, «nel rispetto delle leggi vigenti», proprio ciò che aveva chiesto il Presidente dell’UICI…
Controreplica senza mezzi termini di Mario Barbuto: «Uno strumento come l’interpellanza o l’interrogazione parlamentare è del tutto inefficace. Occorre semplicemente dare libero accesso al cane guida sulla scala mobile o impianto a fune che chiamar si voglia».
Particolarmente illuminante il successivo concetto espresso: «Si rende conto, Signor Sindaco, di cosa accadrebbe se si cominciasse a dire che le altissime scalette di certi treni regionali sono pericolose per i cani guida? E si immagina quante altre situazioni potrebbero crearsi sulla base di una supposta pericolosità definita al di là della legge per il cane guida e non per le persone? Significa che noi ciechi ci vedremmo precluse molte condizioni di accesso e in definitiva la nostra libertà di movimento che è uno dei diritti dell’uomo sanciti da qualsiasi carta costituzionale o dei diritti universali. Confido nel buon senso, nella pazienza, nella riflessione, nella sensibilità».
E veniamo dunque all’attualità. Qualche giorno fa un buon gruppo di persone con disabilità visiva, insieme ai loro cani guida, si reca ai piedi delle discusse scale mobili, chiedendo di salire, nel rispetto delle Leggi e con il pacifico intento dimostrativo «di far vedere che gli animali sono perfettamente in grado di prendere le scale mobili in tutta sicurezza, oltre che per rivendicare la libertà di movimento e il rispetto della dignità».
Non portano bandiere associative e tanto meno di qualche gruppo politico, ma tra di loro vi sono varie persone note dell’UICI, e non solo di quella locale. Sono arrivate anche da Roma, Milano, Piacenza, Pavia, Trento, Bolzano e Treviso. Tra gli altri, Nicola Stilla, presidente dell’UICI Lombardia, Massimo Vettoretti, presidente dell’UICI di Treviso. E c’è anche Laura Raffaeli, presidente dell’Associazione Blindsight Project, impegnata da anni, a vari livelli, per l’inclusione delle persone con disabilità e in particolare con disabilità visiva.
Il presidente nazionale Barbuto, trattenuto a casa da un problema di salute, invia un messaggio in cui scrive: «Volevo essere lì con voi oggi per testimoniare la vicinanza dell’Unione e del suo presidente nazionale ogni qualvolta si tratti di difendere diritti negati e di tutelare gli interessi morali e materiali dei ciechi e degli ipovedenti. L’affermazione e la difesa dei nostri diritti negati rappresentano lo scopo primo e superiore che motiva l’esistenza stessa della nostra Unione. Non ci lasceremo intimidire da un cartello o da un divieto, soprattutto quando palesemente infrangono le leggi dello Stato e insultano l’intelligenza di tutti».
Ebbene, che succede a quel punto? Che i responsabili della Società Bellunum bloccano per oltre un’ora l’impianto e poco dopo arriva anche la Polizia, nel tentativo di placare la confusa situazione e le proteste.
«Presenteremo un esposto alla Procura e faremo una segnalazione alla Magistratura», dichiarano alcuni dei manifestanti, mentre il sindaco Massaro, “convitato di pietra”, ovvero contestato e più volte invocato, ma assente in quella mattinata, affida alla stampa le sue spiegazioni. Le riprendiamo così come le riporta il «Corriere delle Alpi»: «Non sono stato invitato – dichiara -. Se mi avessero segnalato la manifestazione con un po’ di preavviso, o anche soltanto contattato in mattinata, mi sarei organizzato per essere presente». «Quel divieto – ribadisce poi – deriva dal Ministero dei Trasporti e non dal Comune di Belluno o dalla Bellunum e il famoso cartello è stato apposto su richiesta dell’Unione Italiana Ciechi. Noi non l’avevamo mai appeso perché non ci sembrava così importante, visto che non avevamo mai avuto alcun problema: finora era bastato spiegare ai pochissimi capitati a Lambioi [sede del parcheggio ai piedi delle scale mobili, N.d.R.] che potevano parcheggiare in centro. Oltretutto a Belluno il numero di posti riservati ai disabili è superiore allo standard previsto per legge in centro». «Il 28 aprile – precisa ulteriormente – io e il presidente dell’UICI bellunese abbiamo mandato una lettera al Ministero dei Trasporti per chiedere di impugnare nuovamente la questione, perché un po’ assurda. Il 5 maggio, poi, abbiamo deciso, sempre di comune accordo, di installare i cartelli sul ponte Sarajevo, indicando che chi vuole andare in centro deve dirigersi a Lambioi, mentre le persone con disabilità possono recarsi in centro, potendo parcheggiare ovunque. Abbiamo anche iniziato a discutere un programma per il superamento delle barriere architettoniche nel piazzale della stazione. Tra l’altro il Comune ha vinto un progetto europeo che permetterà di avere a palazzo Bembo percorsi di accesso interni ed esteri per le persone non vedenti. Le vere persone che dovrebbero protestare sono le donne con il passeggino, perché non possono usare le scale e non hanno nessuna agevolazione. Per risolvere questo problema, tra qualche settimana presenteremo come amministrazione un progetto per i parcheggi rosa». «La protesta – conclude il Sindaco -, fuori dall’egida della Unione, sembra un’iniziativa a carattere elettorale, dati i trascorsi ma soprattutto l’attualità di chi l’ha capeggiata e la strana modalità con cui si è svolta, senza nessun preavviso o invito. Il Comune continua a sostenere l’assurdità del divieto. Continueremo la nostra battaglia insieme all’UICI per far modificare la posizione del ministero. Sono amareggiato per come sia stato strumentalizzato un problema reale».
Sorvoliamo, Signor Sindaco, sulle ultime sue allusioni, anche perché non ci risulta che alcuna delle persone promotrici di quell’iniziativa sia candidata alle prossime elezioni amministrative. E in ogni caso chi è stato chiamato in causa saprà certamente rispondere al meglio.
Qui vogliamo solo sottolineare un paio di sue affermazioni, la prima delle quali certamente al limite del paradosso. «Fuori dall’egida dell’Unione», lei dice, riferendosi al fatto che il Presidente dell’UICI locale si era espresso sfavorevolmente nei confronti della protesta. Ma non bastano le parole di un Presidente Nazionale, di un Presidente di Comitato Regionale o dei Presidenti di altre Sezioni Provinciali?
I “parcheggi rosa”, poi… Non le sembra che sia proprio questo il modo per strumentalizzare un problema reale, ovvero “parlare d’altro”, come già aveva fatto qualche mese fa, quando aveva dichiarato che Belluno ha “un sacco” di parcheggi per disabili e in questo caso addirittura facendo capire che a protestare dovrebbero essere ben altri cittadini? E tra parentesi, non ha mai sentito parlare di Universal Design (“Progettazione Universale”), ovvero dell’allestimento di strutture e servizi fruibili da tutti i cittadini, senza distinzioni tra persone con disabilità, donne con il passeggino, anziani eccetera?
Ma per evitare anche noi di “parlare d’altro”, torniamo semplicemente a riproporle la lucida domanda che le aveva rivolto il Presidente Nazionale dell’UICI: «Si rende conto di quante altre situazioni potrebbero crearsi sulla base di una supposta pericolosità definita al di là della legge per il cane guida e non per le persone? Significherebbe che noi ciechi ci vedremmo preclusa la nostra libertà di movimento».
Ecco, la questione sta tutta lì, continua ad essere quella, al di là dei dissidi, delle polemiche, delle accuse di strumentalizzazione e di tutto il resto. E nonostante tutto, confidando sulle sue stesse parole («Continueremo la nostra battaglia insieme all’UICI per far modificare la posizione del ministero»), vogliamo sperare ancora una volta che alla fine prevarranno il buon senso e che tutto ciò serva se non altro a far diffondere un po’ di corretta informazione in più, come noi stessi avevamo cercato di fare, con l’ampio approfondimento di Fabrizio Marini dell’UICI di Roma, il quale su queste stesse pagine, con solidi argomenti, aveva spiegato come per «i ciechi e gli ipovedenti usufruire di scale mobili, rampe mobili e tapis roulants senza l’uso della vista non sia mai stato un problema, né mai lo sarà». (Stefano Borgato)