«Riattivazione del Tavolo Regionale per l’Autismo, coinvolgendo non solo tecnici e professionisti, ma anche i rappresentanti delle famiglie; individuazione di unità territoriali distribuite in tutta la Regione; attivazione di un centro di riferimento regionale di terzo livello che, in collegamento con l’Università, si occupi di clinica diagnostica, ricerca, aggiornamento e formazione e coordini il lavoro specialistico che viene effettuato in Veneto»: vengono sintetizzati così, dall’ANGSA Veneto (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), i tre obiettivi prioritari che si sono impegnati a realizzare tutti i candidati alla Presidenza della Regione Veneto (Luca Zaia, Alessandra Moretti, Jacopo Berti, Flavio Tosi, Alessio Morosin e Laura Di Lucia Coletti) – dove si voterà il 31 maggio prossimo – per dare risposta alle esigenze delle persone con disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie.
Ai vari candidati, lo ricordiamo, si erano rivolte alla fine di aprile, durante un incontro all’Isola di San Servolo a Venezia, le varie Associazioni dei familiari delle persone con autismo, per proporre la sottoscrizione di un documento di impegno, nel quale non solo veniva spiegata l’attuale situazione delle risorse destinate a questa patologia a livello regionale, ma venivano anche citate le priorità da perseguire, per garantire un servizio realmente adeguato alle necessità delle persone affette da disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie.
«In sostanza – come spiega Sonia Zen, presidente dell’ANGSA Veneto -, quel documento di impegni, prendendo spunto, per altro, da quanto era già stato deciso dalla Regione Veneto, con la Delibera di Giunta n. 2959 del 28 dicembre 2012 [“Approvazione Linee di Indirizzo regionali per i Disturbi dello Spettro Autistico”, N.d.R.], ribadisce anche la necessità di realizzare uno studio epidemiologico su scala regionale e di arrivare a imporre la formulazione di un progetto individuale di presa in carico dei soggetti con autismo. Un’operazione, questa, che dovrebbe portare a interventi mirati nelle varie età, con attenzione particolare alla diagnosi precoce, alla formazione degli operatori relativa sia all’età scolare che a quella adulta, all’attuazione di una continuità di rapporti e alla creazione di posti letto specifici nei reparti neuropsichiatrici». «Tutto questo – sottolinea ancora Zen – allo scopo sia di intensificare l’attività terapeutica in età infantile e adolescenziale, attualmente spesso insufficiente, sia di allungare la fascia di assistenza, superando quella barriera del diciottesimo anno di età, dopo il quale attualmente spariscono le diagnosi di autismo, facendo rientrare i giovani affetti da tale disturbo nell’area psichiatrica».
«I dati epidemiologici più recenti – conclude la Presidente dell’ANGSA Veneto – dicono, per quanto riguarda l’Europa, che i disturbi dello Spettro autistico colpiscono un bambino ogni 150 nati. Negli Stati Uniti, invece, si parla addirittura di un caso ogni 100 nati. Questi dati riguardano le diverse forme del disturbo, che si presenta con un’importante varietà di espressioni, tanto che oggi si preferisce appunto parlare di autismi o di disturbi dello spettro autistico. Questi ultimi sono pertanto costituiti da entità eterogenee, aventi in comune l’incapacità del soggetto a cogliere le dinamiche, i vissuti e le emozioni alla base delle relazioni interpersonali. Le persone con autismo, infatti, presentano un deficit delle abilità di condivisione, empatia e reciprocità interattiva, tali da compromettere le competenze di autonomia sociale in modo più o meno significativo». (S.B.)
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