La superficialità e il pregiudizio attecchiscono e si diffondono oltre le estrazioni sociali, oltre le provenienze regionali, oltre le storie personali. Si annidano nei gangli di troppi cervelli poco o per nulla critici. E ad ammorbare lo scenario giocano il loro ruolo arrogante e incontrollato i social network nei quali ognuno può contribuire a diffondere le “bufale” anche più dannose. E non se sono immuni, purtroppo, nemmeno coloro che dovrebbero ben conoscere i devastanti effetti del pregiudizio palese o subdolo.
Quando si tratta di migranti, poi, si vellicano i sentimenti peggiori, paure ataviche, convinzioni incancrenite, pulsioni malrepresse. E allora si contribuisce a propalare affermazioni infondate, passandole per fatti reali e comprovati. Senza appello né verifica.
Una di queste corbellerie è che i migranti (clandestini) arrivino in Italia a bordo di un barcone, si spaccino per invalidi, ottengano la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento e se ne tornino bel belli in Patria, sottraendo migliaia di milioni ai “poveri invalidi italiani” e all’erario. E invece in Italia le provvidenze economiche per invalidità civile non sono riconosciute a chi è in attesa di permesso di soggiorno, neanche se per motivi umanitari. Quindi: tranquilli, non scendono a Lampedusa e subitaneamente arraffano la pensione!
Per ottenere infatti la pensione e l’indennità di accompagnamento, è necessario essere accertati come invalidi civili (tanto quanto gli italiani) ed essere già titolari di permesso di soggiorno.
Ci sono volute numerose Sentenze della Corte Costituzionale per cancellare (ancora non del tutto) quella che era stata una vera e propria “porcata” prevista dalla Legge Bossi-Fini [Legge 189/02, N.d.R.] e cioè l’obbligo della titolarità del permesso di lunga durata CE per ottenere il necessario supporto assistenziale, status che moltissimi migranti non arrivano mai ad ottenere (per i “feticisti dei numeri”: Sentenze 306/08, 11/09, 187/10, 329/11, 40/13 e 22/15).
Gli stranieri titolari di permesso di soggiorno sono sottoposti a controlli incrociati circa la loro effettiva presenza in Italia. L’obbligo di firmare e depositare l’impronta annualmente vale anche per loro. Se non si presentano, l’INPS li depenna dai beneficiari. State sereni!
Ma poi di che cifre stiamo parlando? I dati (pubblici) si trovano nel III e nel IV Rapporto Annuale Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia del Ministero del Lavoro.
All’inizio del 2013 le provvidenze assistenziali riconosciute agli stranieri (extracomunitari) erano 38.021, il che significa solo l’1,05% del totale delle pensioni assistenziali (pensione sociale, pensione di invalidità civile, indennità di accompagnamento).
Anche la distribuzione territoriale è inversa rispetto a quella degli invalidi italiani: il picco più basso è al Sud, quello più elevato in Emilia, in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta. Ultime per numero di provvidenze agli invalidi stranieri la Campania e la Sardegna.
Il dato eclatante riguarda poi le indennità di accompagnamento. In Italia, all’inizio del 2013, esse venivano concesse a 1.923.896 persone, con una spesa di poco superiore ai 13 miliardi di euro. L’INPS ci informa che di questi gli stranieri extracomunitari erano 6.764, per una spesa (ridicola!) di 40 milioni di euro. Rasserenatevi: fra i titolari di indennità di accompagnamento solo lo 0,3% sono stranieri extracomunitari.
Per completezza, le pensioni per invalidità sono invece 12.493 (su un totale di 857.725) per un ammontare di – addirittura! – 45 milioni di euro (su circa 3 miliardi di spesa).
Questa è la cruda realtà. Spiace per chi – anche fra le persone con disabilità e i loro familiari – gonfia le vene di sdegno contro i bersagli sbagliati.