In occasione dell’Expo di Milano, il Gruppo di Lavoro dell’UIA-AfA (International Union of Architects-Architecture for All) ha tenuto la propria riunione semestrale nel capoluogo lombardo, a meno di un mese dall’apertura ufficiale del sito espositivo, e ha organizzato il seminario internazionale intitolato Accessible Architecture in Expo Times (“Architettura accessibile al tempo dell’Expo”), tenutosi in lingua inglese il 25 maggio al Politecnico di Milano, riunendo circa ottanta persone, tra architetti, ingegneri, docenti e studenti, per confrontarsi sul tema dell’Universal Design-Design for All (“Progettazione universale-Progettazione per Tutti”).
Isabella Menichini, coordinatrice del Tavolo Permanente sulla Disabilità e dirigente del Comune di Milano, ha ricordato l’adozione della task force di cui era stato referente Franco Bomprezzi [il direttore responsabile di questo giornale, scomparso nel dicembre dello scorso anno, N..R.], e ha illustrato le aree di interesse, gli obiettivi principali, la condivisione di strategie ai vari livelli (Comune, Regione, ASL, Ospedali, Università, Aziende Municipalizzate) e, non da ultimo, il portale «ExpoFacile.it» e i nuovi dieci itinerari accessibili in città da esso prodotto [del Progetto “ExpoFacile.it” si legga già ampiamente su queste pagine, N.d.R.].
Gli interventi introduttivi sono stati curati dagli architetti Maria Fianchini, che ha posto l’accento sull’importanza della progettazione per le persone, da Andreas Kipar (Germania), che ha introdotto il tema della cosiddetta progettazione smart e sostenibile a scala urbana, e dalla sottoscritta [Isabella Steffan, N.d.R.], che ha illustrato il significato del Design for All.
L’architetto Silvia Sbattella, consulente per le scelte strategiche in tema di accessibilità del Politecnico di Milano, si èm soffermata poi sugli obiettivi e le strategie del progetto di inclusione nell’area dell’Ateneo: non solo accessibilità fisica, ma anche orientamento e sostegno, pratiche burocratiche, ricerca di alloggio, accompagnamento, disponibilità di attrezzature e strumenti per la trascrizione, teledidattica ecc., per studenti e per docenti, nell’ottica del più vasto progetto Città Studi Campus Sostenibile.
La coordinatrice del gruppo Architecture for All Fionnuala Rogerson (Irlanda) ha illustrato quindi le principali attività del gruppo, tra cui la costruzione di un database, e l’istituzione del Premio Friendly spaces accessible to all: la condivisione di buone pratiche progettuali e il riconoscimento della diversità come valore, sono strumenti utili per promuovere e diffondere un approccio progettuale utile al reale utilizzatore finale.
Dagli interventi degli architetti AfA, la citata Rogerson, Jane Simpson (Regno Unito), Monika Klenovec (Austria), Hubert Froyen (Belgio) e la scrivente, è emersa la consapevolezza che l’accessibilità, richiesta a norma di legge, sia solo una pre-condizione per poter progettare e realizzare ambienti, prodotti e servizi che siano compatibili con le esigenze del maggior numero possibile di persone. Infatti, l’applicazione pedissequa delle normative vigenti produce spesso effetti contrari alle aspettative: ad esempio i montascale e gli elevatori con comandi che necessitano della presenza di un operatore, gli ingressi secondari, i bagni dedicati a persone con disabilità, non rispondono certo a normali aspettative di autonomia e inclusione sociale.
I rappresentanti di diversi Paesi esteri del Gruppo di Lavoro UIA-AfA hanno espresso impressioni generalmente positive riguardo all’arrivo a Milano, ai trasporti e al sito Expo visitato il 24 maggio: ma per reali soluzioni for All si può fare di più e si può fare meglio!
La diffusione della progettazione per Tutti – uno tra i principali obiettivi dell’UIA-AfA Working Group – deve necessariamente passare dalla didattica, dapprima come educazione civica comune, poi, nel caso di studi superiori e universitari di tipo tecnico-progettuale, come conoscenza dei requisiti di qualità dell’ambiente costruito e della sua forte influenza sulla qualità della vita delle persone. Sostenibilità, infatti, è anche progettare città e spazi in un’ottica inclusiva, stimolando le diverse abilità fisiche, percettive e culturali delle persone, per migliorarne la mobilità, il senso di appartenenza, la sicurezza, la salute e il benessere.
Il coautore e project leader del team di progettazione Breathe.Austria, l’architetto Markus Jeschaunig, ha illustrato nel dettaglio il Padiglione Austria in Expo, che riproduce un bosco. Ai visitatori è proposta l’esplorazione di uno spazio sorprendente che, grazie all’evapotraspirazione delle piante, a nebulizzatori e ventilatori, diminuisce la temperatura di almeno cinque gradi rispetto all’esterno. L’esperienza multisensoriale e microclimatica vuole indurre al desiderio di attuare pratiche urbane che considerino la necessità di sviluppare aree verdi.
L’esperienza offerta mette in gioco vista, tatto, odorato, udito e percezione di benessere; in questo senso possiamo definirla “for All“. Tuttavia la presenza di piccoli dislivelli lungo le rampe di percorrenza generano alcune difficoltà alle persone in carrozzina o con passeggini, e testimoniano come spesso le norme siano facilmente mal interpretate.
Si può dunque concludere affermando che il Design for All significa a livello internazionale non creare barriere, non eliminare barriere a posteriori, ma cercare di capire diverse esigenze, approfondire, offrire diverse modalità di uso dello spazio, produrre ambienti vivibili per tutti, piacevoli e coinvolgenti.