La sfida è difendere il Servizio Sanitario Nazionale

«Esiste una responsabilità dell’attuale generazione della classe dirigente - politica, amministrativa, professionale, civica, delle imprese - di consegnare alle generazioni future un bene comune, una conquista irrinunciabile e una necessità qual è il Servizio Sanitario Nazionale, integro nei suoi princìpi fondamentali, e ci auguriamo migliore»: è il messaggio lanciato dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, durante la recente giornata celebrativa del proprio trentacinquennale
Salvagente con la scritta "Salviamo il nostro SSN"
Realizzazione grafica curata dalla Fondazione GIMBE

«Questa giornata rappresenta non solo la celebrazione di trentacinque anni di impegno del Tribunale per i Diritti del Malato, nell’affermazione e nella tutela dei diritti delle persone, ma una ripartenza per proteggere, rilanciare e ammodernare il Servizio Sanitario Pubblico, al fine di renderlo più forte, più accessibile e più vicino ai bisogni dei cittadini. La prima richiesta che poniamo al Governo è quella di abrogare il super ticket di 10 euro sulla ricetta, una vera e propria “tassa sulla salute”».
Sono parole pronunciate da Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, durante le celebrazioni dei trentacinque anni dalla fondazione dell’organizzazione, al Campidoglio di Roma, aperte da una manifestazione simbolica sui quattordici diritti sanciti dalla Carta Europea dei Diritti del Malato (se ne legga in calce), come sostegno del Servizio Sanitario Nazionale “bene comune”.

Nel corso dell’evento – di cui si legga anche la presentazione su queste stesse pagine e che ha ottenuto il Patrocinio del Ministero della Salute, del Senato e della Conferenza delle Regioni – si sono susseguiti interventi di molte personalità, che hanno ricordato le battaglie condivise in questi decenni, il cambiamento impresso dal Tribunale per i Diritti del Malato nel ruolo dei cittadini nella Sanità, e le sfide future per l’associazione e per il Servizio Sanitario Nazionale.
In particolare, Aceti ha voluto ripercorrere una serie di risultati conseguiti in questi anni, dalla prima Carta dei 33 Diritti del Malato, sancita nel 1980, alla prima Legge Quadro sui Diritti del Malato, presentata nel 1986 grazie a un vasto sostegno parlamentare, nonché alle prime azioni dei volontari del Tribunale che, armati di macchina fotografica, testimoniavano lo stato di un nascente Servizio Sanitario Nazionale, in cui i cittadini venivano percepiti come “ospiti” e non come “padroni di casa”.
Sono stati poi ricordati altri importanti passaggi, come la Legge 80/06, per escludere dalle visite di controllo annuali per l’invalidità civile le persone con una patologia cronica, ingravescente e non regredibile; la Legge 38/10 sulla terapia del dolore e le cure palliative, con cui si è riconosciuto che «non soffrire è un diritto di tutti»; l’audit civico, metodologia di valutazione dei servizi sanitari in cui i cittadini hanno un ruolo diretto, riconosciuto dal Ministero della Salute e dall’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari); la Legge 210/92, che ha riconosciuto il diritto all’indennizzo per le persone che avevano contratto malattie in seguito a trasfusioni da sangue infetto; le battaglie per la lotta alle liste di attesa e il diritto ad ottenere prestazioni in intramoenia [attività di libera professione esercitata dai medici all’interno di una struttura ospedaliera pubblica, N.d.R.] senza costi aggiuntivi per i cittadini, quando i tempi sono troppo lunghi; l’articolo 14 del Decreto Legislativo 502/92, con il quale si è ribadito il diritto alla partecipazione come parte integrante della riforma sanitaria e le organizzazioni dei cittadini come “attore” nella governance del sistema.
E ancora: la creazione di una fonte di informazione stabile basata sui cittadini; la Relazione PiT Salute, giunta alla diciottesima edizione; la creazione di un Osservatorio Civico sul Federalismo in Sanità, con un Rapporto che annualmente fotografa il Servizio Sanitario Nazionale dal punto di vista dei cittadini e gli effetti di un federalismo sanitario senza guida.

Candeline per i 35 anni del Servizio Sanitario Nazionale
Il Servizio Sanitario Nazionale ha compiuto i suoi trentacinque anni esattamente il 23 dicembre 2013

Aceti ha poi lanciato le linee guida della sfida per i prossimi anni: la difesa del Servizio Sanitario Nazionale. «Esiste una responsabilità – ha dichiarato – dell’attuale generazione della classe dirigente – politica, amministrativa, professionale, civica, delle imprese – di consegnare alle generazioni future un bene comune, una conquista irrinunciabile e una necessità qual è il Servizio Sanitario Nazionale, integro nei suoi princìpi fondamentali, e ci auguriamo migliore. Non dobbiamo soffocare in nome della crisi economica e del rigore dei conti la domanda impellente di vecchi e nuovi diritti e di un Servizio Sanitario Pubblico più forte, efficiente ed efficace. E facciamo nostre le conclusioni alle quali è giunta la Commissione Igiene e Sanità del Senato in una sua recente indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio Sanitario: non vi è alcuno standard su quanto un Paese dovrebbe spendere per la salute. La scelta riflette la storia, i valori e le priorità di ciascuno. Il Sistema è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia. In altre parole, stiamo parlando di una scelta che è prima di tutto politica. L’ammodernamento e la riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale dev’essere guidata da un principio semplice, ma allo stesso modo rivoluzionario, come la centralità del malato, dei suoi bisogni e non di altri interessi, che nulla hanno a che vedere con il servizio di cura e assistenza e produzione di salute che al Servizio Sanitario è affidato».

In realtà, come si legge in una nota diffusa da Cittadinanzattiva, «oggi i cittadini hanno spesso bisogno di compensare di tasca propria per ottenere i servizi: costi privati crescenti e ticket che spesso rendono più conveniente rivolgersi al privato, creando un danno al Servizio Sanitario Nazionale e minandone ancora una volta l’esistenza e la sostenibilità. Infatti, secondo i dati del Rapporto PiT Salute 2014, prodotto dal nostro Tribunale per i Diritti del Malato, quasi un quarto dei cittadini ha difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, e questa percentuale nel 2013 (23,7%)  è cresciuta del + 2,7% rispetto al 2009 (21%) e del 5,3% rispetto al 2012. In particolare, ad allontanare sempre più i cittadini dalle cure e dalla sanità pubblica sono le liste di attesa e i ticket, visto che quasi un terzo di essi (31,4%) nel 2013 ne ha lamentato il peso eccessivo (+21% rispetto al 2012). Sui tempi di attesa, poi, basta segnalare che per una mammografia nel 2013 si attendevano in media 14 mesi, contro i 13 del 2012 e gli 11 esi del 2011; per una colonscopia si è passati dagli 8 mesi di attesa nel 2011 ai 9 del 2012 e agli 11 del 2013; tempi di attesa quasi raddoppiati, infine, per un ecodoppler, dai 6 del 2011 ai 10 del 2013».

«Dopo le difficoltà di accesso – prosegue la nota – i cittadini lamentano le carenze dell’assistenza territoriale (15,6%) di cui un quarto fanno riferimento all’assistenza ricevuta da medici di base e pediatri (+2,3% rispetto al 2012). In crescita anche le segnalazioni sull’assistenza ospedaliera, passate dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013; in questo àmbito crescono soprattutto le segnalazioni sull’area della emergenza-urgenza (dal 40 al 47,7%). Dal canto suo, anche il Rapporto Annuale ISTAT 2015 mostra che il 9,5% della popolazione (9% nel 2014) non ha potuto fruire di prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Pubblico, per motivi economici o per liste d’attesa troppo lunghe, con difficoltà crescenti nel Mezzogiorno, dove la quota di chi rinuncia è del 13,2%».
Mano che con una forbice taglia la parola Sanità«La stagione dei tagli lineari – commenta Aceti – è tutt’altro che terminata e si tenta di mascherarla con stravaganti definizioni come “mancato aumento del Fondo Sanitario Nazionale”, che offendono l’intelligenza di tutti, specie di chi ha a cuore il Servizio Sanitario Pubblico. Le evidenze sono l’Intesa Stato-Regioni del febbraio scorso e il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2015, che sanciscono il taglio di 2 miliardi e mezzo di euro al Fondo Sanitario nel 2015 e 2016, e portano il rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo al 6,6% nel 2020 (6,8% nel 2015). I ticket, inoltre, continuano a crescere: +25% dal 2010 al 2013 e un ulteriore +1,1% nel 2014, mentre il Ministero della Salute certifica il calo dei posti letto (meno 9.000 tra 2011 e 2012) e degli ospedali pubblici ed evidenzia l’incremento delle strutture private accreditate per attività residenziale e semiresidenziale».

«Gli assi portanti – riprende e conclude la nota di Cittadinanzattiva – su cui fondare la riorganizzazione e l’ammodernamento del Servizio Sanitario Nazionale, lanciati durante le celebrazioni del trentacinquennale, sono riassumibili nei tre punti seguenti: devono essere garantiti tutti (e solo) i servizi necessari ed essenziali (i LEA-Livelli Essenziali di Assistenza), per soddisfare le esigenze di salute dei cittadini, garantendo qualità e accessibilità universale e tempestiva, secondo princìpi di appropriatezza, efficienza ed efficacia, che evitino sprechi e ridondanze intollerabili da un punto di vista etico prima che economico. Il Servizio Sanitario Nazionale dev’essere centrato sui bisogni di salute e assistenza dei cittadini che cambiano in un’ottica non solo individuale, ma di comunità; e questo sfida il sistema a migliorarsi continuamente nelle performance e nell’organizzazione. Infine le risorse, che non sono solo quelle economiche, ma anche il patrimonio strutturale, il parco tecnologico, la ricerca, i sistemi informativi, e soprattutto le risorse umane e professionali necessarie per garantire servizi; questa dimensione sottolinea tra l’altro la rilevanza del lavoro di cura, il ruolo della trasparenza e dell’integrità del sistema, l’importanza della qualità dei luoghi dove sono assistiti i cittadini, il valore dell’innovazione e della ricerca, la centralità della formazione e dell’aggiornamento professionale e il riconoscimento del merito».

L’incontro di Roma, va ricordato in conclusione, è stato al centro della campagna itinerante denominata Sono malato anch’io – La mia salute è un bene di tutti, della quale abbiamo già ampiamente riferito e con la quale già dal mese di aprile il Tribunale per i Diritti del Malato sta attraversando tutto il Paese, facendo tappa in ventitré diverse città, sino alla fine di ottobre. L’iniziativa è realizzata con il sostegno non condizionato dell’Azienda AbbVie ed è rappresentata nelle principali piazze per due giorni da una “mostra fotografica” sui diritti dei cittadini, ispirata ai citati quattordici diritti della Carta Europea dei Diritti del Malato, oltreché da un grande gazebo personalizzato. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Cittadinanzattiva (Alessandro Cossu; Aurora Avenoso), stampa@cittadinanzattiva.it.

La Carta Europea dei Diritti del Malato
Ripartito in quattordici punti, tale documento è stato stilato nel 2002 da parte di Active Citizenship Network (ACN) – la rete continentale di Cittadinanzattiva – assieme a un gruppo di organizzazioni civiche europee.
1. Diritto a misure preventive
Ogni individuo ha diritto a servizi appropriati per prevenire la malattia.
2. Diritto all’accesso
Ogni individuo ha il diritto di accedere ai servizi sanitari che il suo stato di salute richiede. I servizi sanitari devono garantire eguale accesso a ognuno, senza discriminazioni sulla base delle risorse finanziarie, del luogo di residenza, del tipo di malattia o del momento di accesso al servizio.
3. Diritto all’informazione
Ogni individuo ha il diritto di accedere a tutte le informazioni che riguardano il suo stato di salute, i servizi sanitari e il modo in cui utilizzarli, nonché a tutte quelle informazioni che la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica rendono disponibili.
4. Diritto al consenso
Ogni individuo ha il diritto di accedere a tutte le informazioni che possono metterlo in grado di partecipare attivamente alle decisioni che riguardano la sua salute. Queste informazioni sono un prerequisito per ogni procedura e trattamento, ivi compresa la partecipazione alle sperimentazioni.
5. Diritto alla libera scelta
Ogni individuo ha il diritto di scegliere liberamente tra differenti procedure ed erogatori di trattamenti sanitari sulla base di informazioni adeguate.
6. Diritto alla privacy e alla confidenzialità
Ogni individuo ha il diritto alla confidenzialità delle informazioni di carattere personale, incluse quelle che riguardano il suo stato di salute e le possibili procedure diagnostiche o terapeutiche, così come ha diritto alla protezione della sua privacy durante l’attuazione di esami diagnostici, visite specialistiche e trattamenti medicochirurgici in generale.
7. Diritto al rispetto del tempo dei pazienti
Ogni individuo ha diritto a ricevere i necessari trattamenti sanitari in tempi brevi e predeterminati. Questo diritto si applica a ogni fase del trattamento.
8. Diritto al rispetto di standard di qualità
Ogni individuo ha il diritto di accedere a servizi sanitari di alta qualità, sulla base della definizione e del rispetto di standard ben precisi.
9. Diritto alla sicurezza
Ogni individuo ha il diritto di non subire danni derivanti dal cattivo funzionamento dei servizi sanitari o da errori medici e ha il diritto di accedere a servizi e trattamenti sanitari che garantiscano elevati standard di sicurezza.
10. Diritto all’innovazione
Ogni individuo ha il diritto di accedere a procedure innovative, incluse quelle diagnostiche, in linea con gli standard internazionali e indipendentemente da considerazioni economiche o finanziarie.
11 Diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari
Ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia.
12. Diritto a un trattamento personalizzato
Ogni individuo ha il diritto a programmi diagnostici o terapeutici il più possibile adatti alle sue esigenze personali.
13. Diritto al reclamo
Ogni individuo ha il diritto di reclamare ogni qualvolta abbia subito un danno e di ricevere una risposta.
14. Diritto al risarcimento
Ogni individuo ha il diritto di ricevere un risarcimento adeguato, in tempi ragionevolmente brevi, ogni qualvolta abbia subito un danno fisico, morale o psicologico causato dai servizi sanitari.

Share the Post: