Il 19 giugno scorso, nei locali dell’Assessorato Regionale al Lavoro della Sardegna, si è insediato il nuovo Comitato Regionale per la gestione dei fondi per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, che ha sostituito il precedente, scaduto quasi un anno e mezzo fa, a seguito delle consultazioni elettorali del 2014.
Costituito dall’Assessore Regionale, dalla FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), oltreché da due organizzazioni datoriali, il Comitato ha preso in esame l’esperienza sullo svolgimento dei tirocini formativi per i giovani con disabilità, dedicando particolare attenzione alle aziende non obbligate al rispetto della disciplina del collocamento mirato (Legge 68/99).
Dal relativo rapporto è emerso che a fronte di finanziamenti accreditati alle otto Province sarde pari a un milione e 800.000 euro, sono stati attivati 290 tirocini, con 26 assunzioni a tempo determinato. Le risorse impegnate al 31 dicembre 2014 dalle Province ammontavano a poco più di 810.000 euro, con una capacità di spesa pari a circa il 45%. Le Province “meno negligenti” erano state Oristano e Nuoro, e tuttavia il dato generale si è rivelato molto basso, perché a fronte di un mediocre stanziamento statale annuale, ha fatto riscontro un’operatività quasi inesistente delle Province stesse, che dovranno pertanto restituire alle casse regionali circa un milione di euro.
Il nuovo Comitato Regionale ha dunque assunto le prime decisioni, che dovranno essere presto tradotte in atti e provvedimenti regionali.
Innanzitutto, per incentivare l’organizzazione dei tirocini è stata previsto una borsa mensile di almeno 400 euro ai giovani tirocinanti, superando la retribuzione oraria di 3 euro. Vi sarà poi un aumento dell’incentivo per le aziende, tramite un criterio di scelta di priorità fra i diversi settori economici. E ancora, verrà superato il requisito antecedentemente previsto di un dipendente per le aziende e stabilito che sarà sufficiente la presenza e l’azione del tutoraggio del titolare dell’azienda. «Ciò – secondo Alfio Desogus, presidente della FISH Sardegna – consentirà l’accesso allo svolgimento dei tirocini anche alle aziende familiari o artigianali e, data la connotazione del lavoro e delle aziende in Sardegna, la nuova opzione favorirà i territori delle zone interne».
Per realizzare il coordinamento e l’estensione ai giovani con disabilità delle azioni del prossimo Piano Garanzia Giovani, si è ritenuto inoltre di predisporre un provvedimento collegato, nel tentativo di sostenere maggiormente gli oneri per l’adattamento del luogo di lavoro.
Infine, il Comitato intende anche procedere all’aggiornamento delle Linee Guida dei tirocini, appositamente predisposte nel 2012, per armonizzare i tirocini stessi con quelli generali, molto più favorevoli, predisposti dal Governo nazionale e poi dalla Giunta Regionale della Sardegna nel 2013.
Permane invece il vincolo della percentuale di invalidità al 67%, perché il Fondo Nazionale non consente un’articolazione e un gradualismo che potrebbe suscitare l’attenzione delle aziende. Su tale tema il Comitato ha convenuto di riesaminare possibili soluzioni, alla luce dei Decreti Legislativi collegati alla riforma sul lavoro, meglio nota come Jobs Act.
«Rimane per altro – sottolinea Desogus – il grande e decisivo problema dell’individuazione dell’Istituzione Pubblica che assuma la competenza per la gestione del prossimo piano per i tirocini. La questione è attualmente in discussione in sede di Consiglio Regionale della Sardegna, che sta esaminando la riforma degli Enti Locali, e che quindi dovrebbe superare la competenza prima affidata alle vecchie Province. Nella discussione avviata nel Comitato è risultata prevalente l’indicazione di affidare la competenza stessa all’Agenzia Regionale per il Lavoro, che dovrà svolgere l’attività coniugandola in modo integrato con le attività dei Servizi per l’Impiego, riformati e decentrati secondo la precedente territorializzazione dei Centri Servizi Lavoro (CSL). Con tale soluzione dovrebbe essere risolto il problema riguardante la programmazione regionale e l’attuazione decentrata e diffusa nel territorio. Quest’ultima scelta appare importante anche perché consentirà l’avvio di un’attività di sensibilizzazione e di coinvolgimento diretto delle aziende e dell’imprenditoria sarda, attraverso apposite convenzioni e l’aumento degli incentivi».
«Alla luce delle decisioni assunte – conclude il Presidente della FISH Sardegna – la ripresa del confronto appare incoraggiante e tuttavia rimane preoccupante e inaccettabile il mancato rispetto da parte della Pubblica Amministrazione sarda delle disposizioni della Legge 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.]. Dai dati messi a disposizione dagli uffici dell’Assessorato Regionale al Lavoro, risulta infatti che gli Enti Regionali obbligati all’assunzione siano 37, dei quali però solo 6 hanno stipulato la convenzione per procedere alla copertura dei posti vacanti. Complessivamente, quindi, i posti scoperti sono 627 (304 nelle Aziende Sanitarie Sarde, altrettanti nelle Istituzioni Scolastiche e in altri Enti Pubblici e 19 nella Pubblica Amministrazione). La nostra iniziativa, dunque, ripartirà proprio da questo punto fondamentale, sia perché il lavoro in Sardegna è prevalentemente determinato dai servizi e dal settore terziario, sia perché è dovere innanzitutto dell’Istituzione Pubblica essere d’esempio per il rispetto delle leggi approvate e anche per stimolare le aziende private obbligate all’assunzione. Il tutto ricordando sempre il significato stesso e la finalità del nostro impegno, ovvero che il lavoro è il primo diritto costituzionale, la prima opportunità e il primo strumento per la piena inclusione e la piena cittadinanza». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: fishsardegna@tiscali.it.
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