In questo momento dell’anno si comincia a pensare alla desiderata vacanza che ci aspetta. E si comincia a pensare a cosa mettere in valigia, abiti e accessori a seconda della destinazione: costumi e abiti leggeri per il mare, scarponcini da trekking e una giacca a vento per la montagna. Se invece si prevedono visite in città d’arte, allora vestiti e scarpe comode per camminare.
Ma se qualcosa andasse storto e anziché ritrovarci nella località che avevamo programmato, ci ritrovassimo in una meta sconosciuta, senza avere il necessario nelle nostre valigie per poter affrontare il viaggio? Sicuramente sarebbe una brutta sorpresa: sensazione di disagio, spaesamento, paura, sconforto e poi la consapevolezza di non avere nel proprio bagaglio il necessario per affrontare questa destinazione imprevista.
Queste sensazioni sono quelle che ogni giorno provano i genitori dei bambini, quando apprendono per la prima volta che il loro figlio o figlia è nato o è nata con un “problema”. Che niente sarà come avevano immaginato e sognato, che la “valigia” che avevano preparato per il loro piccolo con tanto amore non andrà bene.
Per far fronte a queste difficoltà, l’Associazione milanese L’abilità – nata per dare opportunità di benessere ai bambini con disabilità e alle loro famiglie – ha ideato qualche anno fa il Progetto In viaggio senza valigie [se ne legga la nostra presentazione, N.d.R.], che si propone di “riempire valigie speciali”, che contengono sostegno e strumenti efficaci per i bambini e per le loro famiglie.
Nel concreto, la “valigia speciale” contiene oggetti simbolici che corrispondono ad azioni di auto concrete, come la cassetta del pronto soccorso, che rappresenta l’assistenza a casa per i genitori, per superare la paura di stare con il loro bambino; lo zaino, che è l’assistenza psicologica alla mamma e al papà per dare voce alle loro sofferenze nascoste; lo specchio, che è il gruppo di ascolto per i fratelli e le sorelle, al fine di aiutarli a superare la paura che la loro famiglia non sarà più come prima, e a ritrovare il loro spazio; la mappa, che rappresenta la formazione specifica per gli insegnanti del nido e della scuola materna, così che il piccolo possa proseguire il suo progetto di vita anche a scuola; il giocattolo, che è l’accoglienza dei bimbi nello Spazio Gioco dell’Associazione L’abilità, dove possono utilizzare giochi e materiali adeguati, per stimolare le loro capacità, e scoprire piacere e benessere lontano dalle cure e dalle terapie in ospedale.
«La disabilità – sottolinea Carlo Riva, direttore dell’Associazione L’abilità – arriva come un uragano e ruba competenze e ruoli; anche i genitori faticano a vedersi tali ed è per questo che abbiamo pensato il nostro Progetto In viaggio senza valigie, per far fronte al grande vuoto che si crea intorno alla famiglia. Noi diamo gli strumenti per colmare questo vuoto, perché i genitori tornino a vedere il bambino prima della disabilità, e le sue capacità invece che la sua patologia».
Partito nel 2012 e finanziato in parte dal Comune di Milano, il progetto di cui si parla ha visto lo scorso anno cessare il finanziamento pubblico, ma non volendo L’abilità smettere di aiutare le famiglie, è iniziata una campagna di raccolta fondi – in corso tuttora – per continuare a sostenere l’iniziativa e grazie a tale campagna, sono state supportate ottanta famiglie, con la consegna di altrettante valigie.
«Questo – aggiunge Riva – è il nostro modo per aprire gli occhi sul mondo della disabilità e dei bambini, per mettere in evidenza i loro diritti e i diritti delle loro famiglie, e fare uscire allo scoperto una tematica, quella dei diritti delle persone con disabilità, che viene ancora troppo poco considerata». (Anna Tipaldi)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@labilita.org.
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