Il Memorial Coliseum di Los Angeles, lo storico impianto già sede principale delle Olimpiadi del 1932 e del 1984, li ha visti sfilare, durante la cerimonia di chiusura, con 85 medaglie totali (25 d’oro, 29 d’argento e 31 di bronzo), dopo avere gareggiato in numerose discipline (atletica; badminton; bocce tradizionali e unificate; bowling; calcio a 5 maschile; calcio a 7 unificato; equitazione; ginnastica artistica e ritmica; golf; nuoto; nuoto in acque libere tradizionale e unificato; pallacanestro tradizionale e unificata; pallavolo unificata; tennis), tra le venti previste dal programma.
Ma non consiste solo in questo il grande successo della Nazionale Italiana ai Giochi Mondiali Estivi di Special Olympics – il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva – svoltisi in California tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, con una partecipazione quanto mai ampia di 7.000 atleti, 3.000 tecnici e 30.000 volontari, provenienti da 170 diversi Paesi (dall’Italia 101 atleti, con e senza disabilità intellettiva, 39 tecnici e 3 delegati, provenienti da 13 Regioni), che hanno coinvolto ben mezzo milione di spettatori. A ben sintetizzare i tanti significati di un evento come questo sono infatti i responsabili di Special Olympics Italia.
«Nella conquista di ogni medaglia – sottolineano – c’è il riconoscimento di un percorso personale di crescita importante, non solo in termini sportivi; c’è una gratificazione personale, c’è la voglia di vincere ma non l’ossessione, perché la vittoria in Special Olympics non passa attraverso il risultato in senso stretto. Il concetto, racchiuso nel giuramento stesso di ogni atleta Special Olympics («Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze»), non riduce lo sport a una mera competizione atletica, ma ne esalta i contenuti, incarnando quei valori sani, veri che donano, a ogni genere di traguardo raggiunto, un sorriso, una gioia, un’emozione. Valori fondati sul coraggio, la determinazione e la forza di non arrendersi alle difficoltà. Questo, al di là del risultato, significa realmente essere Atleti, nel corpo ma soprattutto nell’anima; significa essere Campioni, vincenti nello sport così come nella vita».
«Lo stesso logo dei Giochi Mondiali Special Olympics – aggiungono – che simboleggia le mani alzate in segno di vittoria, rimanda, con la fine di questa manifestazione, a una vittoria collettiva. È la vittoria dello Sport, degli oltre 7.000 atleti presenti a Los Angeles e di tanti altri sparsi nel mondo. Ed è anche la vittoria dello Sport Unificato, perché è nel giocare insieme, atleti con e senza disabilità intellettiva, che si costruisce una società fondata sul rispetto e sull’inclusione e crediamo sia proprio attraverso questo meraviglioso strumento di condivisione che è lo sport, che si possa abbattere ogni genere e forma di pregiudizio, accogliendo le differenze come una risorsa, per tutti». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: redazione@specialolympics.it.