«Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie. Al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze. Per questo venerdì 11 settembre lanceremo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia cammineremo scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Ma invitiamo tutti ad organizzarne in altre città d’Italia e d’Europa».
Così i promotori della Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi presentano l’iniziativa cui parteciperanno appartenenti al mondo dell’associazionismo, dei sindacati, della cultura, del cinema e del giornalismo, e alla quale ha aderito anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), il cui presidente Vincenzo Falabella sottoscrive senza riserve gli obiettivi della Marcia, voluta per «iniziare un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano».
«È arrivato il momento – si legge ancora nella presentazione dell’iniziativa – di decidere da che parte stare. È vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa, ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi, di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. È difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo, ma la migrazione assoluta richiede esattamente questo: spogliarsi completamente della propria identità per poter sperare di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un TIR, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle».
Per la Marcia dell’11 settembre, dunque – data già di per sé assai significativa – l’iniziativa principale è prevista, come detto, a Venezia, ma eventi analoghi sono già stati annunciati in numerose altre città, tra cui Genova, Milano, Napoli, Palermo (il 10 settembre), Roma e Torino.
Ovunque si chiederanno con forza «i primi necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali», vale a dire «la certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, un’accoglienza degna e rispettosa per tutti, la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, oltreché di creare un vero sistema unico di asilo in Europa, superando il Regolamento di Dublino». (S.B.)
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