«Gentile Signor Presidente della Repubblica, le scrivo da cittadino, padre di una bambina con un handicap in stato di gravità, profondamente indignato e vittima di un Paese incapace di tutelare le famiglie in difficoltà. Un Paese che non tutela una famiglia in una condizione di handicap in stato di gravità, assicurandosi che un’azienda che continua ad operare sul mercato non privi il genitore del proprio lavoro (unica fonte di reddito), non è un Paese degno di essere considerato civile»: così aveva scritto qualche mese fa, su queste stesse pagine, Daniele Picco, che ora ha lanciato una petizione in rete, rivolta al Parlamento, su quelle medesime questioni.
L’iniziativa viene motivata così: «Perché le famiglie con a carico un congiunto portatore di handicap in stato di gravità (ad esempio un figlio in stato vegetativo), che quindi non hanno possibilità di spostarsi dal luogo in cui l’handicap le costringe, non sono in alcun modo tutelate nel caso in cui un’azienda decida di ridurre il personale».
Si chiede quindi al Parlamento di intervenire sulla Legge Quadro 104/92, e nello specifico sull’articolo 33 di essa (Agevolazioni) «includendo la priorità al mantenimento del posto di lavoro di chi abbia in carico un congiunto di primo grado con un handicap in stato di gravità, rispetto agli altri criteri di selezione definiti negli accordi tra parti sociali ed azienda». (S.B.)
Lavoro e famiglie con disabilità: una petizione
Una petizione in rete indirizzata al Parlamento, per chiedere la priorità al mantenimento del posto di lavoro di chi abbia in carico un congiunto di primo grado con disabilità grave, rispetto agli altri criteri di selezione definiti negli accordi tra parti sociali e azienda, è stata lanciata in rete, riprendendo una questione sollevata qualche mese fa in un intervento pubblicato dal nostro giornale