Come avevamo ampiamente riferito in sede di presentazione, con l’incontro di Roma intitolato Il nuovo paradigma della Convenzione ONU per l’accesso ai diritti ed al contrasto delle discriminazioni delle persone con disabilità, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) intendeva far vivere un importante passaggio di quello che costituisce uno dei suoi principali obiettivi, ovvero costruire un’alleanza il più ampia possibile, per realizzare nuove politiche, questa volta inclusive, per le persone con disabilità, rendendo esigibili e tangibili i diritti richiamati dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. «Ciò richiede – come si legge in una nota diffusa dalla Federazione dopo l’incontro – un impegno e una condivisione trasversale che coinvolga il più alto numero dei diretti interessati, delle istituzioni, del mondo associativo e sindacale, ma anche quello degli operatori e dei servizi. Non è un caso, quindi, che i relatori dell’incontro siano stati individuati per la loro preparazione, esperienza, rappresentatività e che la direzione degli interventi fosse ben orientata sulla concretezza e focalizzata su temi circostanziati».
A confermare ciò è stato innanzitutto lo stringente inquadramento di apertura dell’incontro, curato da Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH, che ha sottolineato come «il Programma di Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e dell’Integrazione delle Persone con Disabilità [Decreto del Presidente della Repubblica-DPR del 4 ottobre 2013, N.d.R.], redatto dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e approvato già nel 2013, dovrebbe orientare le politiche per applicare il paradigma della Convenzione ONU in Italia. Ma il Programma reca le linee delle azioni e queste devono essere rese operative con atti a diverso livello e àmbito di responsabilità istituzionale. È necessario dunque passare dai princìpi alla pratica, analizzando i fenomeni con occhio critico, elaborando i dati disponibili, avanzando proposte sostenibili».
Su questa traccia di lavoro, durante l’incontro di Roma sono stati presentati e resi disponibili due approfondimenti tecnici, uno sulla “consistenza” del numero delle persone con disabilità, l’altro sulla spesa sociale per la disabilità, e anche un documento di lavoro per la futura riforma dei percorsi e dei criteri di riconoscimento della disabilità.
Dal primo approfondimento è emerso un dato evidenziato da Falabella e ripreso da molti altri relatori. Comparando cioè uno studio dell’ISTAT (Inclusione sociale delle persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi, luglio 2015) con il casellario dell’INPS, esisterebbero in Italia circa 1 milione e 100.000 mila persone con limitazioni funzionali gravi che, pur essendo in possesso dei requisiti sanitari, non sono titolari di indennità di accompagnamento. Secondo l’ISTAT, infatti, sono circa 3,1 milioni le persone con limitazioni funzionali gravi, mentre l’INPS eroga l’indennità di accompagnamento civile “solo” a poco più 1,9 milioni di persone.
Quella stessa analisi della FISH “smonta” inoltre, dati alla mano, anche le tesi riguardanti i cosiddetti “abusi territoriali”, secondo cui la maggiore incidenza di indennità di accompagnamento in alcune aree del Paese deriverebbe da disomogeneità valutative.
Dal secondo documento, invece, quello sulla spesa sociale per la disabilità, appare in modo netto da una parte un’Italia molto indietro rispetto alla media europea (sia rispetto alla spesa pro capite che all’incidenza sul Prodotto Interno Lordo) e dall’altra una profonda disomogeneità territoriale sia quantitativa che qualitativa.
Come poi si poteva ben prevedere, un forte interesse ha raccolto l’ipotesi di riforma dei percorsi per il riconoscimento della disabilità, formulata nella sua struttura essenziale dalla FISH, che anche in questo caso sta tentando di accelerare i tempi, avanzando una proposta operativa e sostenibile.
«L’analisi dell’attuale sistema di accertamento, verifica e riconoscimento dell’invalidità civile e dell’handicap – si legge a tal proposito nella nota della Federazione – non può che essere inclemente in quanto a tempi, costi, esiti, sovrastrutture e criteri valutativi. L’intento, quindi, è quello di ridisegnare un percorso che sia sostenibile ed efficace/efficiente nell’interesse dei diritti delle persone con disabilità, ma anche della qualità del sistema di protezione sociale attuale e futuro, capace di promuovere e migliorare l’equità e la trasparenza delle valutazioni. Ci si propone innanzitutto di unificare i momenti e i criteri valutativi di base (invalidità, handicap, disabilità, alunno con handicap), ma al contempo di disgiungere la valutazione di base dalla valutazione multidimensionale legata ai progetti individualizzati, strumenti essenziali per la reale inclusione. Importante, poi, è anche responsabilizzare e monitorare le competenze valutative di base, con quest’ultima che dovrebbe passare da collegiale a monocratica, con una separazione dei percorsi valutativi di base per età (minori, adulti, anziani), affidandone il compito a medici con specifica e dimostrata competenza e formazione. Grande rilevanza, infine, viene attribuita anche alla trasparenza delle informazioni, al controllo della qualità del lavoro di valutazione (sottoposto a indicatori), ai nuovi criteri e ai test da usare».
Era presente all’incontro anche Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha espresso apprezzamento sia per la qualità delle analisi proposte dalla FISH, sia per la proposta avanzata sui percorsi di accertamento che, ha dichiarato, «potrà essere la base di un confronto su qualcosa di concreto che tiene conto di sostenibilità e di miglioramento del sistema».
Richiamando poi il ruolo dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, Poletti ne ha riconosciuto l’importanza, non solo come sede di elaborazione, «ma anche di supporto alle decisioni politiche». Ancora una volta, quindi, il Ministro ha sottolineato come ritenga essenziale «valutare l’impatto delle norme in via di approvazione, che può essere diverso da quello atteso dal Legislatore». «Deve quindi essere sempre previsto – ha concluso – un monitoraggio anche a posteriori».
Poletti, infine, ha voluto confermare anche – raccogliendo i preoccupati richiami di Falabella su varie emergenze – la massima attenzione del suo Ministero e del Governo riguardo alla disabilità. (C.G. e S.B.)
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