«Chiediamo all’Assessorato ai Servizi Sociali di portare a compimento entro l’anno in corso una delibera volta a regolamentare su tutto il territorio regionale il diritto alla Vita Indipendente. Ricordando per altro che tale diritto è materia che interessa tutti gli Assessorati perché, sulla base dell’uguaglianza fra tutti i cittadini, implica che le persone con disabilità abbiano il diritto di vivere dove vogliono e che tutte le strutture previste per la cittadinanza siano rese fruibili anche alle persone con disabilità, chiediamo che questa specifica delibera preveda: 1) che per Vita Indipendente si intenda il diritto ad autodeterminare la propria vita con le sole limitazioni che hanno le persone senza disabilità; 2) che lo strumento fondamentale per il conseguimento di tale diritto sia la figura dell’assistente personale, uno o più professionisti selezionati, scelti, formati, retribuiti (salvo rare eccezioni) e congedati dalla persona con disabilità che ne usufruisce o da chi ne fa le veci; 3) che venga predisposto un apposito capitolo di spesa, anche ad integrazione delle misure già previste dall’attuale normativa regionale; 4) che lo strumento dell’ISEE [Indicatore della Situazione Economica equivalente, N.d.R.] sia escluso sia come criterio di valutazione rispetto all’accesso a tali forme di intervento, sia come criterio per quantificarne la misura».
Così il Comitato Lombardo per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità, in una nota firmata da Filiberto Cresci, presenta l’iniziativa promossa per il 22 settembre a Milano, consistente in un presidio dalle 11 alle 16 davanti al Palazzo della Regione Lombardia (Piazza Città di Lombardia, 1).
Il Comitato, in particolare, intende rivolgersi direttamente al presidente della Lombardia Roberto Maroni, che si è assunto le deleghe sia in materia di Sanità che di Assistenza, «chiedendo ancora una volta che la Regione ottemperi al suo dovere di attuare quanto previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e dalla Costituzione Italiana in materia di Vita Indipendente, per poter finalmente vivere in condizioni di parità con tutti gli altri cittadini, cioè svolgere le normali attività di vita quotidiana, partecipare alla vita formativa, lavorativa e sociale del nostro paese».
«A tale scopo – prosegue la nota del Comitato – chiediamo di destinare una parte significativa delle risorse che attualmente vengono impiegate per le RSD (le Residenze Socio Sanitarie per Disabili, luoghi a cui le persone con disabilità e le loro famiglie ricorrono disperatamente per mancanza di alternative valide, che costano mediamente 6.000-7.000 euro mensili alla nostra Regione), per rendere sostanzialmente concreto il diritto alla Vita Indipendente. E la stessa indicazione riguarda ogni altra forma di comunità alloggio o di co-housing [letteralmente “convivenza”, N.d.R.] coatti».
«Denunciamo – conclude il documento – che il peso dell’assistenza grava sempre più sulla famiglia, che riceve in cambio elemosina, sacrificando i diritti di libertà e di uguaglianza delle persone con disabilità e dei loro familiari e chiediamo di interrompere la logica dell’eterno sperimentare e di passare ai fatti secondo quanto previsto dalla Convenzione ONU».
E a proposito delle Nazioni Unite, il Comitato ricorda anche che «proprio l’ONU, commentando lo scorso 4 settembre il primo rapporto presentato dall’Unione Europea sull’attuazione della Convenzione, ha raccomandato di proseguire con maggior convinzione nell’attuare il diritto alla Vita Indipendente». (S.B.)
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