«Una roadmap per mettere fine alla povertà globale, costruire una dignità di vita per tutti e non lasciare nessuno indietro, nonché un appello a lavorare insieme e intensificare gli sforzi, per assicurare la pace e guarire il nostro pianeta a beneficio delle future generazioni».
Così Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development (“Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”), documento contenente i nuovi diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato in questi giorni, in sostituzione dei precedenti otto Obiettivi fissati nel 2000 e in scadenza in questo 2015.
Si tratta di un passaggio decisamente importante anche per il mondo della disabilità. Come sottolinea Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF (European Disability Forum): «Finalmente le donne, gli uomini, i bambini e ragazzi con disabilità sono pienamente inclusi in questa nuova Agenda». Il documento, infatti, mette al centro i diritti umani, che si propone di garantire, realizzare e tutelare, e tra essi vi sono appunto i diritti delle persone con disabilità, con numerosi riferimenti espliciti, ad esempio in àmbito di educazione, lavoro, riduzione delle disparità, città inclusive o dati statistici. Più in generale si può dire che le persone con disabilità vengano realmente messe al centro della lotta alla povertà e inserite a tutti i livelli nel ogniqualvolta si parla di «persone in condizioni di vulnerabilità».
«Questo risultato – dichiara Vardakastanis – è anche il frutto del nostro lungo lavoro a fianco dell’IDA (International Disability Alliance) e dell’IDDC (International Disability and Development Consortium), bene assecondato dalla Rappresentanza Permanente dell’Unione Europea alle Nazioni Unite. Per altro, siamo di fronte a un punto di partenza e non di arrivo. Infatti, queste novità, che portano il marchio dell’inclusione, non dovranno restare solo sulla carta di questo prezioso testo, ma dovranno condurre a una reale e concreta inclusione del miliardo di persone con disabilità che vivono nel mondo, e che ovunque sono a rischio di povertà e di esclusione, interessando anche i finanziamenti, i programmi e le varie politiche, consentendo così la piena applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
Al risultato sancito in questi giorni dalle Nazioni Unite ha contribuito per altro – sempre a fianco dell’IDA e dell’IDDC – anche il lavoro dell’organizzazione CBM, attiva da sempre, con le sue undici sezioni nazionali, nella lotta alle forme evitabili di cecità e disabilità nei Paesi in Via di Sviluppo. Essa celebrerà nei prossimi giorni l’adozione dell’Agenda 2030 attraverso la pubblicazione intitolata Dialogo sullo sviluppo sostenibile: una prospettiva inclusiva della disabilità, documento in cui emerge come l’inclusione delle persone con disabilità sia rilevante rispetto a tutti i settori dello sviluppo, dall’uguaglianza di genere, alla salute, alla riduzione dei rischi ambientali.
«Gli obiettivi e i target dell’Agenda 2030 – commenta Dave McComiskey, presidente di CBM – potranno essere raggiunti solo se tutti, comprese le persone con disabilità, saranno inclusi nella realizzazione e nella promozione di uno sviluppo sostenibile». (S.B.)