Doppiamente discriminata: nella sua privacy e nel suo diritto di fare entrare il proprio cane guida «in tutti i luoghi aperti al pubblico», come recitano leggi ormai lontane nel tempo (Legge 37/74, aggiornata successivamente dalla Legge 60/06) e come siamo purtroppo costretti a ricordare sin troppo spesso. Un fatto, poi, ancor più grave, perché accaduto in un Commissariato della Polizia di Stato.
A denunciare la disavventura vissuta nei giorni scorsi da una donna con disabilità visiva era stata l’Associazione Blindsight Project – impegnata da anni a vari livelli, per l’inclusione delle persone con disabilità, e in particolare di quelle con disabilità visiva – che ha raccontato appunto di quanto accaduto al Commissariato Tuscolano di Roma, dove la trentacinquenne si era recata con la madre e con il proprio cane guida a denunciare lo smarrimento del documento d’identità. «Il cane non può entrare», le era però stato risposto, cosicché si era proceduto alla denuncia nella sala d’attesa del posto di polizia. «Sono state violate due leggi – aveva dichiarato la signora a una delle tante testate che si era soffermata sul fatto – una per la privacy e una per il cane guida».
Successivamente, anche Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), aveva indirizzato una lettera direttamente al Capo della Polizia di Stato, nella quale – oltre a rendersi disponibile a «organizzare insieme alle Autorità di Pubblica Sicurezza, momenti di informazione e documentazione sulla vita quotidiana dei ciechi e degli ipovedenti» -, aveva chiesto «le pubbliche scuse formali alla signora non vedente offesa da un gesto riprovevole e odioso, nonché a tutta la categoria dei ciechi e degli ipovedenti, certamente scossa nel leggere di un simile episodio di discriminazione».
Ebbene, proprio oggi, a quanto pare, una vicenda tanto negativa si è sviluppata in modo quasi insperatamente positivo, durante l’incontro avvenuto nello stesso Commissariato Tuscolano di Roma, tra una delegazione dell’Associazione Blindsight Project, accompagnata anche da Ada Orsatti, presidente dell’AILA (Associazione Italiana Lotta agli Abusi) e un responsabile delle Forze delle Ordine. «Oltre a fare entrare ben tre cani guida – racconta infatti Laura Raffaeli, presidente di Blindsight Project – il comando si è assunto la responsabilità dell’accaduto, porgendo scuse formali. Non solo. Ci ha proposto di organizzare corsi di formazione e informazione non solo ai comandi della Capitale, ma in tutte le questure d’Italia e siamo intenzionati a partire già dalle prossime settimane».
«L’incontro è andato bene – sottolinea dal canto suo Simona Zanella, altra componente di Blindsight Project che ha partecipato allo stesso – anche perché abbiamo voluto mettere da parte le polemiche, per cercare di creare una cosa positiva da un fatto negativo».
Un risultato, quindi, decisamente positivo e se la “semina” avviata oggi porterà ai frutti sperati, si potrà dire di aver compiuto un ulteriore passo per far conoscere meglio la realtà della disabilità, soprattutto da parte di chi, ai diversi livelli, deve agire a contatto con il pubblico. (S.B.)
Ringraziamo Massimiliano Bellini per la collaborazione.