Affrontare le disabilità con una tavola da surf

È uno sport relativamente semplice il SUP Surfing, variante del surf di crescente diffusione anche nel nostro Paese, in cui si sta in piedi su una “tavola lunga” (longboard) e ci si sposta utilizzando una pagaia. E a praticarlo sulle acque tranquille del Lago di Caldonazzo (Trento), come fanno da tempo numerose persone con autismo o con altre disabilità cognitivo-relazionali, nell’àmbito del Progetto “SUP Ability”, sembra proprio che i risultati siano davvero importanti

SUP Surfing al Lago di Caldonazzo (Trento)

Una delle uscite di SUP Surfing, praticato da persone con autismo o con altre disabilità cognitivo relazionali, al Lago di Caldonazzo (Trento)

Una migliore capacità di interazione, aumento della soglia di attenzione e una maggiore predisposizione alla relazione con gli altri sono tra i risultati raggiunti grazie a SUP Ability, progetto realizzato dalla Cooperativa Sociale trentina Archè, che negli ultimi cinque anni ha coinvolto oltre 120 persone con autismo o altre disabilità cognitivo-relazionali e più di 80 volontari, che durante i mesi estivi si sono trovati sulle tranquille acque del Lago di Caldonazzo per praticare insieme il SUP Surf. Quest’ultimo – ove l’acronimo SUP sta per Stand Up Paddle (letteralmente “sta in piedi con la pagaia”) – è una variante del surf nata in Polinesia, già molto diffusa in varie parti del mondo e di crescente popolarità anche nel nostro Paese, in cui si sta in piedi su una “tavola lunga” (longboard) e ci si sposta utilizzando appunto una pagaia.
Ebbene, dopo la fase di sperimentazione, sono stati presentati nei giorni scorsi i risultati del progetto, dai rappresenti di Archè e dalle ricercatrici delle Università di Trento e di Verona, che hanno monitorato e registrato i benefìci ottenuti dai giovani affetti da disturbo dello spetto autistico che hanno partecipato all’iniziativa.

«Grazie anche alle attività che svolgiamo nel campo della vela – ha commentato per l’occasione Gianluca Samarelli, presidente di Archè, riferendosi segnatamente alla regolare collaborazione della Cooperativa con l’Associazione Lo Spirito di Stella, per la scuola vela itinerante Sailing Campus, rivolta a persone con e senza disabilità – abbiamo acquisito la consapevolezza che la pratica sportiva è un valido strumento di inclusione sociale per persone con disabilità sia fisiche che psichiche».
«Il SUP surfing è uno sport relativamente semplice – ha ricordato dal canto suo Michele Bertolotti, anch’egli di Archè – che offre la possibilità alle persone con autismo di mettersi alla prova, acquisendo nuove abilità e, di conseguenza, aumentando la fiducia in se stessi e aprendosi alla relazione con le altre persone».

Come accennato, durante l’incontro di presentazione, aperto dal saluto del direttore generale della Cooperazione Trentina Carlo Dellasega, sono stati presentati nel dettaglio i benefìci raggiunti sia dal punto di vista motorio che psicologico.
Dallo studio condotto da Paola Venuti e da Chiara Cainelli, ricercatrici del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, sono emerse differenze significative nei partecipanti per quanto riguarda il contatto, l’interazione, l’intenzione e l’attenzione. «I risultati emersi – hanno spiegato – evidenziano la presenza di alcuni effetti dell’attività di SUP sulle aree indicate, suggerendo la possibilità di poter sfruttare questa attività sportiva per incrementare alcune abilità sociali e comunicative, sia nel rapporto allievo-insegnante, sia nelle relazioni tra pari».
I benefìci dell’attività fisica sono stati quindi approfonditi da Francesca Vitali e Valeria Marconi, docenti e ricercatrici del Collegio di Scienze Motorie dell’Università di Verona e dai laureandi Manuel Zanotto ed Elisabetta Dal Monte. Dal loro lavoro si evince che la pratica sportiva non solo consente un miglioramento della salute psicofisica e uno sviluppo della percezione di competenza motoria, ma, grazie alla componente ludica, offre una motivazione all’adozione di uno stile di vita attivo, soprattutto se praticata in un ambiente naturale.
«Il progetto condotto da Archè – hanno concluso le docenti – dimostra l’efficacia di un’attività di SUP Surfing adattato per migliorare le funzioni grosso-motorie, gli schemi di controllo degli oggetti e gli schemi locomotori. In futuro sarà interessante verificare l’impatto anche sullo stile di vita di questi giovani con disturbi dello spettro autistico». (S.P. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Sara Perugini (Servizio Stampa e Comunicazione Cooperazione Trentina), sara.perugini@ftcoop.it.

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