«Il “modello Sardegna” è l’unico in Italia che è in linea con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che consente cioè la libera scelta dell’assistenza. Siamo di fronte a un sistema virtuoso, invidiato da tutte le Regioni, che però l’attuale Giunta Regionale, purtroppo, vuole demolire, dicendo di volerlo ristrutturare».
È questa la dura presa di posizione di Salvatore Usala, segretario del Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti) e dell’Associazione Vita la Vita Sardegna, da tempo impegnato con le proprie organizzazioni in questo settore, non solo con iniziative di protesta, ma anche tramite concrete proposte di progetti, come quella di cui avevamo riferito qualche settimana fa, riguardante un’iniziativa sperimentale di assistenza domiciliare, volta a qualificare il ruolo del caregiver e dell’assistente familiare, in collaborazione con l’assistenza infermieristica attuale. «Da anni – sottolinea a tal proposito Usala – propongo un progetto concreto che produrrebbe una miglior qualità dell’assistenza delle persone in area critica, e avremmo 4 milioni di risparmi per 170 utenti, un progetto che prevde costi, profili, mansioni, benefìci, obiettivi e finalità».
Ebbene, parte proprio da tale questione la nuova manifestazione di protesta che Usala, insieme ad altre persone con disabilità gravissima, ha annunciato per il 24 novembre, un presidio permanente davanti alla sede di Cagliari della Regione Sardegna, che prevede anche lo sciopero dell’alimentazione. «Alcuni giorni fa – dichiara infatti il Segretario del Comitato 16 Novembre e di Viva la Vita Sardegna – è stata approvata una Delibera che non dice nulla, non prevedendo né costi, né compiti, né responsabilità».
«Siamo stufi di sperimentare, vogliamo una riforma che sia omogenea per tutta la Sardegna», è la conclusione di Usala, che oltre ad attendere risposte concrete dalla Giunta Regionale, preannuncia anche un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) in particolare su due punti, per chiedere cioè «il ripristino di 4.607.000 euro di fondi nazionali riservati, utilizzati impropriamente dalla Regione per pagare fondi ordinari e 24 ore di assistenza infermieristica alle persone con sclerosi laterale amiotrofica e/o in ventilazione assistita, come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale 10/43 del 2009, soluzione, questa, che sarebbe per altro ben più dispendiosa di quanto previsto dal nostro progetto».
Un richiamo al cosiddetto “modello Sardegna” nell’assistenza sociosanitaria di cui si parlava inizialmente ci sembra in conclusione doveroso per i Lettori. Basti ricordare che oggi esso riguarda oltre 38.000 piani di sostegno personalizzati in favore di persone con disabilità, con una ricaduta di 15.000 posti di lavoro in tutto il territorio. «Una nuova realtà – è stato scritto recentemente anche su queste pagine – dove la risposta sanitaria, pur nella sua alta specialità, è stata ricondotta ad uno e non più esclusivo obiettivo del modello organizzativo di assistenza, ritenendo utile oggi incidere sulla qualità di vita nella sua complessità, dando forza a una risposta più ampia e più complessa che integra la necessità di salute alla necessità di comunicare, di muoversi e di partecipare alla vita sociale». (S.B.)
Ultim’Ora: come informa lo stesso Salvatore Usala, il preannunciato presidio del 24 novembre è stato per il momento rinviato, in attesa di un incontro del 27 novembre con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, che ha garantito di «voler trovare soluzioni condivise, ma chiare».
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: usala@tiscali.it.