Sta per tornare in scena a Catania La ballata degli elefanti, rappresentazione teatrale prodotta dall’Associazione CULT Culture Possibili, nata nella città etnea, come spiegò a suo tempo la presidente Bianca Caccamese, «con l’obiettivo di attuare nuove forme di sperimentazione nel campo dell’attività teatrale, sostenendo l’integrazione delle persone con disabilità in tale àmbito, perché crediamo fortemente nel contributo artistico che alcune di queste persone possono apportare al processo creativo».
Nello specifico, La ballata degli elefanti è dedicata al legame tra fratelli e sorelle, «un rapporto – spiega Caccamese – a volte complicato e travagliato, a volte leggero e inconsistente, altre volte profondo e forte, che viene costruito attraverso la vita quotidiana e che nella quotidianità trova la propria normalità, intesa come valore universale. Un “luogo” familiare e domestico, ideale per scoprire e raccontare come la diversità sia fonte di bellezza e ricchezza, nel momento stesso in cui fratelli e sorelle non possono mai essere uguali, ognuno con il proprio carattere, ognuno con la propria unicità».
Lo spettacolo, frutto di un’idea della stessa Presidente di CULT Culture Possibili, è diretto dalla regista e attrice Pamela Toscano e recitato da Carmelo Motta, Giuseppe Caccamese, Massimo Gagliano e dalla giovanissima Marta Tornabene (alla sua prima esperienza sul palcoscenico). Gli spettatori potranno gustarlo questa sera, 25 novembre e domani, 26 novembre, al Centro Culturale Zō di Catania (Piazzale Asia, ore 21).
«Tutto si è articolato su tre diverse fasi – spiega Bianca Caccamese – la prima delle quali basata su un laboratorio di narrazione cui hanno partecipato coppie di fratelli e sorelle, in cui il teatro è stato usato come strumento di ricerca, approfondimento e creazione di nuovi canali di comunicazione, attraverso un percorso di analisi di questo legame così speciale. La seconda fase, invece, incentrata su tecniche di improvvisazione e scrittura collettiva, ha trasformato le testimonianze raccolte in parola teatrale, intima e metaforica insieme, in gesto concreto ed evocativo. La terza fase, infine, coincidente con il lavoro di allestimento e messa in scena dello spettacolo, ha permesso alla pièce di incontrarsi e confrontarsi con il suo pubblico, mostrando che la condivisione della casa, dell’infanzia, delle esperienze e delle emozioni avviene in modo naturale e spontaneo, senza costruzioni e barriere, anche quando le dinamiche di ogni giorno si condividono con qualcuno che agli occhi degli altri può sembrare “speciale” e per questo “diverso”».
«La ballata degli elefanti – racconta la regista Pamela Toscano – è frutto dell’incontro tra fratelli, coppie di fratelli che si raccontano, giocano, condividono memorie, si improvvisano narratori creativi, si riconoscono simili. Coppie di fratelli che hanno in comune una speciale caratteristica, per cui la cosiddetta “diversità” irrompe nella cosiddetta “normalità” e la ridefinisce. Eppure le due categorie sfumano l’una nell’altra fino a confondersi, fino a rendere impossibile la catalogazione dei fatti. Lo spettacolo gioca sulle convenzioni e sui pregiudizi, da quelli eclatanti a quelli inconsapevoli che regolano la nostra convivenza sociale, al fine di trovare delle crepe, dei margini di dubbio, unico spazio possibile affinché avvenga l’incontro. È dall’incontro, infatti, che nasce l’esperienza e quando le teorie, le opinioni astratte, le aspettative si confrontano con la realtà, quasi sempre mutano arricchendosi, perché ogni mutazione può essere una ricchezza, che sia genetica e scritta quindi nel nostro DNA o musicale, scritta invece su un pentagramma, come quella provocata da una mosca dispettosa che riesce a fare cambiare nota a un violinista che suonava sempre la stessa musica».
Anche quest’anno, tra l’altro, CULT Culture Possibili ha portato il proprio impegno tra i ragazzi, creando occasioni d’incontro tra la compagnia della Ballata degli elefanti e gli studenti di cinque scuole catanesi, all’insegna di un progetto di educazione e sensibilizzazione delle nuove generazioni, per risvegliare attraverso il dibattito e il confronto la curiosità dei più giovani nei confronti del teatro, ma anche portando l’attenzione su tematiche delicate come la diversità e l’integrazione.
Da ricordare in conclusione che, fatto non trascurabile, lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio del Comitato Siblings, impegnato da tempo sulle tematiche riguardanti i cosiddetti siblings – termine inglese con cui vengono definiti i fratelli e le sorelle delle persone con disabilità – delle cui numerose iniziative il nostro giornale ha già avuto modo di occuparsi più volte. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@culturepossibili.it.