È certamente degno di nota l’approfondimento curato dal direttore editoriale della nostra testata Carlo Giacobini, responsabile anche del Servizio HandyLex.org, pubblicato in questi giorni dalla rivista «Welfare Oggi», con il titolo Dove sono finiti i “falsi invalidi”?
Nell’àmbito infatti di un’ampia riflessione sul sistema dei controlli, sugli esiti e sui risparmi ottenuti a seguito dei piani di verifica straordinaria, condotti dall’INPS, sulle provvidenze economiche spettanti a invalidi, sordi e ciechi civili, l’articolo prende le mosse da due recenti fatti di cronaca, a Palermo e a Napoli, per tentare di capire quale sia la reale consistenza numerica dei cosiddetti “falsi invalidi”, rispetto al complesso di oltre 3 milioni di provvidenze assistenziali erogate annualmente dall’INPS a circa 2 milioni e 600.000 persone.
«Ma ci si domanda anche – come viene sottolineato in “Condicio.it”, sito della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – come sia possibile aggirare il sistema di riconoscimento e di validazione dei verbali di invalidità civile, che è uno dei più stringenti che la Pubblica Amministrazione conosca, arrivando a coinvolgere un numero minimo di 12 medici appartenenti a due diversi enti fra loro indipendenti. E ci si chiede, infine, come mai dopo 1 milione e 250.000 controlli, approvati dal Parlamento negli ultimi anni, gli scandali vengano scoperti dalla Guardia di Finanza o dai Carabinieri e non dall’Istituto preposto ai controlli».
Riprendendo temi già percorsi in diverse occasioni anche su queste pagine (si vedano a tal proposito i titoli nella colonnina a fianco), Giacobini conclude stimando i reali e assai scarsi esiti delle campagne avviate con grande risonanza “alla caccia di falsi invalidi”: circa lo 0,2% di risparmio annuo sulla spesa totale per pensioni di invalidità civile e indennità di accompagnamento, risparmio che per altro è al lordo dei successivi esiti dei contenziosi, ossia dei ricorsi presentati da chi si vede revocare la pensione o l’indennità. Nel 40% dei casi, infatti, l’INPS soccombe in giudizio ed è quindi obbligato a restituire le provvidenze, con gli interessi, pagando anche le spese legali. Il tutto, naturalmente, a fronte di pesanti disagi patiti dalle persone, spesso convocate a visita nonostante condizioni di salute gravissime, la conseguente dilatazione dei tempi medi necessari per il riconoscimento delle prestazioni e lo stigma che le campagne contro i “falsi invalidi” hanno contribuito ad alimentare tra i cittadini nei confronti delle persone con disabilità. (S.B.)