Con la Delibera della Giunta Regionale n. 1329 del 29 dicembre scorso, è stato approvato in Toscana il nuovo Atto di indirizzo per la predisposizione dei progetti di Vita Indipendente, superando il precedente provvedimento sulla materia, prodotto nel 2012 e modificato nell’anno successivo.
A occuparsene con un’ampia e approfondita analisi, di cui suggeriamo caldamente ai Lettori la consultazione, è Simona Lancioni, responsabile a Peccioli (Pisa) di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, che spiega come il nuovo Atto di indirizzo sia entrato in vigore a partire dal 1° gennaio scorso e contenga «diverse rilevanti modifiche sotto il profilo disciplinare rispetto a quello procedente. Scompare il limite superiore di 65 anni per accedere al progetto, scompare la richiesta di presentare il proprio reddito (né è previsto che venga presentato l’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente), scompare il “bando a tempo” per presentare i progetti (le domande potranno essere presentate durante tutto l’anno), viene introdotta una franchigia del 10% nella rendicontazione della spesa complessiva annua (e per il 20 % è consentita l’autocertificazione), è contemplata la possibilità di assumere il/la proprio/a coniuge come assistente personale (in precedenza era esclusa l’assunzione come assistente personale di parenti e/o affini entro il terzo grado), è ammessa la possibilità di acquistare ausili informatici e domotici e servizi di trasporto».
Si è dunque deciso di rispondere in tal modo ad alcune delle istanze avanzate nei mesi scorsi – anche nel corso di clamorose manifestazioni di protesta, di cui avevamo riferito sul nostro giornale – da parte di alcune organizzazioni della Regione (AVI-Associazione Vita Indipendente, ATP-Associazione Toscana Paraplegici, Associazione Paraplegici Aretini, Associazione Vita Indipendente Bassa Val di Cecina e Centro Studi e Documentazione sull’Handicap di Pistoia, Habilia e Associazione Paraplegici Siena).
E tuttavia resta irrisolto un punto fondamentale alla base di quelle proteste, ovvero la richiesta di un aumento consistente del fondo. Infatti, come sottolinea ancora Lancioni, «rimangono invariate le risorse finanziarie annuali: 9 milioni di euro (come già nel 2014 e nel 2015)». «Nell’ottobre scorso – aggiunge poi la responsabile di Informare un’H – con un’altra Delibera, la Giunta Regionale aveva previsto l’attivazione di un Tavolo di Lavoro (che avrebbe dovuto coinvolgere anche i referenti delle associazioni rappresentative del mondo della disabilità), finalizzato, tra le altre cose, ad ampliare la platea dei beneficiari, onde consentire la copertura di un maggior numero di contributi individuali. Ma il mancato incremento del fondo destinato al servizio – somma già interamente disposta a garantire i progetti in essere – induce a ritenere che anche per il 2016 l’accesso di nuovi utenti (che pure avrebbero tutti i requisiti richiesti) non sia garantito. Questo vuol dire che, a meno che la Regione non intervenga con un atto successivo, per il terzo anno consecutivo diverse persone con disabilità, in condizioni simili a quelle di chi già usufruisce del servizio, saranno costrette a subire un trattamento diseguale». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link che rimanda all’approfondimento di cui si parla nella presente nota, curato da Simona Lancioni.