Quelli che danno un senso concreto alla parola solidarietà

Si intitola “Il saper fare” il libro che verrà presentato il 20 gennaio a Roma e che documenta un vero e proprio viaggio nell’Italia della solidarietà realizzato dall’Auser Nazionale alla scoperta delle migliori buone pratiche dell’Associazione e di un’Italia che non si arrende, che non si chiude in se stessa. Una raccolta di oltre quaranta esperienze, progetti, attività e servizi messi in campo dalla stessa Auser e dai suoi volontari, che tocca tutte le Regioni del nostro Paese

Copertina del libro "Il saper fare"Ci sono i 1.500 ragazzi delle scuole superiori che in Piemonte vanno a far visita agli anziani soli a casa o nelle case di riposo; ci sono i volontari che a Crema (Cremona), in un’Officina dell’Aiuto, raccolgono, riparano e forniscono gratuitamente a chi ne ha bisogno gli ausili ortopedici o medicali offerti da privati cittadini e da case di riposo; la stessa cosa succede in Calabria, a Crotone, con il Progetto Garantiamo la mobilità, che offre aiuto alle persone con temporanee difficoltà motorie e in difficili condizioni economiche, attraverso il riutilizzo di ausili ortopedici dismessi. Sempre in Calabria, a Cosenza, nel 2010 ha aperto i battenti l’Ambulatorio medico senza confini, aperto a chiunque non abbia la disponibilità economica per sostenere cure mediche o il diritto di accesso al Servizio Sanitario Nazionale.
E ancora, a Bolzano i protagonisti sono gli ultraottantenni coinvolti nel progetto Il pomeriggio conosce cose che il mattino nemmeno sospettava, con una serie di attività all’insegna del concetto che “si può dare sempre vita agli anni”; in Veneto i volontari dell’Auser dedicano il loro tempo ai malati di Alzheimer o demenza senile e ai loro familiari nel Progetto Sollievo; in Toscana hanno raggiunto quota 800 le volontarie coinvolte nelle Sartorie della Solidarietà, nate nel 1995 e attualmente presenti con 54 postazioni tra Firenze, Prato, Pisa, Lucca, Piombino e Livorno, allo scopo principale di finanziare progetti di solidarietà internazionale, mentre a Trani, in Puglia, anche qui in una Sartoria della Solidarietà, le volontarie dell’Auser insegnano a cucire a un gruppo di dieci donne segnalate dal locale Centro di Salute Mentale.
Sparsi per l’Italia, infine, ci sono progetti di integrazione per gli immigrati, corsi di computer per superare l’analfabetismo digitale, servizi di supporto alle donne vittime di violenza, volontari impegnati nella vigilanza di parchi, giardini per bambini, musei e biblioteche e tanto altro ancora.

È un vero e proprio viaggio nell’Italia della solidarietà quello realizzato dall’Auser Nazionale alla scoperta delle migliori buone pratiche dell’Associazione e di un’Italia che non si arrende, che non si chiude in se stessa. Una raccolta di oltre quaranta esperienze, progetti, attività e servizi messi in campo dall’Auser e dai suoi volontari, che tocca tutte le Regioni del nostro Paese.
Il relativo libro che ne è derivato – intitolato Il saper fare. Viaggio nell’Italia della solidarietà. Le buone pratiche dell’Auser, verrà presentato mercoledì 20 gennaio a Roma (Sala Di Vittorio della CGIL Nazionale, ore 10), durante un incontro in cui le buone pratiche verranno raccontate direttamente dai volontari, protagonisti dell’evento.
Presieduti e coordinati da Giovanni Anversa, giornalista di Rai Tre e introdotti da Marica Guiducci, della Presidenza Nazionale dell’Auser, interverranno inoltre, nel corso della tavola rotonda denominata Il saper fare dell’Auser e l’Invecchiamento Attivo, Marco Binotto dell’Università la Sapienza di Roma, Ivan Pedretti, segretario nazionale dello SPI (Sindacato Pensionati Italiani)-CGIL, Stefano Cecconi della CGIL Nazionale ed Enzo Costa, presidente Nazionale dell’Auser.

«Quello che pubblichiamo – sottolinea Enzo Costa – è un condensato di esperienze, di forze, di azioni, di fatti che ogni giorno, in una variegata molteplicità di contesti ci dicono che si può fare, si fa. Bisogna dare un senso concreto alla parola solidarietà, dare ad essa valore, passare dal valore di ciò che hai al valore di ciò che sai, sai fare e puoi donare. Il lavoro fatto con la testa (il sapere), con le mani (il saper fare) e con il cuore (la passione che metti nelle cose che fai) può essere la chiave del cambiamento. Bisogna mettere in rete i milioni di volontari che popolano il nostro bel Paese per ritrovare il “gusto” del nostro agire, quello che ci autolegittima. Le buone pratiche, infatti, aiutano a riguadagnare il senso del possibile, a saper costruire visioni, a realizzare una comunità operosa, a rendere merito alle nostre volontarie e ai nostri volontari che ogni giorno dimostrano che si può fare». (G.C.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@auser.it (Giusy Colmo).

Share the Post: