Risparmiare su certi dispositivi medici può essere costoso

«Non considerare la qualità nell’acquistare indispensabili dispositivi medici e presìdi sanitari, guardando esclusivamente al prezzo, comporta gravi rischi per alcune categorie di pazienti e può significare anche maggiori spese per il Servizio Sanitario Nazionale»: lo dichiara il responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, commentando la recente denuncia dei chirurghi ospedalieri sulle difficoltà in sala operatoria per la scarsa qualità dei bisturi
Disegno di un boomerang
Oltre a comportare gravi problemi per alcune categorie di malati, risparmiare su certi indispensabili dispositivi medici e presìdi sanitari può tramutarsi in un vero e proprio “boomerang”, in quanto si traduce alla fine in spese maggiori per il Servizio Sanitario Nazionale

«I sacchetti per gli stomizzati non personalizzati o i misuratori di glicemia cinesi per i diabetici: risparmiare può essere costoso», avverte Tonino Aceti, responsabile del Tribunale dei Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, dopo la segnalazione di questi giorni proveniente dall’ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), sulle difficoltà in sala operatoria per la scarsa qualità dei bisturi.
Si tratta per altro di problemi molto spesso denunciati anche su queste pagine, specie per quanto concerne i dispositivi medici e i presìdi sanitari necessari alle persone incontinenti e stomizzate (sacche, placche, sonde, cateteri ecc.), in particolare da parte della FINCOPP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico), organizzazione aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

«In questi anni – dichiara ancora Aceti – abbiamo affrontato il tema dell’acquisto di questi beni guardando esclusivamente al prezzo, senza però guardare al bilanciamento di quest’ultimo con la qualità e l’innovazione dei dispositivi e questo ha comportato grandissimi problemi per alcune categorie di pazienti. Se quindi ha ovviamente un senso intervenire per evitare sprechi e distorsioni dei prezzi, vogliamo al tempo stesso sottolineare che non considerare come variabile fondamentale la qualità può comportare rischi per i pazienti che si traducono in spese maggiori per il Servizio Sanitario Nazionale, con più complicazioni, nuovi ricoveri in reparto, aggravio del carico di lavoro in pronto soccorso, infezioni e così via».

Nessuna preclusione, quindi, da parte del Tribunale per i Diritti del Malato, alla scelta di centralizzare gli acquisti, «una strada – secondo Aceti – che va percorsa. E tuttavia non si può prescindere dal coinvolgimento dei medici e soprattutto di coloro che ricevono quei dispositivi, come le Associazioni di malati. Per fare una buona gara, infatti, serve la partecipazione dei cittadini e dei pazienti, che possono indicare dei parametri utili per la valutazione della qualità ricevuta». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: stampa@cittadinanzattiva.it.

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