Propongo una petizione, una manifestazione, un flash mob: regaliamo dei LEGO ai nostri politici. Direi che ci possiamo autotassare noi tutti legati al mondo della disabilità: diretti interessati, famiglie, operatori del settore, associazioni… Più o meno come cifra dovremmo esserci: considerati qualche milione noi, dovremmo essere in proporzione di uno ad uno rispetto a loro, che non finiscono mai. Perciò ognuno potrebbe regalare la sua scatola di mattoncini al suo politico preferito. Le regalie fan sempre piacere, si dice.
Io la mia scatola la regalo a Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e senatore di Forza Italia. Anzi, della Repubblica. La Repubblica Italiana. Una carica di prestigio che richiede una discreta preparazione culturale, linguistica e morale. E non gliene regalo una a caso, ma una moderna. Una che deve ancora uscire. Quella con il ragazzo in carrozzina, che fa tanto tendenza e se non ti interessa, al limite, il ragazzino lo puoi pure staccare e buttare a mare la carrozzina…
Alla LEGO ci hanno messo un po’ a capire che le persone con disabilità fanno parte del mondo ed è giusto che giocando ci si cimenti con la loro rappresentazione ludica. C’è voluta una petizione per fargli capire che la disabilità non è solo quella delle persone anziane e che la carrozzina bisogna rappresentarla in maniera che sia realistica e non stereotipata, cioè che si capisca che chi ci sta sopra può spingersela da solo, se è capace. È un messaggio di autonomia e una spinta a una lettura positiva della disabilità. Spinta di cui avrebbero bisogno molti, non solo fra i più piccoli.
Ma torniamo al senatore Gasparri. Perché regalargli il ragazzino in carrozzina? Perché baloccarsi fa sempre bene. Se con criterio, meglio. Magari si impara. Magari si capisce che le persone con disabilità stanno nella società senza essere inferiori alle altre. Sono diverse, sicuro, ma chiunque è diverso dagli altri. Il ragazzino in sedia a rotelle dovrebbe insegnarci che ci vuole rispetto. Che le persone con disabilità esistono: a volte con i loro ausili sfrecciano fra le occasioni della società e a volte riescono a malapena a galleggiarci. Però ci sono, appunto. Ed essendoci interagiscono, anche restando ferme e mute, offrendo a tutti il compito di interrogarsi sulla società e su se stessi.
Ed è in questa riflessione che io penso che un Senatore della Repubblica debba avere immersa la coscienza, la consapevolezza e gli strumenti, per essere al passo coi tempi.
La sua uscita al Family Day verso la Iena Enrico Lucci, in cui dice «Questo è il Family Day, non l’Handicappato Day», è anacronistica, offensiva e politicamente controproducente. Un Senatore della Repubblica non può permettersi di usare il termine “handicappato” mai, perché è un termine superato. Tantomeno può permettersi di usarlo per insultare una persona e che sia con disabilità o meno non ha alcuna importanza.
La circostanza di vivere con un handicap – per dirla con le sbagliate parole da correggere con vivere con una disabilità – non è una condizione da usarsi come insulto. Come si può pensarla diversamente? Eppure c’è chi lo pensa. Terribile. Mi mette addosso un grande senso di disumanità.
Ora c’è chi si aspetta le scuse del senatore Gasparri [che sono arrivate via Twitter, N.d.R.]. Io credo che un’Interrogazione Parlamentare non sarebbe male. In fondo bisogna capire perché qualcuno usa certi termini, per altro in modo offensivo. Sarebbe un bel segno di civiltà. Quasi come quello della LEGO. Che i mattoncini ce li ha messi, ma chi ci gioca – decidendo che fare di quella persona in carrozzina e scegliendo un percorso inclusivo piuttosto che il bullismo, l’indifferenza, la superficialità o l’ignoranza – sono le persone.
Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Regalerò dei Lego al senatore Gasparri”, e qui ripreso con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.