Fra i nostri limiti c’è anche quello di non dimenticare. La memoria, in effetti, non è sempre una buona compagna. Talvolta sarebbe preferibile lasciare alle spalle i brutti ricordi, le esperienze spiacevoli, le altrui parole o gesti. Ma se questa inclinazione vale per la propria esistenza, è improponibile quando in gioco ci sono da una parte i diritti delle persone, dall’altra degli impegni politici magari ampiamente enfatizzati.
Riavvolgiamo dunque il nastro e torniamo al 2012. Nel dicembre di quell’anno era in carica il Governo Monti. Battendo un altro record nella storia repubblicana, pur dimissionario dal 21 dicembre 2012, rimarrà poi in carica fino al mese di aprile successivo, per essere rimpiazzato da Enrico Letta. Ma questo poco importa nella nostra memoria. Giovi tuttavia ricordare che il ministro dell’Economia era Corrado Passera (il “bi-ministro”, visto che reggeva anche le Infrastrutture), mentre Elsa Fornero sedeva al Ministero delle Politiche Sociali. Antonio Mastrapasqua timonava l’INPS.
Il fondale della nostra memoria è la Legge di stabilità per il 2013 (per la precisione Legge 24 dicembre 2012, n. 228), e fra novembre e dicembre del 2012 va in scena uno scontro piuttosto deciso riguardante il finanziamento del Fondo per le Non Autosufficienze, che dopo un sforzo iniziale fra il 2007 e il 2010, si era ridotto a 100 milioni nel 2011 ed era stato brutalmente azzerato proprio in quel 2012 dal Governo del Senatore a vita.
Presìdi sotto il Ministero dell’Economia, proteste anche drammatiche, sostegno di una parte della stampa riescono a strappare una copertura di 275 milioni da ripartire fra le Regioni. Uno stanziamento molto al di sotto delle reali necessità cui il Fondo è chiamato a sopperire, meglio però che un calcio nel sedere.
Ma c’è chi trova una generosa integrazione che raccoglie la quasi unanimità dei voti. L’uovo di Colombo: «Prendiamo le risorse dai falsi invalidi!». Così viene giustificata la seconda (o terza) ondata di controlli sulle persone con disabilità, che si aggiunge ai 700.000 già eseguiti negli anni precedenti, e nonostante il fallimentare andamento delle campagne precedenti, per il triennio 2013-2015 vengono fissati altri 450.000 controlli (150 mila l’anno).
Ecco quindi la “trovata”: il “bottino” di questi controlli, conteggiato alla fine del periodo, tornerà al Fondo per le Non Autosufficienze, fino a un massimo di 40 milioni annui. Totale: 120 milioni sul triennio.
Una bella cifretta se aggiunta all’attuale Fondo (400 milioni): non si cambiano le politiche per la disabilità, ma le risorse possono raggiungere qualche persona in più.
Comunque la si pensi, quei quattrini spettano al Fondo per le Non Autosufficienze: lo dice chiaro e tondo il comma 109 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità per il 2013 (la citata Legge 228/12).
Quei quattrini – sempre che ci siano per davvero – devono tornare alle persone con disabilità non solo perché l’ha promesso il Legislatore, ma anche come forma di tardiva compensazione morale ai disagi e allo stigma che a causa di quei controlli migliaia di vere persone con disabilità hanno patito.
120 milioni… sempre che ci siano… Sempre che per davvero quei controlli abbiano generato un utile tale da restituire quell’importo. Sempre che dal “maltolto” recuperato ai presunti “falsi invalidi”, non si detraggano le ingenti spese sostenute dall’INPS – in larga parte suo malgrado – per quell’immane “caccia alle streghe”.
E quindi? Quindi il nostro calendario ci dice che siamo nel 2016 e che i controlli sono terminati. Ci diranno, da Via Ciro il Grande [dove è sita la sede centrale, a Roma, dell’INPS, N.d.R.], che l’INPS deve fare i conteggi, che vi sono ancora contenziosi aperti, che non si hanno nemmeno i dati parziali del 2013 e del 2014… Che ci vuole tempo. Non abbiamo fretta: sono tre anni che aspettiamo al varco.
Comunque vada sapremo finalmente, magari grazie a un Parlamentare che voglia porre un’Interrogazione al Ministro delle Politiche Sociali, che cosa sia effettivamente tornato, al di là dei toni ora trionfalistici ora mesti dell’INPS, alle persone con disabilità.
Oppure se era stato tutto uno scherzo…
*“A babbo morto”: antica frase fatta, forse di origine toscana, con cui si intende l’incassare un credito con molto ritardo.
Per approfondimenti sull’excursus storico del Fondo per le Non Autosufficienze, suggeriamo la consultazione dello specifico focus dedicato a tale tema, in «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», spazio di comunicazione che è il frutto di un progetto della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).