«Dopo il momento dello sdegno, della rabbia e dell’incredulità, arriva quello della riflessione. Quegli episodi di violenza contro ragazzi disabili hanno scioccato l’opinione pubblica e immediatamente riacceso il dibattito sulla natura, il ruolo e le modalità di funzionamento delle strutture che ospitano persone con disabilità».
Lo si legge in una nota diffusa dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), a proposito della vicenda emersa nei giorni scorsi – non la prima del genere, purtroppo -, che ha portato all’arresto di dieci operatori del Centro di Riabilitazione Villaggio Eugenio Litta di Grottaferrata, nei pressi di Roma.
«Abbiamo espresso immediatamente piena solidarietà alle persone coinvolte in questa triste vicenda – si legge ancora nella nota – e profondo sdegno per i vergognosi episodi di violenza. Il nostro Coordinamento sta verificando la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti che saranno aperti a carico degli arrestati e intende, in ogni caso, offrire patrocinio legale gratuito alle famiglie dei ragazzi coinvolti».
«I centri di riabilitazione che non garantiscono qualità dei servizi e professionalità degli operatori – dichiara Sergio Silvestre, presidente del CoorDown – andrebbero chiusi domani mattina perché rischiano di diventare luoghi segreganti, dove non esiste alcun reale percorso di riabilitazione. Noi ci battiamo da sempre affinché non vengano dati soldi pubblici a strutture del genere. Dispiace dover ribadire in questa occasione, ancora una volta, che bisogna evitare soluzioni lontane da condizioni residenziali non riconducibili a modelli familiari e promuovere invece piccole strutture inserite nella comunità in cui le persone con disabilità possano condurre una vita il più normale possibile all’interno del proprio contesto sociale di riferimento».
Una dura presa di posizione viene espressa anche da Umberto Emberti Gialloreti, presidente della Consulta Cittadina Permanente per la Disabilità di Roma Capitale: «In questa terribile vicenda di Grottaferrata ci sono delle chiare responsabilità politiche: della Regione Lazio, innanzitutto, e di riflesso delle ASL di competenza che non hanno esercitato nel modo e nei tempi giusti la loro funzione di controllo. Chiediamo che dunque questo compito di vigilanza venga restituito alle Associazioni, alla Consulta Cittadina, alle Consulte Municipali e ai Familiari».
«Un’ulteriore riflessione – aggiunge Emberti Gialloreti – va fatta sugli operatori che lavorano in queste strutture. Non mancano infatti esempi di ottimi professionisti, ma gli educatori coinvolti in episodi così gravi dovrebbero essere banditi per sempre da lavori che li mettano in contatto con persone disabili. In attesa di un salto culturale, chiediamo anche l’introduzione, in tutte le strutture, della videosorveglianza, a tutela proprio dei centri che operano in modo impeccabile». (S.B.)
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