Ci siamo già alcune volte occupati di Zero Project, importante iniziativa internazionale avviata nel 2011 dalla ESSL Foundation, insieme alla Fondazione World Future Council e dal 2013 con l’European Foundation Centre.
L’obiettivo principale, in estrema sintesi, è quello di arrivare a un mondo con “zero barriere”, ovvero, come avevamo ampiamente riferito in una lunga intervista con Ingrid Heindorf, componente del team che coordina il progetto – quello di migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, sulla base dei princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, da una parte misurandone il livello di applicazione in vari Paesi, dall’altra cercando esempi di buone politiche e buone prassi in tutto il mondo, all’insegna dell’innovazione, rispetto alle varie questioni trattate nella Convenzione stessa. Queste ultime, poi, vengono presentate e discusse – oltreché nel sito del progetto – anche nelle Conferenze Annuali di Vienna, curate dall’Ufficio delle Nazioni Unite presente nella capitale austriaca.
C’è ora un motivo di grande orgoglio, per l’Italia, che ci porta a parlare di Zero Project, ed è il fatto che la politica di inclusione scolastica fissata dalla Legge Quadro 104 del ’92, è stata premiata per il 2016 tra le buoni prassi a livello internazionale, in un’Europa, non bisogna mai dimenticarlo, ove ancora prevale, anche in Paesi come il Regno Unito o la Germania, la prassi delle “scuole speciali” per persone con disabilità.
Il titolo scelto da Zero Project per presentare la propria scelta parla chiaro: «In Italia gli studenti con disabilità non sono segregati». E parlano chiaro anche le motivazioni: «La legislazione italiana sull’educazione inclusiva a tutti i livelli scolastici è un modello per vari Paesi, nell’intraprendere riforme del settore».
A questo punto l’immagine che per prima viene alla mente è quella di tanti siti storici del nostro Paese, veri tesori di cultura e arte, lasciati cadere a pezzi un po’ per volta. Ma fuor di metafora, il quesito è quanto mai stringente e si ripropone ad ogni nuovo anno scolastico, con risposte spesso negative: saranno finalmente in grado le Istituzioni del nostro Paese di valorizzare e dare sostanza a un riconoscimento importante come quello di Zero Project, rendendo realmente effettiva l’inclusione per tutti gli alunni e studenti con disabilità, come prescritto da norme premiate a livello internazionale? (Stefano Borgato)