Nelle ultime settimane abbiamo rabbrividito e ci siamo indignati oltre misura nel vedere crudeltà e violenza perpetrati contro persone indifese e deboli: minori, anziani, disabili.
Non ci sono giustificazioni che possano alleggerire la gravità e l’indecenza di tali atteggiamenti, contro cui la pena deve essere celere e forte, mentre emerge sempre più evidente l’esigenza di una prevenzione a tutto campo e con ogni mezzo, primo fra tutti la presenza costante di videosorveglianza, con buona pace dei rappresentanti sindacali, i quali devono soprattutto conservare verso i lavoratori quel rispetto e quella fiducia che oggi vacillano, anche contro la maggioranza dei bravi operatori.
Non è la prima volta che chi scrive sottolinea il rischio gravissimo sempre insito nelle strutture segreganti, affidate a cooperative che possono gestire male il compito affidato loro, sottopagando gli operatori, incuranti della salvaguardia e del rispetto dei ricoverati, mentre le famiglie sono spesso incapaci di verificare, difendere e denunciare fatti e misfatti, in quanto troppo deboli e ricattabili quotidianamente.
Già nell’articolo intitolato Proibito rassegnarsi, pubblicato nel secondo numero del 2013 di «Orizzonti Aperti» [rivista dell’ANIEP, N.d.R.], riportai la protesta di Raffaele Pennacchio, un malato di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), che lasciò la vita con un messaggio chiaro: «Non vogliamo le Coop! Gli assistenti li scegliamo noi!». E se quella era (ed è ancora) la richiesta per gli assistenti domiciliari, a maggior ragione nelle strutture più o meno pubbliche, o private, o convenzionate, gli “orchi” possono sguazzare.
Dove non si concretizzano percorsi personalizzati di riabilitazione, è indecente buttare denaro pubblico! Si tratta di strutture che devono essere chiuse! E gli “orchi” devono essere allontanati per sempre da attività che permettano loro di prevaricare sui più deboli.
L’ANIEP [Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili, N.d.R.] si stringe alle vittime delle violenze fisiche e morali inferte da queste persone, in particolare alle persone disabili e alle loro famiglie, chiedendo che – al di là dei risultati che si otterranno dai procedimenti della Magistratura – si riconosca loro concretamente il diritto al risarcimento per il sicuro danno esistenziale oltre che fisico sofferto.
Nel contempo l’ANIEP esprime tutta l’indignazione e la ferma condanna morale, additando alla gogna mediatica e sociale chi si è macchiato di tale infamia.