«La nomina da parte del Consiglio dei Ministri del Commissario Unico per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) è una buona notizia. L’abbiamo sollecitata da mesi e finalmente è arrivata. Non deve per altro essere considerato un “atto punitivo” verso i comportamenti delle Regioni commissariate, quanto piuttosto un sostegno a veri processi di cambiamento nel processo di superamento degli OPG. Inviamo dunque i nostri auguri e la piena disponibilità a collaborare con Franco Corleone, di cui conosciamo la passione e la competenza con cui ha svolto il suo lavoro di Garante dei Diritti dei Detenuti e delle Persone prive della Libertà. E va riconosciuto anche l’impegno e la determinazione con cui il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ha seguito il processo di superamento degli OPG».
È con legittima soddisfazione, dopo averla invocata per lunghi mesi, che il Comitato Stop OPG – organismo che conduce ormai da anni una dura battaglia per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ancora presenti nel nostro Paese – commenta la nomina di Franco Corleone a Commissario Unico per il superamento di tale strutture, figura che ora dovrà intervenire per garantire ad ogni persona internata la dimissione, in modo tale da poter chiudere gli OPG “superstiti” di Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino (Firenze), Aversa (Caserta) e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), senza dimenticare che quello di Castiglione delle Stiviere (Mantova) ha solo cambiato targa, “trasformandosi” istantaneamente da OPG a REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), con oltre duecento internati.
«Ma il mandato che è stato affidato al Commissario – sottolineano dal Comitato Stop OPG, nella nota sottoscritta da Stefano Cecconi, Vito D’Anza, Giovanna Del Giudice, Patrizio Gonnella e Armando Zappolini – è più ampio, come avevamo chiesto noi stessi. Riguarda infatti tutto il territorio nazionale, per la piena e corretta applicazione della Legge 81/14 sul superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che privilegia decisamente misure di sicurezza alternative alla detenzione, con progetti di cura e riabilitazione individuale. E questo è possibile nella stragrande maggioranza dei casi, come indicano le varie Relazioni al Parlamento sulla materia [se ne legga ad esempio la quarta, presentata poche settimane fa, N.d.R.]. A tal proposito, perché ciò si realizzi, decisivo sarà il ruolo della Magistratura e il rapporto di collaborazione con le Regioni e le ASL. Solo così, infatti, strutture come le REMS – e quindi la detenzione – potranno diventare residuali rispetto a cure da svolgersi nei servizi di salute mentale e socio sanitari del territorio, servizi da sostenere e ai quali assegnare subito le necessarie risorse finanziarie e umane necessarie».
«Ora dunque – concludono dal Comitato – possiamo fare un altro passo avanti lungo la strada della Legge 180/78 [“Legge Basaglia”, N.d.R.], che decretando la chiusura dei manicomi, ha restituito speranza, diritti e dignità a migliaia di persone». (S.B.)
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