Nicole mostra che la società è un arcobaleno di condizioni

«Un’atleta paralimpica come Nicole Orlando – scrive Claudio Arrigoni -, che partecipa alla nota trasmissione televisiva di Raiuno “Ballando con le stelle”, insieme a cantanti, attori e giornalisti, non è lì per negare la propria condizione di giovane donna con sindrome di Down, ma per mostrare che la società è un arcobaleno di condizioni. Il punto è la vita possibile, non la vita eccellente o straordinaria»

Nicole Orlando e Stefano Oradei

Nicole Orlando insieme a Stefano Oradei, suo maestro di danza a “Ballando con le stelle”

Ballerina non per una notte. Nelle case di milioni di italiani. A mostrare che la disabilità non ferma, anche in attività dove sarebbe facile dire «questa non è per lei/lui», specie quando si tratta di sindrome di Down. Invece Nicole è lì, in mezzo a cantanti e attori, a danzare. Milly Carlucci l’ha voluta nel noto programma di Raiuno Ballando con le stelle.
Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di fine anno l’avevano messa fra Samantha Cristoforetti e Fabiola Gianotti: «Esperienze positive dell’Italia». A 22 anni mette le scarpe con il tacco e danza con Stefano Oradei, ballerino professionista. Lo chiama “Dolce Stefano” e dice: «È uno che spacca».

Nicole Orlando è una campionessa paralimpica, medaglie mondiali e italiane nell’atletica. Si sta preparando per i Trisome Games, i primi Giochi per chi ha la sindrome di Down, che si svolgeranno nell’estate prossima a Firenze. Ci arriverà con le sue quattro medaglie d’oro e una d’argento vinte nell’agosto dello scorso anno ai Mondiali di atletica.
Su queste stesse pagine, Franco Bomprezzi ne aveva raccontato un po’ di tempo fa la vacanza in una Capitaneria di Porto, quando aveva 18 anni. Ora ne ha 22. La scelta sua e dei suoi genitori di partecipare a una delle trasmissioni di punta del sabato sera su Raiuno porta in televisione la normalità di chi ha la sindrome di Down. Senza avere nulla da nascondere. È lei stessa a dire: «Ho un cromosoma in più», com’è accaduto a Sanremo, parlando con Carlo Conti. Una condizione, non una malattia. Si è già visto questo a Ballando e sarà importante emerga che devono scomparire le paure.
«Sento la musica e devo lasciarmi andare», dice Nicole. In questo è aiutata da un maestro che va oltre la danza: «Vuole soprattutto dimostrare che ce la può fare. A volte le chiedo: senti la musica? Balla. E lei si muove. La lascio fare anche cinque minuti. Imparo così la sua coordinazione, dove arriva lei e dove posso arrivare io». Il rapporto è fra maestro e allieva. Ogni allievo è diverso dall’altro, il modo di insegnare cambia ogni volta, ma alla fine la danza è la stessa sempre.

Lo scorso anno accadde con la disabilità fisica: Giusy Versace fu protagonista e vinse ballando sulle protesi, mostrò le abilità e seppe regalare emozione. Perché poi questo è quello che conta. Pensare alle abilità: è il cambiamento culturale che deve fare la società. Non includere, non integrare: non c’è qualcosa fuori che deve entrare. Un’atleta paralimpica come Nicole Orlando, che partecipa a Ballando insieme a cantanti, attori, giornalisti, non è lì per negare la propria condizione, ma per mostrare che la società è un arcobaleno di condizioni. Il punto è la vita possibile, non la vita eccellente o straordinaria.
Le richieste che arrivano alla FISDIR, la Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale, sono di persone che chiedono per i loro figli: «Ma allora può fare sport anche lui/lei, vero?».

Per tre mesi Nicole vivrà a Roma con il fratello, lontano dal Piemonte dove sono rimasti mamma e papà. Fra allenamenti di atletica e di ballo, sotto i riflettori. Crescendo come donna, anche. Trionfi l’emozione di ogni vita possibile.

Riflessione già apparsa in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Ballando con Nicole, emozione senza scuse”). Viene qui ripreso, con alcuni minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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