Il lavoro che ho fatto al corso di scultura per artisti non vedenti, ideato da chi scrive e realizzato presso la Sacred Art School di Firenze si intitola La crisi [opera qui a fianco riprodotta, N.d.R.].
Si tratta di un portrait [ritratto, N.d.R.] in argilla, che rappresenta il volto di un anziano con la superficie tutta scomposta in piani.
Ho voluto trasmettere il senso di disorientamento e dubbio causato dalla crisi. Si parla tanto di crisi in questi anni e mi pareva giusto realizzare una scultura che in qualche modo la descrivesse.
Il fatto che il soggetto sia un anziano mostra la stanchezza e la vecchiaia mentale e culturale che è spesso alla base della nostra mentalità. Rappresenta, però, anche la sensazione di spossatezza che una persona sente, quando ogni giorno deve confrontarsi con le conseguenze di una crisi che lo attanaglia.
I vari piani della superficie rappresentano le diverse sfaccettature della crisi e i diversi punti di vista da cui viene analizzata. Le rughe rappresentano il fatto che spesso la crisi può essere interiore, e questa è più nascosta, ma più pesante. La bocca socchiusa esprime il dubbio e la sensazione di sfiducia.
Per realizzare questa scultura ho utilizzato come modello un portrait in gesso, che serviva per spiegare come suddividere le forme in piani. Tale modello, infatti, era diviso in due parti, una delle quali aveva la scomposizione di cui parlavo, mentre l’altra era liscia, in modo da sembrare che sul volto ci fosse la pelle.
Mi era piaciuta la parte che doveva solamente servire per la spiegazione. Mi sono detto: «Questa può diventare una scultura di carattere. Potrà piacere o meno, ma sicuramente non lascerà indifferenti!».