Pietro Scidurlo torna in cammino. Dopo avere completato il Cammino di Santiago di Compostela in handbike – come avevamo già avuto occasione di raccontare in un’altra testata – e averne scritto la guida Santiago per tutti, edita da Terre di mezzo, il trentasettenne varesino ci riprova con la Via Francigena.
In questo 2016, infatti, Anno del Giubileo Straordinario, Pietro farà prossimamente un primo test – con partenza il 28 marzo da Somma Lombardo (Varese), dove vive, e arrivo a Roma il 10 aprile – sul percorso che dal Colle del Gran San Bernardo portava i pellegrini fino a Roma. L’itinerario – ridotto da 1.000 a 700 chilometri – sarà solo il prologo dell’avventura che lo vedrà impegnato l’anno prossimo.
«A causa di un’errata valutazione medica, sono paraplegico dalla nascita – racconta Scidurlo – e durante l’adolescenza ho sempre cercato la mia strada, senza mai trovarla. Mi sentivo come la biglia di un flipper che andava in mille direzioni, senza trovare la propria. Poi un giorno in un letto d’ospedale mi regalarono un libro e senza rendermene conto il mio cammino era già iniziato. Passarono otto anni da quel giorno, prima di prendere la decisione che cambiò per sempre la mia vita».
Nel 2012, dunque, inizia il Cammino di Santiago (la via francese) in handbike: dai Pirenei francesi all’Oceano: «La mia vita cambia per sempre. Torno e fondo Free Wheels ONLUS, un’Associazione che vuole riportare sempre più persone verso il “visitare il mondo a piedi” come strumento di crescita personale. Sono partito per cercare un Pietro migliore e per aiutare me ho aiutato gli altri. Il cammino, la consapevolezza di solcare il mondo con le mie ruote mi ha portato a comprendere che dare mi dava più che ricevere».
Il varesino conclude con un’ultima riflessione, «scaturita in me dopo aver appreso che Paolo Rumiz [giornalista, scrittore e viaggiatore, N.d.R.], durante il cammino alla riscoperta della Via Appia, ha affermato che lui e i suoi compagni non stavano solo ripercorrendo l’Appia Antica, la stavano ritrovando, la riconsegnavano al Paese dopo decenni di incuria e depredazione. La Via Francigena merita altrettanta cura, merita di essere esplorata, riscoperta per essere un Cammino in grado di donare l’emozione dell’incontro, del mistero, dell’accoglienza aperta veramente a tutti, della cultura di quegli usi e costumi di un’Italia che, per quanto vicina, forse non si conosce ancora del tutto o almeno non nei suoi aspetti più autentici».