Sappiamo, noi persone con disabilità, quanto sia difficile rapportarsi con il nostro territorio nel momento in cui decidiamo di concederci il piacere dell’autonomia rispetto alla mobilità in auto (e non solo). Non vogliamo affrontare l’argomento sotto forma di “analisi dei massimi sistemi”, ma vogliamo limitarci all’analisi del nostro territorio, la Provincia di Caserta.
Sappiamo bene quanto la concorrenza faccia bene all’economia, lo abbiamo studiato sui libri di scuola: all’impresa, in quanto stimola l’innovazione, alla qualità, all’efficienza, ma anche al consumatore, in quanto ha la possibilità di scegliere tra diversi prodotti quello che reputa il migliore al costo più basso. E tuttavia, nel settore degli adattamenti delle auto in funzione di clienti con disabilità, il diritto di scegliere il fornitore di servizi che dovrà intervenire non è cosa da poco, anzi diremmo che praticamente non esiste. Gli allestitori che da noi operano sul mercato sono praticamente monopolisti e noi, clienti familiari/disabili, che vorremmo almeno la soddisfazione di confrontare uno “straccio” di preventivo rispetto agli adattamenti proposti, non abbiamo chance. Questa è la minestra, se ti piace la mangi, se non ti piace ti arrangi! E arrangiarsi, nella fattispecie, significa sottoporsi a farraginose ricerche per individuare un “concorrente” e fare un “viaggio della speranza” in Province distanti.
Per questo, la quasi totalità degli aspiranti è costretta a rivolgersi ad allestitori di Province limitrofe, consapevoli che anch’essi commercializzano lo stesso marchio di fabbrica, sacrificando la possibilità di scegliere tra tecnologie diverse, e così riducendosi a focalizzare l’attenzione solo sul piccolo risparmio di qualche decina di euro che l’allestitore potrà concedere.
Ecco, sono anni che noi, “stakeholder consapevoli” casertani [stakolder = “portatore d’interesse”, N.d.R.], vivevamo sulla nostra pelle questo “disagio” e meditavamo di trovare una soluzione a questo disagio. Ma covavamo in noi l’idea che è diventata ormai un “marchio di fabbrica”: Niente su di Noi senza di Noi. E questa è stata la molla che ci ha consentito di prendere la decisione di scendere in campo. Anche perché è vero che i tecnici devono essere preparati, ma vuoi mettere un consiglio dato da noi, che viviamo la disabilità sulla nostra pelle, rispetto agli altri?
Per cui, studiato il mercato degli ausili, scartate le opzioni impraticabili, abbiamo scelto un’azienda italiana, che produce in Italia, che garantisce con la propria “faccia” i prodotti commercializzati e che garantisce a noi, all’interno dell’azienda, uno spazio di partecipazione, innovazione, consulenza. Ci bastava questo. La fiducia accordataci. E su questa parola vogliamo fare il discrimine con gli altri.
Appropriatezza delle soluzioni proposte, tecnologia italiana all’avanguardia, etica del rapporto con il cliente, servizi di prossimità di supporto, e, in quanto ONLUS, anteporre la qualità del rapporto umano al profitto. Ci bastava questo, per fare quell’innovazione che a noi mancava. Sì, quella di prodotto, ma soprattutto quella di concretizzare l’empowerment [“crescita dell’autoconsapevolezza”, N.d.R.] che nel corso della nostra vita abbiamo maturato sulla nostra pelle, per restituirlo alla comunità, affinché possa a sua volta crescere con dignità per autodeterminarsi.
Per questo, dunque, abbiamo inserito in maniera attiva i nostri soci con disabilità in quell’azienda, rendendoli protagonisti nell’orientare i futuri patentati, con consigli scevri da motivi di profitto, il tutto in un’ottica di puro servizio.
Cooperativa Sociale Ability 2004 (info@ability2004.it).
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