«Questa attività è perfetta per i nostri ragazzi, perché alcuni degli aspetti limitativi propri dell’autismo si rivelano in questo caso punto di forza: la disposizione al perfezionismo, l’inclinazione per le attività ripetitive, l’abitudine a disporre tutto ordinatamente per file, oltre a un frequente interesse per tutto ciò che riguarda il cibo. E infatti abbiamo scoperto che molti di questi ragazzi hanno un vero e proprio talento per confezionare tortellini e altra pasta fresca, e che anche i soggetti più compromessi, pur con una sola sessione di due ore a settimana, raggiungono risultati davvero inaspettati».
È con legittimo orgoglio che Erika Coppelli, presidente dell’Associazione Aut Aut di Modena (Associazione Famiglie di Persone con Autismo), parla del Tortellante, laboratorio socio-occupazionale per ragazzi e giovani adulti con autismo, progetto nato non a caso nella città emiliana, considerata insieme a Bologna la “capitale mondiale dei tortellini”.
«Il problema di organizzare attività destinate all’età adulta – spiega Coppelli – è ben presente tra le nostre famiglie. L’autismo, infatti, è una condizione gravemente invalidante che permane per tutta la vita, tanto che spesso si parla più correttamente di “costituzione autistica”. Organizzando dunque laboratori come questo, le famiglie intendono impostare un sistema di attività (laboratori occupazionali, moduli per l’autonomia, progetti di integrazione), rivolte in particolare ai ragazzi che, una volta conclusa la scuola, devono mantenersi attivi, per non perdere i progressi guadagnati negli anni, e al tempo stesso devono essere indirizzati verso la vita adulta con la massima autonomia possibile».
È la stessa Aut Aut a farsi garante anche della qualità terapeutica di progetti come il Tortellante, attraverso personale formato specificamente per l’autismo. Nello specifico, è presente un team di terapiste in ciascuna sessione del laboratorio, coordinate da tre psicologhe. All’inizio e al termine del percorso, della durata di un semestre, ogni ragazzo viene sottoposto a un test di valutazione, per rilevare e quantificare con metodo scientifico i progressi sul piano comportamentale.
«Ma il Tortellante – sottolinea ancora la Presidente di Aut Aut – si rivela anche una valida esperienza di collaborazione con la comunità: sono numerosi, infatti, i volontari che affiancano le persone durante il laboratorio e in particolare il ruolo essenziale è rivestito da un energico gruppo di nonne, che sovrintendono all’organizzazione del lavoro, garantendo che tutto proceda nel rispetto della tradizione. Straordinaria, poi, è anche la partecipazione diffusa della realtà produttiva modenese, che ha aderito con entusiasmo all’iniziativa: si va dagli esercizi del vicinato che ogni settimana offrono le uova, la farina e l’impastatrice per realizzare la sfoglia, sino a un folto gruppo di macellai, che hanno procurato il finanziamento per avviare il progetto, donato materiali per il laboratorio (grembiuli e cappellini, contenitori e carta per alimenti), oltre naturalmente a fornire la carne per i tortellini».
«Abbiamo trovato un’entusiastica partecipazione di tanti amici e colleghi – dichiara in tal senso Piero Bettelli dell’Associazione Gastronomica Modenese – perché tutti conosciamo questi ragazzi e le loro famiglie, e da tempo desideravamo fare qualcosa per aiutarli».
E in una città che vanta le migliori eccellenze culinarie, non poteva mancare l’adesione adesione di un noto chef stellato, come Massimo Bottura, che da tempo segue e supporta l’Associazione Aut Aut e che insieme alla moglie Lara Gilmore, ha frequentato in più di un’occasione il Tortellante. «E chissà che da questo inedito binomio di disabilità e alta cucina – conclude Coppelli – non si trovi la giusta sintesi per la ricerca del “tortellino perfetto”». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Silvia Panini (silvia.panini@fcp.it).