Un Don Chisciotte con distrofia e Sancho Panza che lo assiste

«Come due metropolitani Don Chisciotte e Sancho Panza - è stato scritto di “Cos’è un Manrico”, documentario di Antonio Morabito, che sta per tornare in sala in una nuova versione -, Manrico, trentenne con la distrofia muscolare, e il suo “scudiero” Stefano, che lo assiste, viaggiano in una Roma calda e assolata, tra strade piene di buche, gelaterie, ascensori complicati, partite di hockey, canzoni, fantasie e ricordi sessuali, traffico, nonne irrefrenabili, social network, battute a raffica e confessioni fondamentali, mostrando le cose di tutti i giorni come inaspettate avventure»
Documentario "Che cos'è un Manrico"
Una scena del documentario di Antonio Morabito “Che cos’è un Manrico”

«Nell’arco di questi mesi ho visto quanto Manrico sia fatto della stessa materia di cui sono fatto io. Per ogni elemento di diversità dovuto alla malattia, ce ne sono mille di affini dovuti all’esistenza. Da tempo Manrico mi propone di fare un film basato sulla sua vita; ho pensato che un buon modo fosse quello di mostrare direttamente lui, senza facili pietismi o generiche accuse al sistema, ma limitandosi a far vedere semplicemente quella che per lui è la normalità. È quindi la quotidianità che voglio mostrare in questo documentario; la normalità di una persona diversa ma uguale».
È questo un brano tratto dalle note di regia di Antonio Morabito, scritte per la realizzazione di Che cos’è un Manrico, documentario del 2013 che tornerà sugli schermi in questo mese di aprile (a Roma accadrà esattamente giovedì 7 al Cinema Adriano).
Infatti, dopo il successo di critica e le discussioni suscitate dal suo film Il venditore di medicine, interpretato da Claudio Santamaria e Isabella Ferrari, l’Istituto Luce ha voluto “riscoprire” e riproporre in sala il precedente lavoro di Morabito, ma in una nuova versione, rimontata rispetto a quella di tre anni fa.

«Che cos’è un Manrico – leggiamo in “Cinematograohe.it” – racconta una settimana d’estate a Roma, calda, assolata, turistica, di Manrico (Manrico Zedda), un trentenne con la distrofia muscolare che può muovere solo la testa e i pollici, e Stefano (Stefano Romani), l’operatore che lo assiste. Non si tratta di un film sulla distrofia o la disabilità, ma di una commedia, di un dramma, di una “piccola perla”, di un road-movie surreale e realissimo, con protagonista un distrofico. Il viaggio dei due amici nella città si snoda tra strade piene di buche, gelaterie, ascensori complicati, partite di hockey, canzoni, fantasie e ricordi sessuali, traffico, sole, nonne irrefrenabili, social network, battute a raffica, confessioni fondamentali o eventuali. Come due metropolitani Don Chisciotte e Sancho Panza, Manrico e il suo scudiero ci mostrano le cose di tutti i giorni come delle inaspettate avventure. Con una crudezza armata di candore e sorriso, ci mostrano il quotidiano come non lo vediamo».
«Che cos’è un Manrico – conclude la presentazione di “Cinematographe.it” – diventa un film non sui disabili, ma per le persone “normali”, o “più o meno normali”, e su quanto si possa abbracciare la vita e ridere di tutto. Ma veramente di tutto». (S.B.)

Ringraziamo Andrea Venuto per la collaborazione.

Che cos’è un Manrico, diretto da Antonio Morabito, Italia, 2016 (prima versione del 2013), 76’, colore, con Manrico Zedda e Stefano Romani. Una produzione Ilapalma (Rean Mazzone e Antonio Morabito). Soggetto di Antonio Morabito, montaggio di Stefano De Santis, script editing di Beatrice Ghirardini. Distribuzione Istituto Luce-Cinecittà. Ne è disponibile il trailer.

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