19.000 braccialetti su altrettanti polsi, ovvero il simbolo dell’Italia che vuole cambiare e lo fa con il gusto del fare, trasformando l’invisibile in visibile. Il gadget simbolo dell’edizione 2016 del Festival Italiano del Volontariato è stato donato ai partecipanti ed è anche stato il simbolo di una cultura della solidarietà che da Lucca nei giorni scorsi ha interrogato il nostro Paese, irrompendo nel dibattito pubblico e sui media con idee e azioni.
Alla cerimonia di chiusura della manifestazione organizzata dal CNV (Centro Nazionale per il Volontariato) e dalla FVP (Fondazione Volontariato e Partecipazione), erano presenti i protagonisti del Festival: più di 300 volontari che hanno reso possibile l’organizzazione e la logistica dell’evento, non solo nel corso dei 25 convegni cui hanno partecipato circa 3.000 persone e che hanno animato la quattro giorni in Toscana, ma anche durante i momenti di animazione che hanno coinvolto 15.000 persone provenienti da tutta Italia, affollando l’area espositiva allestita a Palazzo Ducale, la Cittadella della Sanità in Cortile degli Svizzeri, il campo della Protezione Civile montato in Piazza Napoleone, la Staffetta della Solidarietà che ha animato le mura urbane, i laboratori con protagonisti circa 1.000 studenti delle scuole medie di tutta la Toscana, gli spettacoli del Teatro dei Perché organizzati insieme alla Fondazione Banca del Monte di Lucca.
«Giornate piene di speranza – commenta Edoardo Patriarca , presidente del CNV – nel corso delle quali abbiamo fatto una cosa apparentemente semplice, ma rara: raccogliere, collegare e valorizzare le buone idee, le pratiche, le azioni che cambiano e migliorano la società. Devono essere trasformate in buona politica. Un ringraziamento sincero a tutti i volontari che hanno animato il Festival, alle Associazioni, alle Autorità Locali e a tutte le aziende e realtà che vi hanno contribuito. Alla città di Lucca di cui il Festival è un patrimonio. Il Festival Italiano del Volontariato è ormai un appuntamento irrinunciabile dell’agenda politica e sociale italiana. Tornerà nell’aprile del 2017 con formule sempre più innovative e coinvolgenti».
Nel corso dei vari dialoghi di Lucca, sono state condivisi analisi, numeri, idee e azioni dell’Italia migliore. Il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione ha annunciato che dopo la gestione dell’emergenza arriverà il Piano Nazionale per l’Integrazione, con il coinvolgimento dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Un fenomeno, quello delle migrazioni attuali, difficile da gestire, ma che vede nell’integrazione e nel rimpatrio volontario assistito le uniche vie di uscita. Ma «accogliere non basta, bisogna incontrare», ha ricordato monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. Perché il servizio di accoglienza dev’essere considerato «fondamentale anche dagli Enti Locali», come ha sottolineato il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore. Andando oltre l’ipocrisia nel trattare i temi dell’immigrazione, come ha suggerito Adriano, uno studente dell’Istituto Pertini di Lucca, durante l’incontro Raccontare Città Invisibili.
Il ruolo del volontariato è fondamentale non solo per la gestione dei flussi migratori: ma attenzione, perché la sussidiarietà non è sostituzione, è collaborazione, integrazione e va pensata in termini di partnership, come emerso dal convegno Città inclusive contro le marginalità, cui è intervenuta fra gli altri Linda Laura Sabbadini dell’ISTAT.
E per uscire dalla crisi – dalle crisi – è necessario l’apporto di tutti, anche di quelle fasce sociali che apparentemente rappresentano un costo insostenibile per la società: il futuro dell’Italia, ad esempio, è anche degli anziani, «rovesciando la stanca narrazione sull’aspetto negativo dell’invecchiare». Lo ha ricordato Edoardo Patriarca, presentando la Proposta di Legge sull’invecchiamento, insieme alle Associazioni Auser, ADA (Associazione per i Diritti degli Anziani) e Anteas (Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la Solidarietà).
Dagli anziani ai più fragili, con le idee per il cosiddetto “Dopo di Noi”: serve costruire piccole realtà abitative, senza sradicare le persone e chiuderle nelle grandi strutture, ma facendole restare dove hanno vissuto, come ha ricordato DIPOI, il Coordinamento Toscano delle Associazioni e Fondazioni per il Durante e Dopo di Noi.
E ancora, dai vulnerabili ai giovani: la scuola è apertura e dev’essere resa una struttura aperta, ad esempio inserendo il volontariato nel curriculum dello studente, come ha affermato il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini. Le ha fatto eco il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali Luigi Bobba, annunciando un Piano di Promozione del Volontariato nelle scuole: 470.000 euro per 200 progetti.
E dopo la scuola dell’obbligo, un quinto di ogni generazione potrà avere a che fare con il bene comune grazie al nuovo Servizio Civile Volontario potenziato, che la Riforma del Terzo Settore licenzierà a breve con la definitiva approvazione alla Camera.
«Così il futuro sarà meno grigio e più verde, colore della speranza, ma colore anche della sostenibilità ambientale, che con i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del Millennio passa dal protagonismo della società civile»: lo si è ricordato nel corso del convegno Città tecnologiche per lo sviluppo sostenibile, con il portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha lanciato l’idea del Chief Data Officer (“Ufficio di Coordinamento Dati”) da istituire in ogni città, per usare i Big Data in maniera intelligente e creare città intelligenti. «Ma non bastano da sole le smart cities [“città intelligenti”, N.d.R.] – ha sottolineato – servono anche gli smart citizen [“cittadini intelligenti”, N.d.R.] e ogni cittadino deve diventarlo».
A ricordare quindi che «le Amministrazioni Locali devono fare la loro parte, perché prendersi cura di un bene comune è liberare energia», è stato Gregorio Arena, presidente di Labsus (Laboratorio per la Sussidiarietà). A Milano si è ripartiti proprio da lì, costruendo progetti che ruotano intorno alle relazioni fra le persone contro le solitudini metropolitane. Ne ha parlato Marco Granelli, assessore al Volontariato e alla Sicurezza del Comune di Milano, sicurezza che oggi passa più dai progetti che favoriscono la socialità e la vicinanza che dalla repressione.
E anche le aziende devono fare la loro parte, mettendo ad esempio i dipendenti, il capitale umano, al centro del fare impresa, come ha ricordato l’amministratore delegato di Manfrotto Marco Pezzana, uscendo da una logica di emergenza, ha suggerito il capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, perché gli strumenti di Protezione Civile devono essere adeguati e trasparenti sia per l’ordinario che per lo straordinario, trovando equilibrio fra rapidità e correttezza.
Proprio in questo senso l’informazione e i giornalisti devono fare la loro parte. Un centinaio di loro presenti al Festival sono andati a “lezione” di racconto dell’emergenza, con un evento organizzato in collaborazione con la Sezione Sociale del «Corriere della Sera». «Così le città possono tornare le protagoniste del benessere che va a braccetto con il bello, nel concetto di armonia che supera anche quello di bellezza», come ha ricordato lo storico dell’arte e scrittore Philippe Daverio, durante l’evento clou del Festival, organizzato insieme al Banco Popolare. (Giulio Sensi)
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